Stress e modello di Rischio Effort Reward Imbalance di Siegrist e Karasek

Modello di rischio Effort-Reward Imbalance (ERI) di Siegrist

Il modello ERI è complementare a quello di Karasek, mentre quest’ultimo si concentra sul contenuto del lavoro, Siegrist focalizza la propria attenzione sugli aspetti contrattuali del rapporto di lavoro. A tal proposito è fondamentale il principio di reciprocità sociale, per il quale gli individui investono energie e risorse in attività dalle quali presumono di ottenere un rendiconto.

La reciprocità è rispettata se il ritorno che si ottiene è percepito come adeguato. Secondo l’autore, la mancanza di reciprocità ha effetti negativi sui processi psicofisiologici di autoregolazione poiché impedisce la soddisfazione dei bisogni personali fondamentali (come il bisogno di appartenenza e di self-efficacy). In ambito lavorativo, la persona utilizza le proprie energie psicofisiche in cambio di una retribuzione, dell’opportunità di avanzamento di carriera e di un aumento dell’autostima.

Tali ricompense, secondo il modello ERI, vanno a stimolare alcune aree cerebrali coinvolte nella regolazione emotiva, suscitando emozioni positive. Al contrario la mancanza di ricompense e gratificazione, genera stress e emozioni negative. Di conseguenza, la condizione di squilibrio tra sforzo e ricompensa è una condizione di rischio per lo stress lavoro-correlato. In alcune situazioni, i lavoratori hanno la possibilità di ripristinare un equilibrio tra sforzo e ricompensa (ad es. cambiando lavoro o riducendo lo sforzo). Ci sono tuttavia situazioni lavorative, che espongono la persona a una condizione di stress cronico perché non le offrono la possibilità di riequilibrare il
rapporto tra sforzo e ricompensa.

Tra queste situazioni vi è la condizione di dipendenza in cui i costi del permanere nella situazione di squilibrio sono notevolmente inferiori rispetto a quelli cui si andrebbe incontro cercando di modificare la situazione (es. richio di essere licenziati e rimanere disoccupati). Questa è la condizione tipica dei lavoratori con basso livello di specializzazione e/o bassa scolarizzazione.

Un’altra situazione, chiamata “della scelta strategica”, si ha quando il lavoratore, pur non essendo obbligato, accetta di lavorare in condizioni svantaggiose per un certo periodo, allo scopo di arricchire il proprio curriculum, farsi un nome, così da aumentare le future possibilità di carriera. Tuttavia, quanto più è squilibrato il rapporto tra sforzo e ricompensa, tanto meno è probabile che si riuscirà a riequilibrarlo in futuro. Questa condizione è tipica dei giovani professionisti (avvocati, psicologici, ingegneri …) alle prime esperienze professionali.

L’ultima condizione è caratterizzata da un ipercoinvolgimento del soggetto nel lavoro. In questo caso lo squilibrio tra sforzo e ricompensa è legato a caratteristiche individuali, in particolare al bisogno di ricevere approvazione, che porta a cercare di raggiungere performance sopra la media.

Queste caratteristiche personali implicano una valutazione distorta dei costi personali di tale situazione e delle strategie di coping: i costi vengono sottostimati e le strategie di coping vengono sovrastimate. La condizione di ipercoinvolgimento può portare all’esaurimento psicofisico che, secondo Siegrist, è adattivo perché segnala la necessità di riequilibrare la situazione.

Da questo modello sono state derivate tre ipotesi. La prima riguarda il fatto che la condizione di squilibrio estrinseco tra sforzo e ricompensa abbia effetti dannosi sulla salute. La seconda ipotesi si riferisce all’effetto negativo sulla salute, causato da una condizione di squilibrio intrinseco, legata all’ipercoinvolgimento. Entrambe queste ipotesi hanno trovano validazione empirica, soprattutto per quanto riguarda l’insorgenza di patologie cardiovascolari e psicosomatiche. La terza ipotesi riguarda invece, un aumento dei rischi per la salute nelle condizioni in cui c’è una combinazione di squilibrio estrinseco e intrinseco, rispetto alle situazioni in cui è presente un solo tipo di squilibrio. Quest’ultima ipotesi non è stata confermata dalle ricerche.

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