Come Costruire un Test Psicologico

Conoscere le fasi della costruzione di un test aiuta a sapersi orientare nella scelta del test più appropriato ai fini della propria ricerca (Borgogni, Consiglio, 2008). Le fasi proposte sono le seguenti:

  1. Determinazione del costrutto da misurare, cioè la definizione della caratteristica psicologica che il test si propone di misurare (ad esempio una dimensione della personalità, una determinata abilità, ecc.);
  1. Individuazione degli indicatori, ovvero dei comportamenti osservabili che nel loro insieme descrivono la caratteristica da misurare;
  1. Definizione degli stimoli. Si tratta di identificare gli item che siano in grado di attivare i comportamenti osservabili. Gli stimoli devono essere chiari ed univoci, nel senso che devono avere una buona rispondenza alla realtà ed in quanto tali devono essere chiaramente compresi dai soggetti. Fanno eccezione i test cosiddetti proiettivi che utilizzano stimoli volutamente indefiniti, in quanto assumono come oggetto di valutazione la definizione che ciascun individuo dà allo stimolo indefinito; inoltre ogni item deve riferirsi ad un solo problema, all’interno di esso gli elementi della preposizione devono essere in ordine diretto (soggetto-predicato-complemento), non devono esserci parentesi o incisi che rendano la frase non lineare, la complessità sintattica deve essere minima e bisogna evitare che in una frase ci sia una doppia negazione;
  1. Preparazione della prima versione del test e prima somministrazione. Una volta che sono stati preparati gli item stimolo, si prepara e si somministra una prima versione del test (pretest) allo scopo di individuare e correggere le eventuali debolezze dello strumento (errori di interpretazione degli item, item superflui o che generano confusione ecc.);
  1. Esame delle caratteristiche psicometriche del test: una volta che il pretest è stato somministrato è possibile verificare se possiede i requisiti minimi per essere considerato valido. Questi requisiti sono:
    • Attendibilità: è una caratteristica fondamentale secondo la quale il test deve essere in grado di produrre la stessa misura qualunque sia l’operatore che lo somministra e che ne classifica le risposte; qualunque sia il momento in cui viene somministrato. Questa caratteristica è anche detta replicabilità, proprio perché ripetendo lo stesso tipo di test si dovrebbero ottenere gli stessi risultati o comunque risultati non molto discordanti tra di loro;  
    • Validità: per prima cosa il test deve possedere validità interna (o validità di contenuto), ossia il grado in cui l’organizzazione interna dello strumento contiene un campione rappresentativo della caratteristica che intende studiare; un secondo tipo di validità è la validità di criterio, che riguarda la relazione tra la misura effettuata ed un criterio di riferimento, essa si distingue in: validità concorrente (quando la validità viene esaminata rispetto ad altri test già noti che dicono di misurare la stessa variabile) e validità predittiva (quando le misure ottenute con questo test consentono di predire eventi successivi). Infine abbiamo la validità di costrutto (o validità strutturale o validità rispetto alla funzione) che verifica se effettivamente i punteggi ottenuti misurano ciò che il test si è proposto di misurare;
  1. Versione finale del test: in quest’ultima fase avviene la codifica e la trasformazione in misura standardizzata dei punteggi ottenuti nel test (punteggi grezzi), in modo tale che i punteggi siano interpretabili e confrontabili tra loro.

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