5 Caratteristiche Psicologiche dell’Alcolista

Non esiste un identikit che permetta di individuare quale soggetto, che in base alla relazione che ha con la sostanza alcolica, può essere considerato alcolista e chi no. In generale si tende ad utilizzare un tipo di classificazione molto semplice e contrapposta: da una parte vengono considerati gli astemi, come coloro che non hanno mai potuto o voluto bere bevande alcoliche, considerando anche la reazione fisica immediata (rossore, capogiri, nausea); dalla parte opposta soggetti abusanti, coloro ovvero che intraprendono una relazione costante con la sostanza, fino a diventare cronica e con serie conseguenze, distinti da coloro che fanno uso della sostanza.

Oggi è solo l’abuso che ottiene reazione sociale ed intervento sanitario. Infine, al centro di questi poli opposti, vengono considerati i consumatori moderati, termine utilizzato anche dall’OMS, per indicare la gran parte della popolazione che ha un rapporto moderato solo ed esclusivamente con l’alcol; non esiste un prototipo di moderazione, ma in generale sono tutte quelle persone che assumendo un particolare atteggiamento strettamente connesso con la propria cultura di appartenenza, influenzano i consumi locali e nazionali[1].

Tutti i prototipi e le definizioni sono futili nei confronti della storia personale di ognuno, nessuno è immune dal pericolo e tutti sono a rischio di abuso: anche i bevitori moderati, che nonostante riescano a mantenere uno stato di “equilibrio”, sono soggetti a rischio: basti pensare ai numerosi problemi e disagi correlati alla storia personale di ognuno o particolari personalità che possono essere maggiormente a rischio o, ancora, la presenza di un caso di alcolismo in famiglia. Quindi non esistono certezze di diagnosi, non esiste un unico criterio per definire un alcolista, ma si può discutere su un insieme di fattori che riguardano l’individuo, la famiglia e l’ambiente sociale di appartenenza, ogni forma di legame con la sostanza ha una sua storia e non è sovrapponibile a nessun’altra, è solo l’insieme di tutti i fattori che permette di ricostruire il mosaico specifico per ognuno.

Il termine “alcolista” descrive in generale un soggetto “affetto” da sindrome patologica determinata dall’assunzione acuta o cronica di grandi quantità di alcol. Questo termine riflette una forte forma di etichettamento nei confronti dei soggetti che presentano questo problema: le etichette sociali purtroppo diventano i biglietti da visita delle persone, e questo incrementa ancor più negativamente la pessima reputazione di queste persone, difficile da sciogliere, nonostante si verifichi spesso il superamento del problema.

L’alcolista è colui che erroneamente ha sviluppato quella che viene definita dipendenza patologica: «si definisce con l’espressione dipendenza patologica una forma morbosa determinata dall’uso distorto di una sostanza, oggetto o di un comportamento; una specifica esperienza caratterizzata da un sentimento di incoercibilità e dal bisogno coatto di essere ripetuta con modalità compulsive; ovvero una condizione invasiva in cui sono presenti i fenomeni del craving, dell’assuefazione e dell’astinenza, in relazione ad un’abitudine incontrollabile e irrefrenabile che il soggetto non può più allontanare da se»[2].

Seguendo le credenze popolari, l’alcol è visto come qualcosa che possa aiutare un individuo in alcune circostanze, per esempio in situazioni difficili o spiacevoli o ansiogene, ma se da un lato l’immaginario descrive l’alcol come aiuto, la realtà ci insegna che il consumo e l’abuso di alcol non modificano le situazioni, ma i vissuti e la percezione del sé, fino alla perdita del proprio autocontrollo: la persona e il bere diventano tutt’uno.

Possiamo inoltre descrivere in modo approssimativo un quadro sintomatologico tipico di una dipendenza alcolica:

  1. l’aspetto tipico di un alcolista è quello di un uomo sulla quarantina che si presenta caratteristicamente gonfio in viso, con le congiuntive arrossate e l’alito di caratteristico odore aromatico. L’ espressione facciale lascia di solito trasparire ottundimento psichico. L’ eloquio non è fluido ma malsicuro, la voce poco chiara; a prima vista si nota tremore; è frequente e abbondante la sudorazione.
  2. a livello psicologico: facile irritabilità, iperemotività, collericità, attacchi di gelosia spinti a volte da un delirio, instabilità dell’umore, fantasie di grandiosità, senso di vuoto, senso di impotenza, depressione.
  3. disturbi intellettuali come abbassamento del rendimento e della concentrazione, l’attenzione è alterata con ottundimento dei processi intellettivi, deficit mnestici, etc.
  4. a livello affettivo è presente una certa indifferenza unita a regressione del comportamento e della capacità relazionale: diminuisce il senso della moralità, aumentano le tendenze egocentriche, si nota una sorta di lamentosità e atteggiamenti vittimistici. L’ansia è presente caratteristicamente come sfondo ma è accentuata al mattino unita al senso di depressione e aggressività con marcato aumento del tremore. Si attenua nel pomeriggio tardo e riappare la notte con insonnia e bruschi risveglia, sudorazione e incubi.
  5. sintomi a livello organico: alterazione dell’apparato digestivo con nausea, gastrite e perdita di appetito; alterazioni del sistema nervoso centrale, esso è il più colpito dall’abuso dell’alcol, si notano infatti tremori alle mani e alla lingua, crampi muscolari, abolizione dei riflessi, scosse muscolari, l’etanolo compromette la normale funzionalità dell’apparato cognitivo, in più la maggior parte degli etilisti presentano alterazioni reversibili legate alla perdita delle sinapsi; alterazioni apparato cardiovascolare, si rilevano infatti i sintomi di un insufficienza cardiaca[3].

Come già accennato prima, l’alcol è considerata una droga sociale, ovvero accettabile per la società, quindi non sanzionata o proibita, salvo per alcune eccezioni di età; ciò comporta una libertà di acquisto e consumo per la maggior parte della popolazione, questo rende difficile definire chi è alcolista e chi no, la definizione dell’ OMS è indicativa della necessità di considerare dipendente ogni bevitore eccessivo abituale. Questo clima di accettabilità comporta spesso a trovarsi di fronte a soggetti fermi in uno stato di negazione assoluta o di non curanza.

Le caratteristiche salienti che riguardano le condotte e le manifestazioni emotive sono di una centralità fondamentale per un clinico o un associazione che prende in carico un alcolista e lo introduce in un percorso riabilitativo. Alcune caratteristiche di condotta sono osservabili o dichiarate dal soggetto stesso, quali per esempio svegliarsi al mattino senza ricordare quello che era successo la sera prima, problemi lavorativi, problemi emotivi connessi al bere, senso di nausea al mattino, bere prima dei pasti, tremore e alleviamento del tremore con l’alcol, capacità sessuali aumentate o diminuite, distacco degli affetti; o ancora si possono osservare manifestazioni emotive accentuate, come senso di tristezza, depressione, movimenti rallentati, pensieri e apparato cognitivo alterati (apprendimento, memoria, problem solving, etc.), scarso rendimento lavorativo con facilità alla stanchezza, senso di inutilità e senso di colpa[4].

[1]              E.Sorini, I.Ronchi, (a cura di),  Alcol 100domande 100risposte, Centro Studi e Documentazione sui Problemi Alcol correlati-APCAT, Litografia Tecnolito, Trento, 2001.

[2]              V.Carretti, D.Barbera, Dipendenze Patologiche, Raffaello Cortina, 2005, p.11.

[3]              R.Tatarelli, (a cura di), Psichiatria per problemi, Giovanni Fioriti, Roma, 2006.

[4]              Ibidem

di Eleonora Caponetti

Psicologia dell'alcolismo

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