Applicazioni dell’Enneagramma in Psicoterapia
di Serena Giovannini
Psicoterapia
La psicoterapia è una pratica terapeutica che ha come obiettivo la cura della psicopatologia nelle sue diverse forme e nei vari livelli di gravità comprendendo un semplice malessere o disagio personale fino a sintomi nevrotici o psicotici che interferiscono pesantemente sulla vita di un individuo. Delimitare in modo preciso le categorie di disturbi che la psicoterapia può curare è abbastanza difficile, si ha difficoltà ad intendersi sulla definizione di psichismo e sulle diverse tecniche di cura. I diversi metodi terapeutici si poggiano su nozioni biologiche, relazionali, endopsichiche per spiegare l’eziologia dei disturbi psichici. Così si sono sviluppate diverse tecniche applicative di psicoterapia in base all’orientamento teorico a cui fanno capo, ad esempio la teoria cognitivista, comportamentista, psicoanalitica (Gillèron, 1995). Notevoli differenze in base all’approccio adottato si notano nello stile relazionale del terapeuta e nell’esperienza che viene proposta al paziente. Per distinguere la normalità dalla patologia generalmente si fa riferimento al DSM IV dove la classificazione delle malattie mentali si fonda su criteri statistici. Oggi le principali teorie hanno sviluppato fondamenti epistemologici comuni e concordano nel non cadere in posizioni riduzioniste che associano la psicopatologia solo alla malattia di un organo, il cervello, non considerando la soggettività come luogo di formazione di significati, le relazioni interpersonali del paziente, lo sviluppo, la storia del paziente, il funzionamento mentale, le emozioni, il carattere e la personalità del paziente. Alla luce di tali contributi la pratica clinica dà fondamentale importanza all’incontro tra terapeuta e paziente dove la soggettività e le differenze individuali non sono un errore da eliminare, ma diventano un punto di forza in quanto rendono l’intervento dello psicoterapeuta unico e creativo, rivolto verso un paziente visto nella sua totalità e irripetibilità. (Albasi, 2009)
Per quello che riguarda l’Enneagramma, la sua cornice applicativa principale è la psicoterapia gestaltica, ma non esclude di risultare utile in altre terapie. Spendo qualche parola per caratterizzare l’origine e alcuni elementi di cui si avvale la psicoterapia gestaltica di indirizzo fenomenologico esistenziale per comprendere meglio il contesto di applicazione dell’Enneagramma nello specifico. La psicoterapia gestaltica nasce da Perls nel 1950 circa all’interno della psicologia umanistica ma abbraccia molti aspetti di diversi modelli psicologici, la parola ‘gestalt’ richiama i primi studi di Wertheimer nel 1912, Kohler nel 1940, Koffka nel 1935, sulla percezione nell’ottica fenomenologica e sulle figure ambigue da cui deriva il concetto di tendenza dell’individuo a chiudere la forma, a vedere una cosa non per com’è, ma in base ai propri bisogni e in base a ciò che ci è familiare, per cui ci si riaggancia alla Fenomenologia e quindi alla soggettività della percezione (ci si può collegare a Brentano nel suo fenomeno primario e secondario). Definiamo gestalt come una totalità, un insieme che è più della somma delle singole parti che la compongono, tutto ciò che concorre a formare un individuo; in psicoterapia le gestalt aperte sono rappresentate da sintomi, pensieri fissi, comportamenti ripetitivi che il paziente sente il bisogno di chiudere. Una notevole influenza è arrivata dall’Esistenzialismo nell’accettazione della propria verità relativa e dei propri limiti e imperfezioni, e nel concetto di responsabilità di se stessi e della propria vita, nella scelta consapevole che ogni individuo attua nella sua realtà. Perls inizialmente era uno psicanalista che poi si oppose ad alcuni concetti freudiani, ad esempio il distacco tra paziente e analista: per lui era importante entrare in contatto, in relazione, “esserci”, qui si avverte l’influenza del “io – tu” di Buber (1991) dove relazione è reciprocità. Tutto questo accompagnato da un atteggiamento di estrema fiducia nelle risorse del paziente, nelle sue capacità di guarigione e da un atteggiamento contemplativo, di osservazione di tutto ciò che si manifesta, si tratta di sospensione del giudizio: “epoché” . L’influenza dell’Oriente, in particolare del Taoismo, si avverte in un concetto gestaltico di estrema importanza: l’essere umano è composto di polarità che necessitano di integrazione per acconsentire lo sviluppo, la salute e l’accettazione di ciò che siamo; da Polster (1986) deriva infatti la tecnica della “doppia sedia” o “sedia calda” in cui si cerca di creare un dialogo tra due parti in conflitto usando la modalità di identificazione di tipo psicodrammatico. La terapia gestaltica inoltre, dà importanza anche al contesto, all’ambiente dell’individuo, sottolineandone l’interdipendenza; è una psicoterapia poco cognitiva e molto esperienziale, nel senso che lo psicoterapeuta provoca per destrutturare la forma delle gestalt fisse che ammalano i pazienti, infatti l’Enneagramma ci insegna che il carattere stesso è una struttura fissa, una modalità rigida e ripetitiva di comportamento in relazione al nostro ambiente, come se il soggetto assumesse una forma, ma quando questa diventa disfunzionale e motivo di dolore per il paziente, lo psicoterapeuta deve far si che il paziente raggiunga la consapevolezza, deve aiutarlo a aiutarsi (appellandosi al concetto di responsabilità) per individuare una capacità più funzionale e più adeguata alle circostanze di vita attuali, rimanendo nel qui ed ora. (Mazzei, 2008)
Esempi di applicazioni in Gestalt
Naranjo (1991) spiega che grazie alla conoscenza approfondita e a un’esperienza continua della classificazione degli enneatipi si può strutturare una seduta di psicoterapia sulla strategia caratteriale principale e sulla passione dominante, si può percepire più facilmente qual’è la risorsa, la via d’uscita, la parte da sostenere del paziente dato che si conosce la sua psicopatologia. A questo proposito Naranjo (1991) riporta un esempio di una seduta con un paziente che soffriva il conflitto tra dichiararsi al mondo come omosessuale o rinunciare ad esserlo, nel passato si era battuto per cambiare il suo orientamento sessuale ma aveva trovato la serenità solo quando ci aveva rinunciato, ora pretendeva da se stesso di definirsi, di prendere una direzione drastica. Naranjo avendo capito che la sua nevrosi era la paura, l’intolleranza per il dubbio e le incertezze, e includeva la sottomissione al Super Io, cercò di accompagnarlo tramite dialoghi interiori a tirare fuori il coraggio di non decidere, di non assumere una posizione netta per darsi la possibilità di sperimentarsi, vivere e decidere strada facendo, momento per momento della sua vita cosa era ideale per lui. Per Naranjo (1991) è particolarmente utile capire che tipo di passione dominante caratterizza il paziente (è un’ emozione intensificata a livello patologico di cui però il paziente non è consapevole come un tabù) in quanto rende efficace il lavoro di autoaccusa e catarsi. Il soggetto nevrotico subisce un conflitto tra Super Io, il Persecutore che controlla, reprime, manipola e la Vittima, l’autoaccusa serve per rendere la persona consapevole di un implicita autoaccusa che è sempre presente nella sua atmosfera mentale, la drammatizzazione serve per liberare l’emozione repressa, si inizia a sperimentare ciò che era un tabù e si diventa consapevoli di tale emozione, questo conduce, attraverso un dialogo interiore, all’integrazione, alla sintesi, al momento in cui il Super Io, che fa le veci di un genitore che ci vuole proteggere, rinuncia alla tirannia della psiche accogliendo le richieste della Vittima interiore e i suoi bisogni. In certi casi è molto utile per lo psicoterapeuta capire che tipo di carattere ha il paziente per evitare di cadere in manipolazioni, tranelli messi a punto dalle nevrosi dei pazienti. Si può utilizzare l’Enneagramma anche nel lavoro sui sogni, è interessante e utile porre attenzione e analizzare, studiare, il materiale onirico all’interno della griglia della struttura della personalità per avere un quadro più completo. (Naranjo, 1991) In “Gli enneatipi in psicoterapia” Naranjo (2003) riporta esempi di sedute in cui lavora sulla nevrosi caratteriale, ad esempio racconta come un suo giovane paziente cresciuto sotto la protezione della sua ricca famiglia aristocratica abbia iniziato a sentire il bisogno di fare qualcosa nella vita, di guadagnarsi le sue soddisfazioni personali. Infatti durante una seduta inizia a prendere la distanze dal suo bambino viziato interiore, sicuramente una figura luminosa e affascinante che fino a quel momento era il tiranno indiscusso, limitante per la sua vita, così il paziente è invitato a dialogare con questa parte di sé per non farsi più boicottare nell’obiettivo di diventare un lavoratore serio e responsabile.
Antidoti o Virtù ed Enneagramma
Un altro aspetto molto importante che si può applicare durante le sedute gestaltiche di psicoterapia è attingere agli “antidoti” di ogni nevrosi, cioè stimolare stati interiori contrari alla passione e fissazione dominante. (Naranjo, 1991) E’ un po’ quello che Quattrini (2007) chiama Virtù: equivale a un contenersi nella misura in cui si sta esagerando, ogni passione, fissazione porta ad un esagerazione, esiste per ogni passione una virtù correttiva specifica.
Il carattere uno ha una normatività esagerata, è disilluso verso gli altri che reputa poco capaci e competenti, per cui impartisce ordini, controlla, insiste che vengano eseguiti. In realtà non è poi così interessato alla meta ma all’esecuzione degli ordini perché cambierebbe strategia invece che imporre gli stessi ordini con forza quando viene disobbedito. La sua è una richiesta di amore attraverso l’obbedienza, la serenità è la sua virtù: legiferare senza insistere perché tutto vada come dice lui, per il fine ultimo di dare ordine, non come mezzo per estorcere l’amore.
Il carattere due spende le sue energie per splendere, dato che ama lo splendore e se stesso splendente, quindi teme tutto ciò che può attutire la sua luce. Ad esempio imparare cose nuove e difficili, la sua virtù sta proprio nell’umiltà di imparare ad abbassarsi e ammettere di avere bisogno di qualcosa, chiedere, tutto ciò stona con la sua falsa abbondanza che pone l’altro in posizione adorante. Il carattere tre è un maestro nell’autorappresentazione, la pubblicità di se stesso, si vende agli altri come perfetto, perché più che amato vuole essere ammirato e per avere ammirazione ci vuole distanza e controllo, i difetti avvicinano agli altri e sono una minaccia. La sua virtù è la veridicità: presentarsi al mondo con i suoi difetti, più umano, più reale, più apprezzabile. Anche la pubblicità stessa sta cambiando e vende di più se non dà un immagine troppo finta, ovattata, senza difetti.
Il carattere quattro è un avvocato delle cause perse, si lamenta, soffre in modo esagerato per ciò che ingiustamente lui non ha e che altri hanno. La virtù dell’equanimità lo aiuta a dare un giusto peso alle cose, a imparare a distinguere la mancanza dall’ingiustizia, in quanto se gli altri hanno qualcosa in più di lui è perché forse hanno allungato le mani per prendere correndo anche dei rischi, cosa che deve imparare a fare anche lui, smettendo di concretizzare l’amore nel farsi ammirare per la sua forza di sopportazione.
Il carattere cinque divide, analizza, separa ogni cosa, esagera la funzione analitica, per paura, ma assieme alla paura si spegne tutto, anche il piacere di vivere. Si isola, nasconde la sua interiorità perché teme di non essere capito e apprezzato, la sua virtù è il distacco dalla preoccupazione riguardo le reazioni altrui, distacco dalla paura di essere rifiutato per questo il suo amore verso gli altri è ridotto al minimo.
Il carattere sei ha dei problemi con la paura, non vuole sentirla, per cui cerca di prevenirla ritirandosi, facendosi scudo col senso del dovere, aggredendo per primo, inoltre diventa esperto nel vedere pericoli ovunque; è dotato di forte senso di responsabilità e soffre di sensi di colpa per cui si muove per ottenere dagli altri l’amore sottoforma di perdono per la sua latente aggressività. La sua virtù è il coraggio inteso come fare quello di cui si ha paura nonostante la paura, rassegnarsi e sopportare la paura quando non c’è alternativa.
Il carattere sette più che un vero edonista è un accanito evitatore del dolore, non vuole rimanere intrappolato per cui fa tante cose diverse o passa di palo in frasca, rimanendo sempre in superficie, inoltre desidera l’amore degli altri sotto forma di consenso (è assente un coinvolgimento serio e profondo). La sua virtù è la sobrietà nel senso di non evitare troppo, perseguire un obbiettivo rimanendo anche nella fatica e nel dolore, sopportare la sofferenza.
Il carattere otto mira a voler vincere sentendosi falsamente innocente perché sfida l’avversario sull’arena fingendo un duello a pari armi, in realtà lui è ben consapevole di essere il più forte, disprezza la debolezza altrui e non è interessato a mettersi nei panni degli altri, l’amore viene richiesto tramite la sottomissione, per cui la sua virtù è la vera innocenza. Il carattere nove rinuncia ad esprimere la sua opinione, rinuncia al suo tornaconto per non creare conflitti, per mantenere la pace, ma in questo modo tende alla malinconia, l’amore si esprime sotto forma di vicinanza. La sua virtù è la spontaneità, il prezzo da pagare per sentirsi pienamente vivi, teme che la spontaneità lo conduca a creare disastri, perdere l’amore degli altri. (Quattrini, 2007)
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