Psicologia dello Sport: le tecniche di life skills applicate allo sport
Articolo di Irena Semi
Gli effetti positivi della pratica sportiva nelle fasi dello sviluppo, sia sul carattere che sulle capacità di socializzazione, sono da sempre evidenti. Tuttavia, soltanto in tempi recenti, è stato associato a tali conseguenze benefiche il concetto di Life Skills.
Come sottolineato da David Sugden e Margaret Talbot , c’è una sostanziale differenza tra “l’apprendere a muoversi” e il “muoversi per apprendere”: lo sport non produce soltanto risultati specifici dell’educazione fisica, ma trasmette anche forti valori educativi, con benefici nel campo scolastico e nella vita quotidiana. Insegna a porsi degli obiettivi e a raggiungerli tramite strategie adeguate, a risolvere con creatività situazioni difficili e impreviste, a rispettare e a condividere le regole. Inoltre, è particolarmente importante il valore dell’imparare a gestire la soddisfazione derivante dai successi, e la frustrazione che proviene dalle sconfitte, sapendole riutilizzare come elementi di crescita.
Chi pratica sport fin da piccolo è abituato a stare tra coetanei, socializzando e imparando a cooperare, ad aiutarsi e sostenersi per raggiungere l’obiettivo, ma allo stesso tempo sviluppa la propria autonomia, non avendo i genitori al proprio fianco in campo, nello spogliatoio, nei ritiri.
Lo sport è utile anche allo sviluppo delle capacità organizzative, di ottimizzazione del tempo, di gestione di impegno ed energie, oltre che ad imparare a conoscere e gestire le emozioni, sia positive (gioia per un risultato, condivisione del successo) che negative (ansia, stress, delusione per la sconfitta).
Quanto assimilato durante la pratica sportiva in termini di Life Skills è chiaramente importante e utile anche al di fuori dell’ambito sportivo, nella scuola prima e nel lavoro poi. Tuttavia, questo importante ruolo dello sport spesso non è riconosciuto e utilizzato per le sue potenzialità: in alcune realtà scolastiche, viene perfino considerato in antitesi con lo studio e l’attività curriculare, ritenute pratiche più importanti per lo sviluppo cognitivo.
Chi invece sostiene l’importanza della pratica sportiva per lo sviluppo di capacità emotive e sociali, ma anche cognitive, vorrebbe una maggiore integrazione sport/scuola, oltre a programmi che non penalizzino gli studenti/atleti (come per esempio quelli messi in atto nei “Licei della neve”, scuole nate nella regione Piemonte per i giovani che praticano attività sciistiche agonistiche scandite da ritmi e carichi di lavoro intensi in periodi concomitanti all’impegno scolastico).
Ciò potrebbe favorire una cultura educativa che tenga in debita considerazione il modo in cui sviluppo cognitivo, emotivo, sociale e motorio si potenziano tra loro.
In uno studio è stata investigata l’influenza di 29 un programma sportivo dopo-scuola sullo sviluppo delle Life Skills negli adolescenti: a un piccolo campione di bambini di quarta e quinta elementare in Corea è stato proposto un programma in cui tramite la pratica sportiva (calcio in questo caso) si insegnavano loro le abilità di gioco individuale, quelle di collaborazione, quelle di competizione, e quelle di pianificazione. Lo studio ha rivelato molteplici benefici sostanzialmente in tutti gli ambiti analizzati, inclusa la maggiore attività dei ragazzi, un miglioramento delle capacità sociali, di problem solving e della motivazione.
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