Perché un ragazzo diventa molesto

Articolo di Salvia Gelsomina

La molestia relazionale è stata studiata e spiegata principalmente da due approcci teorici: la teoria dell’attaccamento di Bowlby, la quale ne fa risalire le radici alle esperienze infantili di relazioni disturbate con i caregiver primari, e la teoria del perseguimento degli obiettivi relazionali.

La teoria dell’attaccamento sottolinea l’importanza del legame del bambino piccolo con le figure di accadimento primarie. Un caregiver accessibile e ricettivo che si mostra sempre benevolo nei confronti del piccolo, fornisce a quest’ultimo un forte senso di sicurezza che gli permette di esplorare con successo l’ambiente che lo circonda.

Quando invece l’adulto si dimostra distaccato e rifiutante o indifferente è probabile che il bambino sviluppi un attaccamento insicuro. Bowlby distingue quattro tipologie di attaccamento:

  • SICURO, quando i bambini vedono il caregiver come una base sicura sulla quale fare affidamento. Il bambino che sviluppo questo tipo di attaccamento con il caregiver mostra sicurezza nell’esplorare il mondo che lo circonda e sviluppa un’immagine positiva di se stesso;
  • DISORIENTATO/DISORGANIZZATO, quando il bambino mostra appunto un atteggiamento disorientato cercando il genitore e poi rifiutandolo al suo arrivo. Ha paura di non piacere e prova solitudine.
  • ANSIOSO/RESISTENTE, quando il bambino non è sicuro dell’affidabilità del caregiver perché lo percepisce a volte come presente altre volte come assente o incline a frequenti separazioni. Il bambino è quindi insicuro nell’esplorazione del mondo circostante; ha scarsa fiducia in se stesso e nelle sue capacità e molta nelle capacità altrui; –
  • INSICURO/EVITANTE, quando il bambino ritiene che il caregiver sia inaffidabile e non un punto di riferimento cui rivolgersi. Per questo motivo il bambino si affida completamente a se stesso anche dal punto di vista emotivo. Si convince di non meritare amore e quindi fugge dalla relazione pur desiderandola per il timore di essere rifiutato.

 

Le caratteristiche del legame caregiver-bambino si manifestano poi nelle relazioni sentimentali adulte: l’attaccamento insicuro è associato a sentimenti di gelosia verso il partner, il che porta alla sorveglianza e ad altri comportamenti tipici dello stalking. Inoltre coloro che rientrano in questa categoria hanno maggiori difficoltà rispetto agli altri di fronteggiare la rottura di una relazione, difficoltà che risulta essere la causa principale dello genesi di una condotta molesta: per questi individui la fine di una relazione viene vissuta come la rottura di un’ equilibrio e come conseguente destabilizzazione personale.

Ciò causa sentimenti di rabbia, invidia, aggressività che danno luogo a comportamenti attuati allo scopo di vendicare l’abbandono cercando
di riprendere il contatto con l’altro.

La teoria del perseguimento degli obiettivi relazionali afferma che ogni molestia sia motivata dal desiderio da parte dello stalker di avere una relazione con una vittima specifica, in quanto questi ritiene che il suo valore personale dipenda dal riuscire a stabilire la relazione desiderata.

Per questo motivo quando vi è un rifiuto da parte dell’altro, il molestatore raddoppia i suoi sforzi per riuscire nel suo intento, diventando insistente ed ossessivo invece di lasciar perdere.

La strategia usata dai molestatori relazionali è chiamata ricerca relazionale e comprende numerose azioni che vanno dal raccogliere informazioni sull’oggetto del desiderio fino alla sorveglianza o apparizioni improvvise per avere in tutti i modi un contatto.

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