Enneagramma e ricerca scientifica

enneagrammaRassegna di ricerche sull’Enneagramma

 di Serena Giovannini

L’Enneagramma è utilizzato in una grande varietà di attività: counseling, coaching, sostegno psicologico, selezione del personale, ricerche di mercato, sviluppo e formazione del personale. Tuttavia, le ricerche che indagano e traggono risultati stabili da un punto di vista empirico sono limitate. In questo capitolo, sarà esposta una rassegna di ricerche che mostrano i risultati della ricerca sull’Enneagramma.

7.1        La validazione delle scale di misurazione dell’Enneagramma

La ricerca recente sull’Enneagramma si è concentrata, in gran parte, sulla validazione di scale di misurazione delle nove tipologie. In una rassegna della letteratura empirica sull’Enneagramma, Newgent et al. (2002) hanno riscontrato sia risultati positivi sia risultati negativi. I ricercatori affermano che questi risultati poco soddisfacenti sono dovuti prevalentemente a problemi metodologici o alla scarsa ampiezza del campione. Se dunque per un verso possiamo osservare dei risultati negativi dal punto di vista della validità e dell’attendibilità, secondo  Edwards (1991), alcuni autori hanno sovrastimato la staticità del modello, proprio come se i caratteri dell’Enneagramma possano essere del tutto intercambiabili con i tratti di personalità, così ci si discosta da un modello dinamico e ci si dimentica di esplorare l’Enneagramma in tutta la sua completezza.

Vediamo ora alcune ricerche che hanno avuto come obiettivo la validazione di strumenti di misura per l’Enneagramma.

                                  7.1.1.       Riso-Hudson Enneagram Type Indicator (RHETI)

Riso-Hudson Enneagram Type Indicator (RHETI; Riso & Hudson, 1999) è uno strumento di misura delle nove tipologie dell’Enneagramma costituito da 144 item a scelta forzata.

Newgent et al. (2000) hanno effettuato uno studio di validazione concorrente tra RHETI e NEO PI-R. Newgent e collaboratori avevano ipotizzato che le misure prodotte dal RHETI potessero correlare con il Modello a Cinque Fattori di personalità. Sono state riscontrate diverse correlazioni significative a supporto di questa ipotesi:

il carattere uno ha una correlazione significativa e positiva con la Coscienziosità (r = .43), il due ha una relazione significativa e positiva con l’estroversione (r = .49). Il tre ha una relazione significativa e positiva con la Coscienziosità (r = .67), il quattro ha una relazione significativa e positiva con il Nevroticismo (r = .35) e con l’Apertura all’esperienza (r = .30), ha inoltre relazioni significative e negative con Estroversione (r = -.31) e Coscienziosità (r = -.52). Il cinque ha una relazione significativa e negativa con l’Estroversione (r = -.43) e una relazione significativa e negativa con l’Apertura all’esperienza (r = -.36), il sei ha una relazione significativa e negativa con l’Apertura all’esperienza (r = -.51). Il sette ha una relazione positiva e significativa con l’Estroversione (r = .51), e l’Apertura all’esperienza (r = .49), l’otto ha ottenuto una relazione significativa e positiva con l’Estroversione (r = .48) e la Coscienziosità (r =.31) e una relazione significativa e negativa con l’Amicalità (r = -.61), il nove ha ottenuto una relazione significativa e negativa con l’Estroversione (r = -.56) e l’Apertura all’esperienza (r = -.30) e una relazione significativa e positiva con l’Amicalità (r = .61). Questi risultati, tuttavia, necessitano di ulteriori verifiche, in quanto il campione utilizzato era troppo piccolo (N = 44) per trarre conclusioni statisticamente consistenti. Successivamente, Newgent e collaboratori (2004) hanno condotto una serie di statistiche su un campione più ampio (N = 393) al fine di validare il RHETI (Riso & Hudson, 1999). In questo studio è stato calcolato l’Alpha di Cronbach per valutare la coerenza interna delle scale del RHETI. Gli Alpha variano da .56 a .82, solamente il carattere tre e il cinque riportano livelli di coerenza interni medio-bassi, Nunnally (1978), fissa .70 come livello minimo di accettabilità.

Sono state inoltre calcolate le correlazioni lineari tra RHETI e NEO-PI-R, tuttavia, come si vede nella seguente tabella, non sono sempre sono state ottenute le correlazioni attese tra le tipologie rilevate dal RHETI e i tratti di personalità misurati dal NEO-PI-R.

Secondo Newgent e collaboratori, parte dei risultati incongruenti è dovuta  al fatto che la scala RHETI sia ipsativa, cioè  forza il soggetto a scegliere tra risposte alternative tra loro. Ottenere un punteggio alto su una scala, dunque, significa automaticamente ottenere un punteggio basso nell’altra, e questo influenza in maniera significativa le correlazioni con altre scale.

Per questo motivo, in ricerche più recenti (ad es., Scott, 2012), si tende ad utilizzare una nuova forma del RHETI (versione 2.5), che non ha gli item a scelta forzata, ma chiede al soggetto di posizionarsi su una scala Likert a sei punti. In questo modo la scala si adatta meglio al calcolo di alcune statistiche.

Dal punto di vista della validazione psicometrica del RHETI versione 2.5, un contributo deriva dalla ricerca di Giordano (2010), che può essere definita come una prosecuzione delle ricerche di Newgent e collaboratori (2000, 2004). Questo studio aveva i seguenti obiettivi:valutare attendibilità e validità del RHETI nella versione 2,5; confrontare la versione 2,5 con la versione del RHETI con punteggi ipsativi; analizzare le correlazioni dei punteggi delle triadi dell’Enneagramma ottenuti al RHETI versione 2,5, con le sottoscale dell’Assessment of Spirituality and Religious Sentiment Scale (ASPIRES; Piedmont, 2004) e della Faith Maturity Scale (FMS;Benson, Donahue & Erickson 1993);studiare la validità concorrente col NEO PI-R, coerentemente agli studi prodotti da Newgent et al. (2000,2004)

Il campione era costituito di 530 partecipanti, prevalentemente di sesso femminile (424 donne; 106 uomini), distribuito in un’ampia gamma di fasce d’età (da 21 a 94 anni). I questionari sono stati somministrati online in un server protetto. E’ stato ottenuto che, sia nella versione con domande ipsative sia nella versione a domande non ipsative del RHETI, i coefficienti Alpha di coerenza interna erano alti, sono stati ottenuti migliori gli indici alpha del RHETI ver. 2.5 con domande non ipsative. Non sono state ottenute correlazioni tra il RHETI e il test ASPIRES, questo risultato conferma il RHETI come strumento di indagine della personalità, strumento non in grado di misurare direttamente le motivazioni spirituali.

 Scott, in una ricerca del 2012  ha è verificato la struttura fattoriale del RHETI versione 2.5, in un campione di 4601 persone che rispondevano al questionario via web. Le soluzioni fattoriale ottenute erano tutte soddisfacenti, i nove fattori risultati, rispettano fedelmente la suddivisione degli item che misurano i rispettivi caratteri. Inoltre ha  verificato se i risultati fossero stati influenzati dai partecipanti che già conoscevano l’Enneagramma, per cui ha condotto l’analisi fattoriale separatamente su un sottocampione di soggetti che già conoscevano l’Enneagramma e su un sottocampione che non lo conosceva e ha così ottenuto risultati del tutto sovrapponibili.

 

7.2. Enneagramma e validità di costrutto

Un secondo gruppo di ricerche è volto a verificare  la validità di costrutto dell’Enneagramma. (Boncori, 2006).

  1. Una ricerca di Edwards (1991) si è proposta di verificare un’ipotesi di Riso (1987), detta ipotesi delle ali (wings hypothesis). Secondo Riso oltre ad esserci un carattere di base (predominante), le persone dispongono dei tratti dei due caratteri rappresentati dal numero adiacente al carattere di base (ad es., una persona di carattere tre, secondo l’ipotesi, ha caratteristiche del due e del  quattro). Per verificare questa ipotesi è stato raccolto un campione di 48 studenti dell’Università di Lancaster, bilanciati per la variabile sesso. Ad ognuno dei partecipanti è stato consegnato un mazzo di 9 carte, ogni carta conteneva la descrizione di un tipo di carattere definito dall’Enneagramma. Per essere fedeli all’ipotesi sono state utilizzate descrizioni di ogni enneatipo scritte personalmente da Riso, autore dell’ipotesi. Ai partecipanti è stato chiesto di disporre le carte in cerchio in base alla seguente regola: le carte dovevano essere adiacenti alle carte che, secondo il partecipante, potevano appartenere alla stessa persona. L’ipotesi di Riso non è stata verificata, solamente le associazioni tra il carattere quattro e il cinque sono risultate significativamente diverse dal caso.
  2. In uno studio di Pedersen (2005) si è indagato  il rapporto tra personalità e utilizzo di oppiacei. Il carattere era individuato secondo l’Enneagramma, tramite il Wagner Enneagram Personality Style Scales (WEPSS; Wagner, 1999). Il campione era costituito da dipendenti da oppiacei sotto trattamento di metadone. L’analisi statistica era costituita da un test chi-quadro che analizzava le corrispondenza tra carattere riscontrato tramite il WEPSS e risposte alla terapia. E’ stato riscontrato che i pazienti che scelgono la cura col metadone (e non scelgono altri metodi di disintossicazione), che riescono a vivere più a lungo, adeguandosi in parte a un livello di stabilità sociale accettabile, hanno una prevalenza statisticamente significativa di carattere nove.
  3. In uno studio di Ormond (2007), si voleva verificare se l’addestramento all’Enneagramma potesse incrementare l’efficacia di gruppo, l’intelligenza emotiva, le abilità interpersonali, la soddisfazione verso la vita, e se potesse diminuire i livelli di stress. E’ stato effettuato un disegno test-retest su un gruppo di lavoro di 8 persone, la prima somministrazione era effettuata prima del training, la seconda somministrazione sei mesi dopo. La batteria di test era costituita dai seguenti strumenti: Team Effectiveness Survey, Parker Team Development Survey, Baron EQ-i, Perceived Stress Scale, Positive States of Mind Scale, Consultant Enneagram Class Evaluation. Il consulente ha inoltre valutato la performance di gruppo attraverso l’osservazione dei meeting di squadra e intervistando i partecipanti. E’ stato utilizzato un t-test relazionato su ognuna delle scale utilizzate, per verificare se si fossero ottenuti i miglioramenti ipotizzati. Nessun test è risultato significativo, probabilmente anche a causa della bassa potenza del test, determinata da un campione molto poco numeroso (n = 8). I partecipanti, tuttavia, nelle interviste individuali hanno dichiarato di aver ottenuto miglioramenti cognitivi e comportamentali sulla consapevolezza di sé, crescita personale e comunicazione, aspetti che non erano rilevati dalla batteria di test. La ricerca è sicuramente preliminare e non si ottengono risultati positivi sul profilo della testistica. Tuttavia i suggerimenti ottenuti dalle interviste individuali possono aprire la strada a ricerche che, misurando gli aspetti suggeriti dai partecipanti, ed utilizzando un campione più ampio, possano produrre informazioni più precise sull’utilizzo di questa tecnica in ambito aziendale.
  4. In una ricerca di Wyman e Magidson (2008) è stato analizzato il legame tra enneatipi e il tratto di introversione-estroversione misurato dal MBTI. Il campione, di 500 partecipanti, era prevalentemente femminile (80%), ed era ben bilanciato per le fasce di età (dai 20 agli 80 anni). Ai partecipanti era richiesto di identificare quale fosse il loro carattere, secondo la definizione dell’Enneagramma, successivamente i partecipanti dovevano rispondere all’MBTI. In questa ricerca è stato trovato un legame tra il carattere ottenuto all’Enneagramma e i livelli di introversione ed estroversione. Questa ricerca, tuttavia, ha un margine di miglioramento, in quanto le autodescrizioni formulate per identificare l’enneatipo potrebbero aver influenzato le modalità di risposta all’MBTI (effetto d’ordine, Zammuner, 1998).
  5. Godin (2010) ha ipotizzato che la conoscenza dell’Enneagramma potesse aumentare il benessere psicologico e l’accettazione incondizionata di sé. Per verificare l’ipotesi, ha utilizzato un disegno quasi-sperimentale pre-test post-test a due campioni. Ha selezionato, in maniera casuale, il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo, ognuno dei campioni era costituito di 21 persone. Il gruppo sperimentale riceveva un training sull’Enneagramma di tre settimane. E’ stata somministrata ad entrambi i campioni una batteria di test ai due gruppi in tre tempi diversi: prima del training, dopo e a distanza di due mesi dalla conclusione del training. La batteria di test era costituita dai seguenti test Unconditional Self-acceptance Questionnaire (USAQ; Chamberlain & Haaga, 2001) and Ryff’s Psychological Well-being (RPWB; 1989). Il test RPWB è costituito di 120 item (20 per dimensione), durante la ricerca è stato calcolata la coerenza interna della scala tramite Alpha di Cronbach e la stabilità tramite coefficiente di correlazione lineare test-retest. Tutti gli indici, in tutte le dimensioni del test, erano superiori a .80. Il test USAQ, costituito da 20 domande, misura diversi aspetti dell’accettazione incondizionata di sé, le persone dovevano posizionare la propria risposta in una scala likert a 7 punti. In questa ricerca ha ottenuto indici Alpha di Cronbach e correlazione test-retest superiori a .70. Sono dunque tutti indici soddisfacenti. Non sono state riscontrate differenze significative nei punteggi di USAQ e RPWB nel pre-test e il post-test. Non c’è stato dunque né un aumento né una diminuzione di benessere e accettazione incondizionata di sé in nessuno dei due gruppi. Questo risultato, tuttavia, può essere stato influenzato da una serie di fattori come la strutturazione del training sull’Enneagramma, la piccola numerosità dei campioni (21 soggetti) o anche dal tasso di frequenza al training sull’Enneagramma (in alcune lezioni, parte dei partecipanti risultava assente).
  6. In una ricerca di Too e Ismail (2011), si è indagato la relazione tra i caratteri dell’Enneagramma e reazione agli stressor misurata in termini di ansia da computer. La relazione tra personalità e ansia da computer è stata studiata rispetto a diverse teorie di personalità, come la teoria dei Cinque Grandi Fattori, ma non è mai stata indagata rispetto all’Enneagramma. Lo strumento utilizzato comprendeva una sezione di rilevazione dei dati demografici, una sezione costituita della versione breve del RHETI a punteggi ipsativi (36 item) e una sezione che rilevava gli effetti di vari stressor da computer (stressor generali, hardware, software, network). Dopo aver suddiviso i partecipanti in funzione del loro enneatipo è stata effettuata un’analisi della varianza per ogni variabile dipendente (stressor generali, hardware, software, network), al fine di valutare se ci fossero differenze significative nella reazione agli stressor tra i vari tipi di personalità. Non sono emerse differenze significative. Per questo motivo sono stati applicati dei t-test a campioni indipendenti tra le coppie di caratteri che differivano maggiormente in termini di risposta allo stressor, in questo modo sono state ottenute alcune differenze significative. Il carattere due ha un livello di stressor generali e di stress legato al network maggiore rispetto al tipo uno. Il  carattere otto ha ottenuto un livello di stressor legato al software maggiori del tre, il sette ha ottenuto livello di stressor legati all’hardware maggiori del tre.
  7. Uno studio di Chiang (2012) si è proposto di valutare se personalità e cultura possano influire sulla performance individuale e di gruppo, in un contesto aziendale. Per valutare questo Chiang ha somministrato i tratti Big Five, un test  per rilevare  gli enneatipi, il test di Hofstede sulle dimensioni culturali. In questa ricerca è stato ottenuto che la personalità misurata tramite i tratti Big Five non influenza la performance né a livello individuale né a livello di gruppo. Non c’è nessuna correlazione tra le dimensioni della cultura misurate col test di Hofstede e la performance a livello individuale, mentre c’è una correlazione tra mascolinità e performance di gruppo nel campione statunitense e cinese. E’ stato inoltre trovato un legame tra performance di gruppo e carattere tre secondo l’Enneagramma. E’ stata infine valutata la validità concorrente del test sull’Enneagramma rispetto ai tratti Big Five, ed è stato trovato che il carattere quattro ha un valore significativamente più alto di Apertura all’esperienza rispetto all’uno e al tre. Il cinque ha un livello significativamente più basso di Amicalità rispetto al sette e al nove.

              7.3.     Ricerca qualitativa

Con lo sviluppo crescente della ricerca qualitativa in ambito psicologico (Mazzara, 2003), sono state effettuate delle ricerche qualitative sull’utilizzo dell’Enneagramma in ambito psicologico e nel counseling. Utilizzando l’analisi dell’intervista narrativa, Perry (1997) ha esplorato il legame tra orientamento all’Enneagramma e performance nella leadership efficace. Tolk (2006) ha esplorato i legami tra Enneagramma e schema therapy, scrive Tolk (2006) in Dissertation Abstracts International: Section B: Sciences and Engineering  “entrambi i metodi descrivono le ‘lenti’ che limitano le percezioni delle persone e ostacolano il loro modo di vedere accuratamente la realtà”.

7.4.            Conclusioni e domande per la ricerca futura

La ricerca è carente da diversi punti di vista: in particolare quella parte che si occupa di validare i test, oggi ha alcuni punti forti ed alcuni limiti. Alcuni test, come ad esempio il RHETI, hanno  diversi risultati a supporto della loro attendibilità, buoni risultati relativi alla loro validità fattoriale. Sono stati inoltre prodotti risultati sulla validità concorrente con strumenti che misurano i Grandi Cinque fattori di personalità, tuttavia, spesso le correlazioni tra i caratteri dell’Enneagramma e tratti di personalità Big Five riportano valori incoerenti tra loro. Gli altri strumenti che si propongono di rilevare gli enneatipi  non hanno una ricerca o studi che effettivamente dimostrino una buona validità psicometrica. Sarebbe utile inoltre adattare e tradurre gli strumenti psicometrici ai vari contesti culturali, in quanto al momento i pochi test sono solo in inglese.

In nessuno strumento, compreso il RHETI, sono stati ottenuti risultati positivi riguardanti aree della psicometria come la validità predittiva. Sebbene questo strumento sia utilizzato in contesti di counseling, clinici e di selezione del personale, nessuno studio ottiene risultati importanti nel predire determinati risultati  Sappiamo ben poco sull’utilità pratica di questi strumenti in un setting di counseling o di sostegno psicologico, in quanto non è mai stata calcolata la correlazione  fra gli enneatipi rilevati dal RHETI e criteri esterni.

Gli studi che si propongono di valutare se la sola conoscenza dello strumento possa portare benefici significativi alla persona (sia in termini di autoconsapevolezza e benessere sia in termini di skills come l’intelligenza emotiva e le capacità relazionali), non riportano risultati significativi. In nessun caso è stato dimostrato che la conoscenza dell’Enneagramma possa migliorare effettivamente la consapevolezza di sé e le relazioni. Tuttavia, non è stato dimostrato neanche il contrario, i risultati non significativi possono essere stati determinati da una grande varietà di situazioni, come ad esempio la eventuale scarsa qualità del training, il tasso di presenza/partecipazione dei partecipanti al training, ma soprattutto, la scarsa numerosità del campione. Una soluzione di indagine potrebbe essere rappresentata dalla raccolta di risultati in campioni più grandi. Inoltre, non sempre il successo aziendale o di una pratica clinica può essere intercettato efficacemente dallo studio dei valori quantitativi (risultati a un test psicometrico, fatturato di un’azienda etc…), ma può essere studiato anche con metodi qualitativi come l’intervista, l’osservazione, i focus group. E’ necessario procedere con la ricerca qualitativa per riconfermare la ricerca di base, ma soprattutto per sviluppare ricerche che non utilizzino l’Enneagramma solamente per descrivere i tratti di una persona, ma anche come strumento che aiuti il cliente a cambiare.

Secondo punto su cui ci si può focalizzare riguarda questioni culturali. L’Enneagramma è uno strumento le cui origini vengono fatte risalire  in Oriente. Recentemente, alcuni autori (Palmer, 1991; Matise, 2007) hanno ipotizzato che l’Enneagramma sia uno strumento caratterizzato da universalità culturale. Nessun dato è stato raccolto per verificare questa ipotesi; per fare questo sarebbe necessario uno sforzo di coordinamento importante, campioni indipendenti raccolti in contesti culturali diversi, l’utilizzo dello stesso strumento adattato in lingue diverse. In questo modo si potrebbero effettivamente valutare se i risultati ottenuti su una varietà di generazioni e culture diverse sono effettivamente intercambiabili tra loro, oppure se esistono differenze culturali nelle modalità di risposta a strumenti standardizzati sull’Enneagramma.

L’ultimo aspetto riguarda la connessione tra le teorie dell’Enneagramma e le altre teorie psicologiche. I ricercatori dovrebbero approfondire ulteriormente i parallelismi tra l’Enneagramma e le altre teorie del counseling e della psicologia.

 

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