Leadership: come suscitare ammirazione

Fare il leader, non è un’ attività semplice. Il leader, che sia in azienda, in politica, ma anche nell’ambito religioso non solo deve coordinare i compiti dei subordinati, ma anche mitigare le liti, facilitare le relazioni, rappresentare la filosofia della propria organizzazione (che sia un’ azienda, un partito, una religione è indifferente). Se si tratta un leader intermedio dovrà inoltre relazionarsi con i leader superiore (ad esempio un primario, rappresentando il proprio reparto, relazionarsi in nome del reparto con la Direzione Sanitaria).

Ma come si fa a suscitare ammirazione nei propri seguaci?

Secondo la teoria del contenuto degli stereotipi (Cuddy, Glick e Fiske), ogni persona, per motivi evoluzionistici deve stabilire in tempi rapidi chi sia l’altro, se si tratta di un amico o di un nemico. L’immagine che ci creiamo degli altri deriva dall’attribuzione di due tratti: competenza e calore.

Dalla combinazioni possibili di presenza e assenza di questi tratti nascono delle emozioni in chi percepisce il leader (in genere il dipendente).

Come si può vedere dallo schema se

1. Il leader è percepito come poco competente e poco caloroso

Le reazioni emotive sono uniformemente negativo, si prova pietà per il leader

2. Se il leader è percepito come molto caloroso e poco competente

Si hanno reazioni emotive ambivalenti, ma alla fine prevale il disprezzo. In quanto sebbene a livello sociale possa funzionare bene, un leader di questo tipo non riesce a portare a termine i compiti e gli obiettivi di gruppo

3. Se il leader è percepito come molto competente e poco caloroso

Si hanno reazioni emotive ambivalenti, ma alla fine ha la meglio l’invidia. Chi è nel ruolo di subordinato potrebbe riconoscere sicuramente la competenza, ma non riuscire molto bene a livello sociale nella relazione col leader.

4. Se il leader è percepito come competente e caloroso

Solo in questo caso entra in gioco il sentimento di ammirazione.

Facciamo un esempio di leadership religiosa.

Tra e papa Wojtyla e papa Ratzinger, almeno stereotipicamente si percepisce una mancanza di calore nel secondo! Indovinate cosa accade?

Il sentimento di ammirazione è più facile nel primo, conosciamo più seguaci che ammirano in particolar modo papa Giovanni Paolo II, e meno che invece seguono con ammirazione papa Benedetto XVI.

Da questo punto di vista quando Giovanni Paolo II dice “volemose bene” in romanesco non sta solamente facendo una gag, ma sta affermando “io sono uno di voi”, determinando risultati inevitabilmente positivi.

Prendiamo un esempio dalla politica

Per Berlusconi e Monti, di certo, possono esserci pareri molto diversi tra di loro, ma una delle percezioni più comuni sono queste.

Berlusconi è percepito come caloroso, ma spesso non come competente, Monti è percepito come competente, ma non come caloroso! Il risultato?

Reazioni emotive ambivalenti, non sempre la leadership sarà unitaria, e non sempre scaturirà ammirazione. Ovviamente nei seguaci di Berlusconi invece vediamo proprio un sentimento di ammirazione, ma nei suoi seguaci c’è anche percezione di competenza.

Gestite un gruppo di persone? Siete un leader? Aspirate ad esserlo?

Chiedetevi come venite percepiti dagli altri. Forse siete molto competenti ma un po’ troppo “cyborg” come Monti, oppure siete molto calorosi come Berlusconi, ma a volte fate qualche scivolone, solamente bilanciando il modo in cui venite percepite potrete migliorare il vostro potenziale di gestione di un gruppo di persone, facendo scaturire emozioni positive.

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