La violenza domestica produce danni fisici e psicologici sul bambino
La violenza domestica causa difficoltà psicologiche e fisiche nel bambino
La resilienza del bambino come fattore di protezione rispetto agli episodi di violenza in famiglia
Marijana Milotic
L’esposizione ad episodi di violenza può rappresentare un rischio per il bambino, come sappiamo dai primissimi esperimenti di Bandura l’esposizione a modelli aggressivi può determinarne l’imitazione ed ha comunque ripercussioni negative.
Uno studio di Ward e collaboratori (2010) ha voluto indagare il ruolo della resilienza nel bambino che esposto a vedere situazioni violente. L’esposizione della violenza pone il bambino di fronte a rischi di particolar rilevanza, in altri studi è stata osservata una correlazione positiva tra tale esposizione e sintomi depressivi, sintomi ansiosi e problemi di condotta.
Lo studio di Ward è stato condotto in un quartiere ad alto tasso di violenza a Cape Town in un gruppo di studenti. Per poter verificare l’effettivo livello di violenza riscontrato nella popolazione, il gruppo è stato sottoposto a verifica richiedendo se i partecipanti avessero assistito a situazioni violente o fossero addirittura state vittime di violenza. Più dei due terzi della popolazione (68%) soddisfacevano queste condizioni. Un risultato interessante riguardante tale campione era la somiglianza nel tipo di risposte ottenute sia da chi aveva semplicemente osservato condotte violente rispetto a coloro che effettivamente ne erano state vittima.
Entrambi i sottogruppi infatti avevano un correlazione positiva con ansia e depressione, tuttavia solamente coloro i quali erano stati vittime di condotta violenta riportavano problemi di condotta. Il grado di delinquenza dei coetanei era invece positivamente associato sia alla depressione sia ai problemi di condotta. Esistono tuttavia anche caratteristiche che possono avere un ruolo protettivo nei confronti dello sviluppo di condizioni sfavorevoli.
Ad esempio, il coinvolgimento nelle attività che convenzionalmente svolgono i ragazzi nel dopo scuola è negativamente associato all’ansia, mentre il supporto sociale da parte della scuola è negativamente associato sia alla depressione sia ai problemi di condotta. In questo studio, pare sia meno rilevante il ruolo del supporto da parte dei genitori, non è stato riscontrato alcun legame tra supporto genitoriale e ansia, depressioni o problemi di condotta.
Per poter migliorare questo studio occorrerebbe trarre informazioni più informazioni sulla natura dell’atto violento, il tipo di violenza potrebbe infatti rivelare nuove informazioni (ad es., se la violenza è esercitata da coetanei, da altre persone o ad esempio dai familiari, questo può determinare variazioni importanti nelle risposte psicopatologiche). Allo stesso modo essendo state prese misurazioni in un unico tempo non si ha alcuna informazione sulla dinamica temporale e causale con cui tali esiti psicopatologici si sviluppano.
Uno studio di Suzuki e collaboratori (2008) hanno indicato gli effetti dell’esposizione alla violenza tra partner (IPV; intimate partner violence) su problemi fisici, cognitivi, sociali, psicologici. Questi deficit possono diventare anche parecchio pericoloso per i bambini. In questo studio qualitativo sono stati indagati i fattori protettivi e di resilienza che possono favorire esiti adattivi agli adulti che erano stati esposti alla violenza tra partner.
Una ricerca di Dante e Cicchetti (1997) aveva l’obiettivo di valutare l’effetto del maltrattamento infantile. Per poter valutare nel tempo tale effetto, sono stati esaminati alcuni ragazzi per un periodo di 3 anni consecutivi. Come atteso, una maggiore percentuale di bambini non maltrattati, rispetto ai bambini maltrattati erano maggiormente resilienti.
Una maggiore percentuale di bambini maltrattati, rispetto ai bambini non maltrattati aveva un livello di adattamento all’ambiente scarso.
Se vengono confrontati i due gruppi, sono diversi i predittori della resilienza. Si definisce predittore una variabile che è in grado di predire la presenza o l’assenza di un’altra variabile chiamata criterio. In particolare, i bambini maltrattati aveva un livello di predittività maggiore della resilienza per le seguenti variabili:
– autostima positiva
– resilienza dell’ego
– controllo dell’ego
Una ricerca di Kolbo (1996) pubblicata sulla prestigiosa rivista Violence and Victims ha voluto analizzare la relazione tra esposizione alla violenza in famiglia e adattamento sociale. Lo studio era basato su un campione di 60 bambini con età compresa tra gli 8 e gli 11 anni. In questo studio è stata prodotta una matrice di correlazione tra le seguenti variabili:
– esposizione alla violenza familiare;
– resilienza;
– fattori protettivi.
L’esposizione ad episodi di violenza erano correlati negativamente con l’autostima e positivamente con i problemi comportamentali. Queste relazioni tuttavia variavano in base ad altre variabili come il genere e al supporto sociale. L’esposizione era correlata positivamente con i problemi comportamentali nelle ragazze e negativamente con l’autostima nei ragazzi. Alti livelli di supporto fungevano da fattore protettivo soprattutto nei ragazzi riguardo l’esposizione a violenza familiare.
Uno studio di Jonzon & Lindblad (2006) ha studiato la relazione tra fattori protettivi e di rischio per gli esti i della salute in un campione di donne che era stata vittima di abusi sessuali infantili. Il campione non era di natura clinica, in questo modo è possibile identificare l’effetto dell’abuso sessuale infantile senza confonderlo con l’effetto di eventuali psicopatologie o condizioni cliniche che possono influenzare i risultati. Il campione era costituito da 152 persone, criterio di inclusione nel campione era l’aver riportato di aver subito un abuso sessuale durante l’infanzia. Tramite una cluster analysis questo campione è stato diviso in sei parti, in modo tale da differenziare alcuni gruppi e verificare eventuali differenze tra i gruppi (disegno between group).
Due gruppi tra questi sei hanno dimostrato di avere esiti legati alla salute fisica e psicologica migliori rispetto agli altri gruppi, ovvero i gruppi che avevano un alto livelli di strategie positive di coping e di compensazione da supporto sociale.
A prescindere dal gruppo di appartenenza le variabili di autostima e di supporto sociale erano ottimi predittori della salute nel modello di regressione.
La relazione tra fattori di rischio e protettivi rispetto alla salute era diversa nei diversi gruppi analizzati.
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