Perché è importante la comunicazione in ospedale
Il ruolo cruciale della comunicazione in ospedale
L’informazione e la comunicazione in sanità
Samanta Vara
La comunicazione è uno strumento essenziale per la promozione della salute. Il professionista sanitario, operatore della Sanità pubblica, deve essere opportunamente formato per acquisire ”competenze comunicative” che gli permettano di entrare in relazione con le singole persone (salute individuale) e con l’intera comunità (salute globale). Si registra che l’insoddisfazione del paziente per la cattiva comunicazione del medico (fretta, poca umiltà, distrazione e linguaggio poco comprensibile) ha un peso maggiore rispetto all’insoddisfazione per le competenze tecniche. Oggi la medicina dispone di tecnologie e mezzi di avanguardia che garantiscono elevata qualità professionale, ma il rapporto umano medico-paziente rimane ed è comunque insostituibile.
La comunicazione, protagonista trascurata della professione medica e ignorata sia nei corsi universitari che nell’educazione continua in medicina, recentemente è stata rivalutata in seguito al fenomeno migratorio, occasione per riscoprire l’importanza della relazione e dell’ascolto. Esistono due diversi modi di intendere la comunicazione: di tipo razionale-informativo, centrata sui contenuti (come nel ‘consenso informato’ in cui il medico deve fornire al paziente informazioni su diagnosi, prognosi, prospettive ed eventuali alternative terapeutiche e prevedibili conseguenze delle scelte operate) e di tipo affettivo-comunicativo, centrata sui processi. Comunicare non significa soltanto informare, rendere noto e far conoscere, ma anche partecipare, condividere e mettersi in relazione con empatia.
Esiste quindi una fondamentale distinzione tra informare e comunicare. L’informazione è la trasmissione pura di un dato (il messaggio è unidirezionale), la comunicazione è una condivisione,è il mettere in comune un’idea, un dato, un pensiero (il messaggio è bi-direzionale).
In Sanità l’atto dell’informazione è un momento fondamentale e si traduce nel CONSENSO INFORMATO , il quale non è altro che la manifestazione di volontà che il paziente, previamente informato in maniera esauriente dal medico su natura e possibili sviluppi del percorso terapico, dà per l’effettuazione di interventi di natura invasiva sul proprio corpo.
Il consenso informato è un momento importante nel rapporto che il terapeuta intrattiene con il paziente. Esso è funzionale, da un lato, a fondare la fiducia del paziente nel terapeuta e, dall’altro, a rendere partecipe, responsabilizzandolo, il paziente sulle ragioni e la fondatezza del percorso terapeutico individuato, secondo scienza e coscienza, dal medico.
Tale aspetto, nella attuale evoluzione sia della scienza medica che della legislazione, non si fonda più solo sulla maggiore o minore sensibilità del medico, ma si configura soprattutto come un preciso diritto del cittadino nella sua veste di paziente.
Il diritto in questione non è il risultato di una normativa specifica quanto piuttosto di una lettura costituzionalmente orientata di alcune fonti primarie. Ci si riferisce, principalmente, agli articoli 13 e 32 della Costituzione.
Nel primo si afferma che “la libertà personale è inviolabile”.
Nel secondo si afferma che “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
I principi desumibili dalla lettura combinata dei due articoli fondano il diritto al consenso informato quale interesse del soggetto a fruire di una informazione, quanto più esauriente e completa possibile, sulle proprie condizioni di salute. L’informazione, quindi, si inserisce nella corretta maturazione della volontà del soggetto sulle scelte relative alla salute quale aspetto della sua più generale libertà personale. In sintesi, il diritto del paziente di formulare un consenso informato all’intervento “appartiene ai diritti inviolabili della persona, ed è espressione del diritto all’autodeterminazione in ordine a tutte le sfere ed ambiti in cui si svolge la personalità dell’uomo, fino a comprendere anche la consapevole adesione al trattamento sanitario (con legittima facoltà di rifiutare quegli interventi e cure che addirittura possano salvare la vita del soggetto)”.
Il consenso deve essere frutto di un rapporto reale e non solo apparente tra medico e paziente, in cui il sanitario è tenuto a raccogliere un’adesione effettiva e partecipata, non solo cartacea, all’intervento. Esso non è dunque un atto puramente formale e burocratico, ma è la condizione imprescindibile per trasformare un atto normalmente illecito (la violazione dell’integrità psicofisica) in un atto lecito, fonte appunto di responsabilità. L’atto dell’informazione è imprescindibile da quello della comunicazione, dove per comunicazione, lo ripetiamo, si intende la capacità di far partecipe, rendere comune agli altri, dividere insieme, ricevere e trasmettere idee, fatti, sentimenti e costrutti. Ai fini di una comunicazione efficace e di qualità sono importanti: il luogo in cui si comunica, il momento in cui si comunica, i rapporti pregressi tra chi comunica e riceve, la sicurezza di sé, le personalità, le modalità della comunicazione, la considerazione dell’altro, il livello di empatia.
In Sanità si è effettuato il passaggio da un modello di lavoro di tipo burocratico-amministrativo ad un modello di tipo economico-aziendale, con una attenzione sempre maggiore alla QUALITA’ (dalle singole prestazioni fornite alla organizzazione integrata) e al CITTADINO-UTENTE (che è diventato COMMITTENTE dei servizi).
In quest’ottica è evidente quanto sia importante l’atto della comunicazione,intesa non soltanto come comunicazione verbale, ma anche comunicazione paraverbale e non verbale.
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