Attaccamento disorganizzato, dissociazione e borderline

di Anna del Torto

3.4.1       L’attaccamento disorganizzato: l’elemento unificatore

Secondo Liotti (1999b) però, c’è un altro elemento che rappresenta il nucleo principale alla base del Disturbo Borderline di Personalità, elemento capace di spiegare i diversi elementi considerati dalle precedenti teorie.

Si tratta dell’attaccamento disorganizzato  che dà prova e delle dinamiche di separazione, nascendo proprio nell’ambito delle relazioni familiari dell’infanzia, ed anche delle rappresentazioni molteplici e non integrate che caratterizzano il paziente borderline, in quanto come già fatto notare nel precedente capitolo, esiste una forte ipotesi che considera l’attaccamento disorganizzato come una tra le cause principali di questa non integrazione.

Le rappresentazioni mentali dei bambini con attaccamento disorganizzato, come visto prima, sono molteplici, dissociate e incompatibile tra di loro (Solomon e George, 1999).

Quindi si vede come anche da adulto, il bambino con attaccamento disorganizzato, manterrà delle rappresentazioni di sé e degli altri frammentate e molteplici.

Questa conseguenza dell’attaccamento disorganizzato concorda molto bene con la spiegazione di Kernberg, secondo cui alla base del disturbo borderline c’è la presenza della scissione che porta appunto alla non integrazione delle rappresentazioni mentali.

L’attaccamento disorganizzato cerca di spiegare anche la difficoltà nel modulare le proprie reazioni emotive dei pazienti borderline.

Per riuscire al meglio a regolare le proprie emozioni è necessario che nel bambino si sviluppi la capacità di mentalizzazione ovvero la capacità di riflettere sugli stati mentali propri e altrui (Fonagy et al. 2000).

Queste sono capacità che il piccolo riesce a sviluppare, con maggior probabilità, attraverso una relazione d’attaccamento sicura.

Invece all’opposto, è stato visto che seri deficit di mentalizzazione e difficoltà nel modulare le emozioni sono legati ad un attaccamento insicuro. La capacità di mentalizzazione sembra particolarmente compromessa nei bambini con attaccamento insicuro, specialmente disorganizzato.

Infatti, se un bambino sviluppa una relazione d’attaccamento disorganizzata, dove il suo cargiver non riesce a prendersi cura del piccolo perché non riconosce e di conseguenza non risponde ai suoi bisogni, il bambino, non avendo a disposizione in questo particolare tipo di relazione con la madre quel fondamentale processo di rispecchiamento (Winnicot, 1965), non riuscirà a sviluppare a pieno la capacità di regolazione delle emozioni.

Inoltre, l’idea che da una relazione di attaccamento disorganizzata possa derivare un deficit delle funzioni mentali, che intervengono nella modulazione dell’esperienza emotiva, è in accordo anche con la tesi centrale del modello psicoanalitico di Adler, secondo il quale alla base del Disturbo Borderline di Personalità c’è un deficit nella rappresentazione mentale del proprio caregiver.

I modelli psicoanalitici e cognitivo-comportamentali presi in esame, basati essenzialmente sulla non integrazione e dissociazione delle rappresentazioni mentali e sul deficit di modulazione delle emozioni, spiegano bene gli aspetti clinici del Disturbo Borderline di Personalità: impulsività, oscillazioni fra idealizzazione e svalutazione di sé e degli altri, senso di vuoto, collera immotivata e intensa, comportamenti autolesivi, relazioni affettive instabili e intense.

Ma anche il modello basato sull’attaccamento disorganizzato è in grado di dare ragione di tali aspetti clinici dato che integra in un unico processo mentale ed interpersonale i disturbi nucleari ipotizzati dagli altri modelli sopracitati (Liotti, 1999b).

In aggiunta, il modello dell’attaccamento disorganizzato mette in luce la dinamica interpersonale che potrebbe essere alla base delle esperienze e dei comportamenti tipici dei pazienti borderline. Questa dinamica interpersonale è ricollegabile all’attivazione del sistema motivazionale dell’attaccamento (Liotti, 1999b, Solomon e George, 1999).

Il bambino con attaccamento disorganizzato, proprio perché cresciuto in un ambiente traumatizzante, caratterizzato da una paura senza soluzione, tenderà ad avere rappresentazioni mentali drammatiche, dissociate, non integrabili di sé e degli altri ogni volta che si attivi in lui il sistema motivazionale dell’attaccamento.

Tale attivazione si produce inevitabilmente ogni volta che il paziente si viene a trovare in una situazione di pericolo, provando disagio e vulnerabilità. Quando esso si attiva porterà ad interazioni emotivamente molto intense  e anche dolorose proprio verso la persona a cui si chiede conforto e questo proprio a causa del triangolo drammatico che caratterizza i MOI dell’attaccamento disorganizzato; inoltre può portare a sperimentare terrorizzanti esperienze dissociative (sensazioni di annichilimento, stati alterati di coscienza) proprio per l’incapacità di gestire queste rappresentazioni così inconciliabili e opposte dei MOI disorganizzati.

Nello sforzo di trovare un modo per rimettere ordine in questo caos interno, di trovare una strategia per far fronte a questa situazione ecco comparire le abbuffate di cibo, l’uso di alcool e di droghe o la messa in atto di comportamenti e gesti pericolosi per se stessi e gli altri.

A conclusione di questo capitolo si vede come l’attaccamento disorganizzato per le sue caratteristiche, per le sue conseguenze, riesce a spiegare molta della fenomenologia del disturbo borderline proprio a partire dai sintomi dissociativi che sono così comunemente riscontrati in questi pazienti (Korzekwa, et al., 2009).

Inoltre, questa tesi del nucleo fondamentale del Disturbo Borderline di Personalità nell’attaccamento disorganizzato, anche se non vuole assolutamente affermare che l’attaccamento disorganizzato sia l’unico fattore nell’eziologia di questo disturbo, vuole comunque far luce sull’importanza delle relazioni di attaccamento sulla sviluppo della personalità e sul ruolo dell’attaccamento disorganizzato nei disturbi psichiatrici gravi come appunto il Disturbo Borderline di Personalità.

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