comunicazione non verbale occhi

Comunicazione non verbale: occhi

Come leggere il comportamento degli occhi nella comunicazione non verbale

Una dei comportamenti più rilevanti del volto è sicuramente lo sguardo: in termini di linguaggio corporeo, la capacità del viso di rivelare informazioni su noi stessi è seconda a quella degli occhi (Borg, 2009). I movimenti dell’occhio svolgono un ruolo fondamentale nel corso dell’interazione sociale, dal punto di vista neurologico, infatti, l’occhio costituisce una struttura nervosa molto importante se si pensa che circa i due terzi delle fibre sensoriali innervano l’occhio e fra i dodici nervi cranici, sei sono coinvolti nell’attività oculare (Anolli, 2006).

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Qual è il significato del movimento degli occhi

Il movimento degli occhi è così controllato da quattro sistemi neurali: uno controlla la curvatura saccadica fra una fissazione e l’altra, un altro permette di seguire gli oggetti in movimento, un altro ancora compensa i movimenti del capo e l’ultimo coordina gli occhi fra loro agendo sui sei muscoli coinvolti nell’attività motoria oculare (Robinson, 1968).

Comunicazione non verbale: sguardo e la sua interpretazione

Nel corso della conversazione, lo sguardo svolge diverse funzioni a livello non verbale: attraverso il contatto oculare può esprimere simpatia e confermare l’andamento della relazione (tendiamo a fissare di più coloro che ci piacciono); può esercitare controllo intensificando il contatto visivo, nel tentativo di convincere il nostro interlocutore su un certo argomento; regola l’interazione, segnalando l’alternanza dei turni; fornisce informazione su noi stessi, dimostrando attenzione, competenza, credibilità o disinteresse (Borg, 2009). Per esempio, il battito delle ciglia è utilizzato da alcuni oratori, insieme agli aggettivi, per dare enfasi; le occhiate per far risaltare parole o frasi, o per aumentare l’espressività (Mastrone, 2007).

Come interpretare lo sguardo in psicologia

E ancora, lo sguardo, è un mezzo per veicolare l’immagine di sé che si intende proporre, per cui si riscontrano differenze individuali nello sguardo in relazione ai tratti di personalità. Le persone estroverse, dominanti o autoritarie, soprattutto le donne, fanno maggiore uso dello sguardo e tendono ad essere percepite in modo più favorevole, come più competenti, cordiali, socialmente abili. Per contro gli introversi, più i maschi rispetto alle femmine, hanno la tendenza a sfuggire lo sguardo altrui, venendo percepiti come poco affidabili (Argyle, 1992).

Come aumentare le emozioni positive con la comunicazione non verbale occhi

Inoltre attraverso le variazioni individuali in rapporto alle modalità abituali d’uso dello sguardo, si trasmettono indizi relativi all’intensità delle emozioni: emozioni positive come gioia, sorpresa, comportano un incremento del contatto oculare, viceversa emozioni negative come rabbia, ansia, imbarazzo implicano una distorsione dello sguardo (Anolli, 2002). Dal punto di vista emozionale, un’altra componente legata allo sguardo è costituita dalla dilatazione delle pupille. Hess (1975) rilevò che l’effetto dilatatore è provocato dalla mancanza di luce, da stimoli che eccitano emozionalmente ed è regolato da un riflesso vegetativo e inconsapevole.

La pupilla ha una parte importante nell’impressione che noi riceviamo dell’occhio di una persona. Parecchi studi hanno sottoposto alcune persone alla visione di immagini più o meno gradevoli. Ne hanno filmato il dilatarsi o il restringersi delle pupille, a seconda che la visione fosse piacevole o negativa (Guglielmini, 1999).

Perchè è importante aumentare il contatto visivo

“Quando due persone sono impegnate in una conversazione, si guardano negli occhi in modo intermittente. La percentuale del tempo in cui ciascuna guarda l’altra va dal 25% al 75% del tempo totale […] La durata degli sguardi varia dai 3 ai 7s, tempo di gran lunga superiore ai 0, 25-0,35 s necessari per la normale percezione visiva […] La direzione dello sguardo è strettamente legata al modo in cui procede il discorso. Si guarda più spesso quando si ascolta che non quando si parla […].

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