Come si forma la Personalità secondo Freud
Freud fu il primo a ricondurre il disturbo mentale alle esperienze infantili, le sue scoperte cambiarono la percezione del bambino (non più visione innocente ma immagine di una persona in lotta per controllare i propri bisogni biologici e renderli accettabili socialmente). Successivamente ha attribuito un peso all’aggressività intesa come un residuo non assimilabile nello sviluppo normale e quindi come una possibile spiegazione del disturbo psicologico. L’innovativo modello strutturale della psiche introdotto da Freud ha accordato un ruolo di primo piano all’influenza nell’ambiente sociale della teoria psicoanalitica. Questo modello strutturale tripartito costituito da Es (scontro fra desideri e ingiunzioni morali), Io ( desideri e realtà) e Super-Io (realtà interna e realtà esterna) ha mostrato di possedere una straordinaria portata esplicativa. Il modello di Freud presenta molti limiti à applicabile solo a una determinato periodo storico e contesto geograficoà vedi rifiuto di Jung della teoria della libido.
Anna Freud ha fornito un modello generale della psicopatologia basato sulle caratteristiche dello sviluppo di personalità normale e anormale in cui la patologia e spiegata come una deviazione delle linee evolutive e dall’organizzazione delle strutture normali. La popolarità delle teorie psicoanalitiche e degli schemi riflette un rinnovato interesse per lo sviluppo (specie quello infantile) e si accompagna al crescente consenso intorno ai modelli basati sulla mentalizzazione. Questi derivano dalla teoria dell’attaccamento. A partire da Freud le teorie psicodinamiche si sono incentrate sui bambini e sule esperienze infantili: la psicopatologia è il risultato dello sviluppo ontogenetico e i disturbi mentali sono spesso considerati residui disadattavi di esperienze infantili o modi di funzionamento mentale primitivi dal punto di vista evolutivo. Alcuni studi mostrano che, nella larga maggioranza dei casi, la psicopatologia adulta è preceduta da un disturbo infantile diagnosticabile. Sebbene questi dati indichino una correlazione fa problemi incontrati nelle prime fasi dello sviluppo e i disturbi acquisiti in età adulta, sarebbe irragionevole basarsi su questo dato per accettare incondizionatamente una teoria e per concludere che ogni sintomo successivo rappresenti la conseguenza o la ripetizione di esperienze della prima infanzia. Non è giustificabile la propensione a stabilire connessioni fra particolari forme di psicopatologia e fasi specifiche dello sviluppo.
Altri limiti: adultomorfizzare l’infanzia: descrivere i primi stadi dello sviluppo alla luce di ipotesi riferite a stati psicopatologici successivi. Inoltre non potendo sapere cosa provi un bambino è improbabile che le ricerche possano essere utili alle teorie psicoanalitiche. Vi sono prove convincenti del fondamentale assunto freudiano secondo cui buona parte della vita mentale non sarebbe cosciente, per cui le persone possono pensare, provare o sperimentare forze motivazionali senza esserne consapevoli e per questo andare incontro a problemi psicologici.
Seguendo la tesi di Freud di un Sé costituito da una struttura tripartita, l’approccio strutturale (psicologia dell’Io) si concentra sui problemi dell’Io. All’origine del disturbo vi è uno sviluppo deficitario dell’Io. Il modello strutturale sostiene che le nevrosi e le psicosi si sviluppino quando, in un adulto, un impulso teso ala gratificazione di una pulsione regredisce verso una precedente modalità di soddisfacimento infantile. I sintomi rappresentano soluzioni di compromesso che riflettono tentativi dell’io di ripristinare l’equilibrio fra istanze contrapposte costituite da realtà esterna, Super-Io e rappresentazioni pulsionali inaccettabili. La psicosi comporta una minaccia di annientamento dell’io; un Io che riprende il funzionamento caratteristico della prima infanzia risulterò dominato da pensieri irrazionali , magici e da impulsi che sfuggono al suo controllo. La malattia mentale può essere quindi vista come un fallimento dell’Io. Della storia della teoria strutturale fanno parte molti autori: Hartmann ha introdotto il concetto di cambiamento di funzione secondo cui un comportamento che origina in un certo punto dello sviluppo può assolvere funzione completamente diversa in seguito. Il persistere di un comportamento non deve essere visto come semplice ripetizione; un particolare comportamento radicato nell’infanzia può aver acquisito autonomia rispetto alla pulsione che lo motivava in origine, conseguendo nell’adulto un’autonomia secondaria. à H. si discosta da Freud: Io non evolve da Es ma da una matrice differenziata dalla quale emergono anche le altre due istanze. Erikson era interessato all’interazione fra norme sociali e pulsioni biologiche nella genesi del Sé e dell’identitàà elaborazione di un modello di sviluppo esteso all’intero ciclo di vita. Descrive inoltre la sindrome della diffusione di identità: assenza di continuità temporale dell’esperienza del Sé nei contesti socialiàil principio organizzante del Sé si basa su relazioni e scambi interpersonali ricondotti al problema dello sviluppo di una fiducia si base in contrapposizione a un senso di sfiducia. Spitz ha teorizzato delle trasformazioni dell’organizzazione psicologica contraddistinte dalla comparsa di nuovi comportamenti e forme di espressione affettivaà riconoscimento dell’importanza della relazione madre – bambino. Jacobson introduce il concetto di stato di fusione primario fra le rappresentazioni del Sé e dell’oggetto a cui si devono le oscillazioni degli stati pulsionali primitivi fra sé e oggetto. Loewald concetto di esperienza integrativaà attività mentale è di natura relazionaleà interiorizzazione rappresenta il processo fondamentale su cui si basa lo sviluppo. Il declino della teoria strutturale è stato presagito da una serie di cambiamenti apportati al concetto di Es. Il modello originario venne criticato per l’eccessiva impronta fisiologica, per l’orientamento omofobico e il primato attribuito alla sessualitàà avvenne una reinterpretazione del modello freudiano che divenne termine per indicare la struttura legata alla realtà e alle figure umane.
Anna Freud: il suo modello è essenzialmente evolutivo e sottolinea l’importanza dei metodi di osservazione. Il bambino scende a patti con i conflitti evolutivià compromesso tra diversi desideri, bisogno, percezioni, realtà e relazioni oggettuali. La sua teoria si fonda su linee evolutive che sottolineano la continuità e il carattere cumulativo dello sviluppo infantile. La psicopatologia deriva dalla presenza di discrepanze fra le linee o da ritardi rispetto al progresso normale lungo più linee. Ha proposto anche la distinzione fra angoscia obiettiva (paura mondo esterno) e paura del mondo internoà mamme calme, bambini meno paura. L’opera della Freud ha colmato il divario esistente fra psichiatria e psicoanalisi.
Margaret Mahler àmodello basato su osservazione di bambini dai 6 mesi ai 3 anni. il suo interesse è rivolto al passaggio dall’unità Io e non-Io alla separazione individuazione finale. Separazioneà distacco dalla fusione simbiotica con la madre. Individuazioneàconquiste che denotano individualità del bambino. modello evolutivoà fase di autismo normale nelle prime settimane, seguita da fase simbiotica, dopo vi è l’inizio del processo con la sottofase di differenziazione. dal 9° al 15° mese vi è la sottofase di individuazione(sperimentazione), seguita da riavvicinamento alla madre. Infine la fase di separazione-individuazione consiste nel consolidamento dell’individualità. Disturbi narcisistici derivano dalla difficoltà, della madre, di calmare il bambinoà scarso contenimento. Disturbi borderline derivano da conflitti in fase di riavvicinamento (paura di fusione con l’oggetto). Teorie con limiti evidenti (autismo normale e fusione)
Joseph Sandler. Ha influenzato la teoria della motivazione sostituendo al concetto di energia psichica il concetto di stato affettivo. Ha introdotto il concetto di background di sicurezza (lo scopo dell’Io è di massimizzare la sicurezza più che evitare l’ansia). Secondo l’autore, il paziente ricerca la relazione con il Terapeuta per realizzare le proprie fantasie inconsce. Sandler ha elaborato il concetto di identificazione proiettiva in maniera più sobria rispetto ad altri à modifico e controllo il comportamento dell’altro in modo che si conformi alla sua rappresentazione distorta fino al punto che l’altro mette in atto le fantasie del paziente. Rappresentazione dell’altro è distorta dalla proiezione. à modello che aiuta a comprendere il transfert e il controtransfert. e trasmissione trans generazionale dei modelli di interazione fra madre e bambino.
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