Cosa succede al nostro organismo durante un’emozione
Neurologia e neuroanatomia delle emozioni
Cosa accade nel cervello durante l’emozione
Stefania Porcu
Dal punto di vista scientifico l’emozione comporta una serie di cambiamenti all’interno dell’organismo, animale e umano, che fanno riferimento al sistema nervoso centrale (SNC), al sistema nervoso autonomo (SNA) e al sistema endocrino e ormonale. E’ il cervello che attiva e regola gli aspetti fisiologici dell’esperienza emotiva. Il sistema nervoso periferico mette in collegamento il sistema nervoso centrale con tutto l’organismo. Il sistema nervoso autonomo è responsabile della salivazione, della sudorazione, delle variazioni della pupilla, delle modificazioni dell’apparato gastroenterico e cardiovascolare (aumento della pressione sanguigna e aumento o diminuzione del battito cardiaco), che si attivano in concomitanza dello stimolo emotivo. Il sistema limbico ed i lobi frontali sono il substrato neurologico dell’emozione (Boncinelli, 2013). L’amigdala e l’ippocampo sono le parti del cervello più coinvolte. L’ipotalamo coordina il sistema nervoso autonomo ed ha un ruolo importante nel regolare la secrezione di certi ormoni.
L’amigdala è stata definita come una sorta di computer dell’emozionalità e la porta d’ingresso sensoriale delle emozioni in quanto registra ed innesca reazioni emotive rapide ed istintive. Essa funziona come un archivio della memoria emozionale ed è depositaria del significato stesso degli eventi.
Alcuni studiosi affermanoche l’amigdala provochi reazioni “repulsive” verso gli elementi considerati estranei, addirittura anche individui di un’altra etnia o di un altro gruppo. La risposta repulsiva sarebbe preceduta da una sensazione di disgusto.
Il cosiddetto IAT (Implicit Association Test) che misura i tempi di reazione a immagini-stimolo, eseguiti per analizzare la quota inconsapevole dei nostri pregiudizi, delle reazioni di disgusto e avversione nei confronti di chi ha un colore diverso dal nostro, o un altro orientamento sessuale, hanno rivelato che, se vediamo immagini che rappresentano gruppi etnici diversi dal nostro, avvengono attivazioni cerebrali soprattutto a livello di amigdala. È stato messo anche in evidenza il razzismo inconscio e le profonde paure di chi si professa antirazzista (o antiomofobo) (Legrenzi, 1994).
Gli esperimenti di Phelps (Camilli, 2013) mostrano pure che i test condotti usando volti noti (attori e politici afro-americani) riportano una riduzione dell’attività dell’amigdala la cui attivazione diminuisce col passare del tempo, lasciando posto a un’elaborazione corticale di “ragionamento”. Ciò conferma che conoscenza e ragione, ossia l’intreccio di amigdala, personalità e cultura, sono risposte efficaci contro il razzismo.
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