perchè le persone parlano di cose che non conoscono

Perché le persone parlano di cose che non conoscono

Le persone parlano di cose che non conoscono

Nel 1200, i maggiori esperti miravano ad avere una conoscenza enciclopedica. Le fonti di informazioni erano limitate ed i maggiori studiosi volevano e potevano conoscere quasi tutto. Almeno riferendosi alle fonti scritte dell’epoca.

Non esistevano grandi sistemi per immagazzinare informazioni e le uniche risorse disponibili erano i libri e la nostra memoria.

Oggi ci troviamo di fronte ad un’esplosione di informazioni e conoscere tutto è impossibile. Nel tempo che impieghi a studiare del contenuto, viene prodotta una quantità di contenuto insormontabile per la singola persona.

Eppure la nostra mente è fatta in questo modo:

  • ha bisogno di semplificare: la realtà e le informazioni sono troppe per poter essere elaborate. Per questo motivo, usiamo degli strumenti per rendere comprensibile la realtà, come le generalizzazioni, le semplificazioni, le categorizzazioni
  • deve capire la realtà: non comprendere la realtà implica la perdita di controllo. A nessuno di noi piace la perdita di controllo.

La nostra esperienza di vita si struttura in modo tale da assicurarci delle certezze

Molti dei nostri processi mentali sono fatti per assicurarci una certa dose di certezza e controllo sulle situazioni. Il nostro pensiero si basa sul voler avere dominio su ciò che accade e – quando possibile – rendere gli eventi prevedibili.

A titolo di esempio, uno degli elementi che rende più pericoloso il trauma psicologico è l’imprevedibilità.

La nostra mente struttura la realtà in modo da renderla comprensibile e prevedibile.

Ne deriva che qualsiasi elemento che rende la realtà imprevedibile ci crea angoscia e ansia. La nostra mente fa tutto il possibile per stabilire delle certezze e ridurre l’ansia.

Le conversazioni umane, nella grande maggioranza dei casi, sono basate su domande e risposte che hanno l’obiettivo di definire la realtà. Tutte le conversazioni che si concludono con una visione comune, migliorano la relazione tra le parti. Le conversazioni che partono o che si concludono con visioni differenti, peggiorano la relazione tra le parti.

Ma pensaci, addirittura un conflitto tra persone ha la funzione di definire la realtà. Ci si accorda sul fatto di doversi separare dall’altro, di doversi distinguere. Distinguerci dagli altri, a volte ci fa sentire unici, ma se non abbiamo un gruppo di riferimento, ci fa sentire soli.

Per questo motivo, l’adesione a determinate credenze crea dei gruppi di riferimento.

Questi gruppi di riferimento possono dunque essere portatori di credenze ed entrare in conflitto con gli altri. Si pensi a qualsiasi dibattito (ad es., vegani vs onnivori, partiti di sinistra vs partiti di destra, favorevoli all’aborto vs non favorevoli all’aborto) e così via.

Non elenco neanche tutti i motivi di contrapposizione nelle opinioni delle persone sulla recente gestione della  pandemia Covid-19. Conoscete perfettamente questo tema e le opinioni in campo.

I gruppi che si creano attorno a delle credenze entrano in conflitto tra loro per due motivi:

  • ritengono di avere ragione e che il proprio sistema di credenze sia più corretto degli altri
  • ammettere che il proprio sistema di credenze sia sbagliato crea un senso di ansia e di disagio. Tutti noi vogliamo comprendere ed organizzare la realtà.

Comprendere la realtà è un bisogno umano

Pensa che il conflitto è considerato come uno dei meccanismi per far crescere le società. Ne parla Gareth Morgan, nel suo testo di psicologia delle organizzazioni, “Images”. Ne parla ancora prima il filosofo Hegel, quando parla di tesi, antitesi e sintesi.

Il conflitto, se gestito in modo educato, mediante la negoziazione, è un processo che ci aiuta a comprendere la realtà.

Perché le persone parlano di cose che non conoscono?

Uno dei meccanismi di difesa principali per comprendere la realtà è parlare di cose che non si conoscono. Quando non conosciamo qualcosa, sentiamo il bisogno di definire la realtà e di categorizzarla.

Parlare ed esprimere pareri su cose che non si conoscono in prima battuta ci rassicura, perché ci aiuta a comprendere il reale. E magari anche a darci una visione rassicurante della realtà, dall’altra però ci espone a dei pericoli notevoli.

Questi pericoli sono chiamati bias, ovvero, errori sistematici di valutazione.

I due errori sistematici di valutazione più comuni nel parlare di cose che non si conoscono sono:

  • bias di over-confidence: ovvero sovrastima delle proprie capacità. Le persone con meno conoscenze, di solito si sovrastimano e prendono decisioni, formulano valutazioni più imprecise
  • bias di over-claiming: che consiste nell’affermare di conoscere cose sconosciute

Questi due errori di valutazione sono molto più comuni di quello che credi

Perché le persone si sovrastimano?

Esistono moltissimi modi per costruire la propria autostima:

  • Puoi costruire la tua autostima sulla base dei risultati che ottieni
  • il supporto sociale ed il tuo gruppo di riferimento può darti autostima

Sovrastimarsi è però un pericolo, in quanto può condurci a decisioni sbagliate.

L’interesse per il bias di overconfidence nasce da una curiosa ricerca di psicologia del lavoro, basata sulla selezione del personale. Come leggevo nel testo di Argentero, l’intervista di selezione:

I selezionatori del personale con più anni di esperienza fanno più errori di selezione

A ognuno di noi verrebbe da dire il contrario, tutti noi pensiamo che l’anzianità sia un fattore che migliora le performance. E invece accade il contrario.

L’anzianità di servizio è quindi da considerarsi un fattore di rischio? Non dovrebbe aumentare le probabilità di successo?

Certo, dovrebbe farlo, ma ciò che si osservava è che di pari passo con l’anzianità di servizio, aumentava anche la sovrastima delle proprie capacità.

In breve, le persone con più esperienza nella selezione del personale, sovrastimavano le proprie capacità a tal punto da prendere decisioni intuitive.

L’intuizione e le tecniche destrutturate, in media, portano risultati peggiori delle decisioni analitiche e focalizzate.

L’unico problema è che non sempre “abbiamo il tempo” di formulare decisioni attente.

E questo potrebbe rappresentare un rischio

Esprimere opinioni su cose che non si conoscono. Il problema dell’overclaiming

Uno dei bisogni primari delle persone è quello di apparire desiderabili. Specialmente quando c’è una posta in gioco, ognuno di noi fa del nostro meglio per apparire desiderabile ed accettabile.

Pensa ad un contesto di selezione del personale.

In un contesto come questo, ognuno di noi adotta delle strategie per apparire il migliore possibile, esaltando le proprie capacità, sottolineando le proprie conoscenze. Alcuni addirittura mentono sulle proprie competenze.

A tutto ciò però esiste un limite, ed una serie di ricercatori si sono sforzati di creare tecniche per riconoscere chi esagera in questo senso.

Esiste tutto un settore di ricerca sulle menzogne nella selezione del personale. Assumere una persona che dichiara competenze che sa di non avere è un bel problema.

Alcuni ricercatori hanno cercato di capire quanto fosse diffuso il fenomeno delle menzogne nella selezione del personale.

Per comprendere quanto fosse diffuso questo fenomeno, alcuni ricercatori hanno creato l’Overclaiming Questionnaire.

Si tratta di un questionario che chiede alle persone di dichiarare quanto conosce una serie di argomenti legati ad un’area di studio.

Esistono overclaiming questionnaire in qualsiasi ambito: lettere, chimica, musica, etc. E si somministra a persone di quello stesso settore, lettere a chi vuole lavorare con la scrittura, chimica per gli aspiranti chimici, musica per gli aspiranti musicisti e così via.

Il problema è che questo questionario include anche argomenti fittizi, temi inventati, per cui nessuno dovrebbe dichiarare di conoscere.

Se ti chiedono se conosci la teoria dei “bisogni trasversali di Ostrogoff” o gli “scismi di parallasse” e rispondi di conoscerli c’è un problema. Semplicemente perché questa teoria non esiste.

Le persone che dichiarano di conoscere cose che non conoscono, spesso, sono più vulnerabili

Uno dei più autorevoli ricercatori di psicometria, Delroy Paulhus, ha verificato quali siano le caratteristiche delle persone che parlano di cose che non conoscono.

Ti consiglio di leggere l’integrale qui.

In sostanza, l’Overclaiming Questionnaire ti consente di avere due misure:

  • accuratezza: che determina quanto la persona dichiara di conoscere temi esistenti e riconosce di non conoscere temi inesistenti. Si tratta di persone che quanto meno non inventano di conoscere temi in realtà inesistenti
  • bias: che spiega quanto le persone in media dichiarano di conoscere gli argomenti (considera però che chi risponde positivamente su bias, dichiara anche di conoscere cose che non esistono).

I risultati sono incredibili e ci dimostrano la grande fragilità delle persone che parlano di cose che non conoscono.

Guarda questa prima tabella, è impressionante.

Ammettere di non conoscere temi che non si padroneggiano correla con il quoziente intellettivo

Le persone che non hanno alcun problema ad ammettere di non conoscere determinati argomenti hanno di solito un quoziente intellettivo più alto. Come detto, il questionario chiedeva domande relative alla conoscenza di un determinato argomento.

Alcuni di questi temi erano inesistenti.

Le persone con maggiore quoziente intellettivo non dichiarano di conoscere anche questi temi. In altre parole non si sovrastimano. 

Le persone con un quoziente intellettivo più basso, invece, dichiarano di conoscere anche cose che non conoscono (ed è certamente così, dal momento che si tratta di temi inventati.

Chi dichiara di conoscere cose che non conosce, ha spesso tratti narcisistici

Come puoi vedere in questa tabella, il grado in cui le persone sovrastimano le proprie capacità correla con il narcisismo e l’autoinganno.

Le correlazione tra narcisismo e bias sono ben evidenti.

Le ricerche in questo senso, dimostrano che le persone che sovrastimano le proprie capacità, spesso affidano le proprie decisioni e valutazioni a processi puramente intuitivi.

Spesso, le persone che parlano di temi che non conoscono, hanno anche un quoziente intellettivo più basso e tratti narcisistici.

Parlare di temi che non si conoscono è dunque chiaramente un fattore di vulnerabilità e di espressione delle proprie difficoltà.

 

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