La mindfulness funziona come terapia psicologica

Mindfulness applicata a bambini e adolescenti

Successivamente all’interesse delle applicazioni della mindfulness agli adulti, in tempi più recenti la ricerca si sta interessando alla valutazione dell’efficacia verso bambini e adolescenti.

Se quindi come afferma Grossman, la ricerca sugli effetti della mindfulness in generale sono soddisfacenti, per un altro verso la ricerca manca di una metodologia strutturata e ricca di campioni di controllo e standardizzare, possiamo immaginare come il nuovo campo d’interesse della mindfulness, quella applicata a bambini e adolescenti sia metodologicamente ancora più lacunoso.

Per questo motivo, Burke, autrice di una delle più recenti meta-analisi fa una selezione ampia degli studi, e include nella sua meta-analisi anche “studi su casi singolo, studi con piccolo campione, studi  con analisi di risultati post-trattamento informali.” (2010, p.136).

L’analisi di Burke, comprende solamente studi che fanno riferimento alla Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) e Mindfulness Based Cognitive Therapy (MBCT), mentre “sono state esclusi i metodi di concentrazione (come la meditazione trascendentale – TM)” (Burke, 2010, p.136).

L’autrice ha dunque trovato 14 ricerche, raggruppate in due gruppi, in una tabella ha presentato gli studi sui bambini in età prescolare (Tabella 1), nella seconda tabella ci sono gli studi sui bambini di età scolare (Tabella 2), la Tabella 3 invece comprende gli studi sugli adolescenti che frequentano la scuola media superiore Sebbene in alcuni studi sono presenti anche dati sui genitori dei bambini, questi non sono stati considerati in quanto fuori dall’oggetto di analisi.

Mindfulness per i Bambini in età scolare

Come possiamo osservare dalle tabelle, a diversi studi su casi singoli o su piccolissimi campioni si alternano studi con campioni più ampi come quello di Napoli et al. (2005), diversi studi riportano risultati insoddisfacenti o analisi dei dati incompleti.

Ad esempio nello studio di Ott (2002), viene utilizzata la mindfulness in un caso di riflusso gastroesofageo, nel quale si riportano come effetti una maggiore qualità del sonno, miglioramenti nel sintomo, ma mancano i dati relativi alle rilevazioni e misurazioni degli effetti della terapia. Generalizzazioni a partire da uno studio su singolo a caso, con mancanze nel metodo sono dunque inaccettabili.

Allo stesso modo lo studio di Semple che utilizza la MBCT su un campione di 5 bambini (7-8 anni mostra effetti positivi, ma non essendoci un gruppo di controllo, ed essendoci un campione troppo piccolo non ci può far avanzare generalizzazioni.

Lo studio di Napoli et al. (2005), è invece metodologicamente più strutturato, ha 228 soggetti on clinici i quali hanno partecipato a un programma (Attention Academy Program) di 12 sessioni di 45 minuti, estesi in 24 settimane.

Il programma AAP includeva meditazioni di mindfulness, esercizi di rilassamento. Sono stat trovate delle misure post-trattamento significative.

Test sull’ansietà self-report ** p =.007
Attenzione (valutata dal professore) *** p =.001
Abilità sociali *** p = .001
Attenzione selettiva *** p < .001
Attenzione sostenuta N.S. p > .350

Il metodo comprendeva un gruppo di controllo, ma per certi versi una critica può essere posta in quanto i professori, che operavano diverse valutazioni erano a conoscenza di chi svolgesse o meno l’Attention Academy Program

 

Mindfulness per gli adolescenti

Uno studio clinico di Bootzin e Stevens (2005) mostra che l’uso di MBSR in un intervento complesso di 6 settimane su adolescenti (13-19 anni) con problemi di abuso di sostanze e disturbi del sonno ha migliorato in un disegno pre-post trattamento delle riduzioni significative (p < 0.05) in una scala self-report, sui disturbi del sonno, preoccupazioni e distress, oltre a significatività relative al tempo totale del sonno che è aumentato significativamente (p < 0.05) e all’efficienza del sonno (p<0.001).

L’uso di sostanze è invece aumentato durante l’intervento, tuttavia i follow-up avvenuto in un periodo di un anno successivo, anno suggerito un decremento dell’uso di sostanze. Non è possibile fornire generalizzazioni in quanto il campione non è sufficientemente alto. Non è inoltre presente un gruppo di controllo, e le scale utilizzate sono soprattutto strumenti self-report, i quali sono spesso poco affidabili.

Simili sono i limiti dello studio di Zylowska et al. (2007) nel quale ha confrontato gli effetti dell’intervento su due gruppi, uno di adulti, (24 soggetti, età media: 48,5), l’altro di adolescenti (8 soggetti, media = 15,6) entrambi con ADHD o “probabile ADHD”. Il metodo di confronto tra partecipanti prevedeva una misurazione pre-trattamento e una misurazione post-trattamento, senza gruppi di controllo, e come si può osservare dal numero di soggetti nei campioni, c’era un basso numero di soggetti non bilanciato, erano inoltre non bilanciati i vari livelli di ADHD nei due gruppi. Il trattamento era costituito da sessioni settimanali di 2 ore e mezza, da attività da svolgere a casa (meditazioni di 5-15 minuti), e corsi educativi sugli ADHD.

I risultati trovati in entrambi i campioni (adulti e bambini), sono stati

Scala self-report sui sintomi ADHD ** (p < 0.01)
Rilevazioni neuro-cognitive ** (p < 0.01)

Mediamente gli uomini hanno fatto più meditazione degli adolescenti (90.3 m/week per gli adulti vs 42,6 minuti/settimana per gli adolescenti). Tuttavia non è stata utilizzata questa variabile come moderatore ma è stata semplicemente rilevata.

 

Mindfulness applicata agli adulti

Storicamente le prime applicazioni delle pratiche di mindfulness come abbiamo visto sono state in ambito ospedaliero e su campioni adulti, molte delle ricerche iniziali, similmente a quelle applicate su bambini ed adolescenti hanno una serie di difficoltà metodologiche, campioni piccoli, assenza di un campione di controllo, criteri caratterizzate da scale self-report. Oggi la ricerca sulla mindfulness è più matura ed ha studi, almeno sulla popolazione adulta che ci fanno pensare seriamente a una sua efficacia in vari ambiti.

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