La causa genetica dell’aggressività
Recenti studi genetici, neurobiologici e diagnostici suggeriscono un approccio dimensionale alla sintomatologia correlata all’impulso aggressivo nei soggetti Borderline, considerandola come una dimensione cruciale del disturbo stesso.
Nei pazienti borderline le più significative misure di impulsività sono associate ad un alto numero di tentati suicidi e a comportamenti auto distruttivi.
Questo è confermato dalla constatazione che un comune precipitante per l’ospedalizzazione psichiatrica nei pazienti borderline è spesso un atto effettivo o di minacciata aggressione diretta verso se stessi o altri.
In un interessante articolo dal titolo “Impulsive aggression in borderline personality disorder” di Goodman e New (2000) viene sostenuta la necessità di un approccio dimensionale all’impulsività aggressiva, cuore della psicopatologia borderline.
Viene sottolineato come anche i risultati biologici sostengano un approccio dimensionale.
Infatti diversi studi sui gemelli monozigotici ed etero zigotici hanno dimostrato che il disturbo di personalità in se non è ereditabile, ma i tratti dell’aggressività impulsiva o quelli dell’aggressività assertiva sono significativamente ereditabili.
Le autrici evidenziano anche che gli studi che hanno cercato di individuare le basi biologiche del comportamento impulsivo aggressivo si sono centrati maggiormente sull’ipotesi serotoninergica e sul ruolo centrale giocato da una disfunzione dell’attività serotoninergica stessa.
I sistemi serotoninergici, in sinergia con i sistemi dopaminergici e noradrenergico, sono responsabili sia della preparazione cognitivo emozionale dell’avvicinamento ad una meta, sia degli esiti cognitivo emozionali dell’azione che si è intrapresa.
I recettori serotoninergici si suddividono in diversi sottotipi recettoriali (Tatarelli, 2006):
- 5-HT 1, i quali modulano il rilascio di serotonina e di altri recettori, e sono coinvolti nella regolazione di diversi comportamenti, tra cui quelli sessuali, del dolore, alimentari e la temperatura corporea.
- 5-HT 2, coinvolti nei comportamenti motori, sessuali e della regolazione delsonno.
- 5-HT 3, esercitano un controllo sulla dopamina nell’accumbens (sistema di neuroni situato nella porzione ventrale dello striato) nell’amigdala e nello striato.
- 5-HT 4, i quali mediano le risposte lente eccitatorie serotoninergiche cerebrali.
- 5-HT 5, diffusamente presenti nel SNC, hanno una buona affinità sia per gli agonisti che per gli antagonisti della serotonina.
- 5-HT 6 e 5-HT 7, per i quali si è ipotizzato un intervento nella regolazione dei processi emotivi, mnesici e ideativi.
In diversi studi è stato dimostrato come la funzione centrale 5-HT sia inversamente correlata all’aggressione e alla tendenza suicida. Infatti negli ultimi decenni, studi su animali e umani hanno rivelato che una ridotta attività della 5-HT è associata con l’impulso aggressivo (Coccaro et al., 1989; New et al., 1997).30
Alcuni studi hanno cercato di implementare la comprensione dell’ipotesi serotoninergica attraverso diverse modalità:
- La localizzazione di aree critiche del cervello impiegando la tomografia ad emissione di positroni (PET, tecnica di medicina nucleare e di diagnostica medica utilizzata per la produzione di bioimmagini, fornendo informazioni di
tipo fisiologico) (Goldman et al., 1997;Slever et al., 1999). - L’esame della funzione centrale 5-HT, attraverso l’osservazione dell’eventuale relazione tra il suo aumento e l’eventuale riduzione del comportamento impulsivo aggressivo (Coccaro et al., 1997).
- L’osservazione dell’eventuale coinvolgimento di altri neuro modulatori come ad esempio la vasopressina.
Tuttavia, nonostante il sistema 5 –HT sia implicato nell’eziologia dell’impulso aggressivo, la natura esatta della disfunzione rimane alquanto elusiva. L’ipotesi centrale della disfunzione della serotonina sostiene che l’aumento del sistema
5-HT riduce i comportamenti aggressivi impulsivi.
Questa teoria ha trovato una conferma empirica in uno studio di due settimane su 15 soggetti con gravi disturbi di personalità, 4 dei quali con diagnosi borderline (Coccaro et al., 1997).
Per fornire una più profonda comprensione del recettore 5-HT il miglioramento dell’aggressività fu comparato con le risposte della prolattina ad un pretrattamento con la fenfluramina, laddove la fenlfuramina è un agonista serotoninergico e la
prolattina un ormone di cui la serotonina è un potente fattore di liberazione.
Infatti la d-fenlfluramina è un agente selettivo del rilascio e dell’assorbimento del 5-HT, e furono trovate delle correlazioni tra le risposte anti aggressive alla fluoxetina e risposte di prolattina in un pretrattamento di fenfluramina.
Negli individui con disturbo di personalità maggiore era la risposta di prolattina alla fenlfuramina (riflettendo una maggiore reattività alla stimolazione del centro di 5-HT), maggiore era l’effetto della fluoxetina sui comportamenti aggressivi impulsivi.31
La secrezione di prolattina dopo stimolazione con fenfluramina (agente serotoninergico che promuove il rilascio di serotonina e ne inibisce il reuptake) è risultata più bassa nei soggetti con disturbi di personalità borderline o antisociale.
È stata così dimostrata una correlazione negativa tra i livelli di prolattina dopo stimolazione con agenti serotoninergici e tratti di impulsività e aggressività.
Stando a queste osservazioni, gli autori dello studio hanno concluso che una minore risposta di prolattina riflette una ridotta reattività del 5 HT post sinaptico.
Pertanto una ridotta reattività della 5-HT post sinaptica gioca un ruolo centrale nella generazione di comportamenti aggressivi e impulsivi.
Le autrici dell’articolo sopracitato sottolineano che anche altri agenti sembrano giocare un ruolo importante nella regolazione del comportamento aggressivo.
Ad esempio la vasopressina arginina (avp) sembra essere responsabile della modulazione dell’impulso aggressivo nei piccoli roditori e si è notato che iniezioni di avp in diverse regioni dell’ipotalamo producono manifestazioni aggressive in questi
animali (Coccaro et a., 1997).
Coccaro in un ulteriore studio ha anche esaminato i livelli centrali di avp e la loro relazione con il comportamento aggressivo in pazienti con un disturbi di personalità, ed è stato rivelato che i livelli di avp cerebrospinale erano inversamente correlati con la risposta di prolattina alla fenlfuramina, la quale rifletteva pertanto la misura della funzione centrale di 5-HT.
Così come Goodman e New sottolineano, una più approfondita comprensione della neurobiologia dell’aggressività impulsiva nei pazienti borderline ha un impatto sul trattamento.
Probabilmente la più logica estensione dell’ipotesi serotoninergica trova riscontro nell’impiego di inibitori selettivi del ruptake della serotonina (SSRIs), psicofarmaci il cui meccanismo d’azione consiste nel modificare la trasmissione della serotonina.
Alcuni recenti studi hanno trovato risultati efficaci con la fluoxetina sui comportamenti aggressivi nei pazienti con disturbi di personalità. Altri agenti che si sono mostrati utili nel trattamento dell’aggressività impulsiva nei pazienti borderline sono gli antipsicotici e gli anticonvulsanti.
Tuttavia, come evidenziano Bellino, Rocca, Marchiaro, Patria e Borghetto nel loro articolo “Psicopatologia dell’impulsività e disturbo Borderline di Personalità”(2003), la dimensione impulsività/aggressività è stata messa in relazione anche ad un alterato sistema noradrenergico.
Infatti, i neuroni noradrenergici del locul coeruleus (nucleo situato nel Tronco encefalico, responsabile della maggior parte delle azioni della noradrenalina nel cervello e coinvolto nelle risposte allo stress e al panico), giocano un ruolo cruciale nel
regolare l’arousal e la risposta agli stimoli dell’ambiente esterno. Questo fattore implica che un’aumentata trasmissione noradrenergica potrebbe indurre condotte aggressive verso l’esterno.
Gli autori sottolineano che questa ipotesi è sostenuta empiricamente, in quanto nei soggetti con un disturbo di gioco d’azzardo patologico si è potuta osservare una correlazione tra un’aumentata reattività all’ambiente e un incremento dell’attività nel sistema noradrenergico (Roy et al., 1989).
Inoltre alcuni studi hanno dimostrato che nei soggetti con un disturbo borderline di personalità, l’irritabilità risulta correlata positivamente con degli incrementi nei livelli dell’ ormone della crescita (GH) in seguito ad una stimolazione con clonidina, un agonista di alcuni recettori noradrenergici (Coccaro et al., 1991).
Sempre nei soggetti borderline, altri studi hanno dimostrato che l’impulsività risulta correlata positivamente con alcuni indici dell’attività noradrenergica prensinaptica (Trestman et al., 1992).
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