Come funziona la mindfulness

La moderna psicologia clinica ha sviluppato a partire dagli anni 70 un numero di applicazioni terapeutiche basate sul concetto di mindfulness tratto dalla meditazione Buddhista.

Esistono diverse definizioni di mindfulness nella psicologia moderna, tutte pressappoco sovrapponibili tra di loro, evidenziamone le differenze.

Riferendoci alla questione psicologica la mindfulness è stata definita come “il portare ad un individuo la completa attenzione all’esperienza presente momento per momento […] prestando attenzione in una particolare direzione: verso gli obiettivi e senza giudizio” (Ruth, 2003, p.126).

Altri autori la definiscono come “una tipo di consapevolezza non elaborativa, priva di giudizio e basata sul presente, nella quale ogni pensiero, sentimento, o sensazione che emerge nel campo attentivo è conosciuto ed accettato per quello che è” (Bishop et al., 2004, p.232)

La prima definizione riguarda nel primo caso come un’ induzione a un certo tipo di pensiero, mentre nel secondo caso a uno stato della consapevolezza, l’ultima definizione fornita da Bishop presenta una formula a due componenti. Bishop e colleghi affermano che “la prima componente delle mindfulness riguarda l’autoregolazione dell’attenzione mantenuta sull’esperienza immediata, che permette in tal modo un’ aumentato riconoscimento degli eventi mentali nel momento presente. La seconda componente riguarda l’adottare un particolare orientamento tramite l’esperienza nel momento presente, un orientamento caratterizzata da curiosità, apertura e accettazione” (Bishop et al. 2007, p.232)

Questa nuova definizione è più completa perché l’attenzione autoregolamentata (prima componente) riguarda la consapevolezza conscia del pensiero presente della persona.

L’orientamento all’esperienza (seconda componente) riguarda la propria accettazione del proprio flusso di pensiero, mantenendo un atteggiamento aperto e curioso e pensano tramite categorie di pensiero alternative.

Una seconda definizione a tre componenti è quella di Shapiro et al. (2006), che comprende:

  • Atteggiamento: la mindfulness è ancorata a fondamenta attitudinali che includono il non-giudizio, l’accettazione, la fiducia, la pazienza, la curiosità (Bishop et al., 2004)
  • Attenzione: intesa come un’attenzione ampia, focalizzata e sostenuta, e come capacità di spostare l’attenzione da uno stimolo a un altro-
  • Intenzione: intesa come intenzionalità a praticare, portare, dirigere, sostenere l’attenzione. Questo terzo aspetto è chiamato da Bishop et. al (2005) intentional attention.

Shapiro et al. (2006, p.375) aggiunge inoltre che i tre aspetti della mindulness sono simultaneo e interconnessi al processo che “è” la mindfulness

Il training in mindfulness è basato su:

La mindfulness, in termini psicologici nasce col dr. Jon Kabat-Zinn, professore emerito di medicina presso l’Università del Massachusetts. Nel 1979, fondò il Programma di Riduzione dello Stress basato sulla Mindfulness presso la stessa Università per trattare i malati cronici, programma che ha portato un interesse crescente nell’applicazioni delle idee e pratiche della mindfulness in ambito medico (Kabat-Zinn, J., 1982, p.33). Una delle caratteristiche di questo programma era basata sull’ampio raggio di condizioni di trattamento per le persone, sia in stato di salute che di non salute. La mindfulness in questo ambito nasce, per la prima volta, per prevenire le ricadute nella depressione.

Molte delle tecniche della mindfulness nascono in Oriente, in particolare, come abbiamo detto, dalla tradizione Buddhista, nella quale si afferma che la mindfulness è il settimo passo del Nobile Percorso a Otto Passi pensato da Siddharta Gautama, il Buddha che ha fondato il Buddhismo più di 2500 anni fa.

Sebbene la mindfulness sia nata in un ambito particolarmente religioso, non c’è niente di particolarmente religioso nella pratica in psicologia e in medicina che abbia una connotazione di religione buddista o culturalmente orientale, in particolare Kabat-Zinn afferma che “la pratica di mindfulness può essere benefica a molte persone nella società occidentale, anche da chi potrebbe non voler adottare tradizioni e linguaggio Buddhista. Per questi i ricercatore e gli psicologi clinici occidentali che hanno introdotto la pratica di Mindfulness in Occidente generalmente insegnano e utilizzano queste tecniche indipendentemente da tradizioni religiosi e culturali delle proprie origini” (Kabat-Zinn, 1982, p.34)

Il passaggio dall’Oriente all’Occidente è stato operato da maestri come Thich Nhat Hanhm che ha portato in Occidente la cultura della mindfulness. La mindfulness, accanto alle altre tecniche di meditazione  Buddhista hanno ricevuto supporto da vari scienziati in Occidente come Jon Kabat Zinn, Jack Kronfield, Joseph Goldstein, la psiocloga Tara Brach, Sharon Salzberg che hanno integrato agli aspetti di cura della meditazione Buddhista al concetto psicologico di consapevolezza e di cura.

Questa rigido trasporto da “occidente” è tipico dell’approccio multiculturale, in realtà non è possibile trasferire in maniera asettica pratiche etichettate come “orientali” in occidente, ma così dicendo si opera una semplificazione.

In realtà questo processo è molto più correttamente spiegabile basandosi su un approccio interculturale allo studio delle pratiche.

Il “passaggio da Oriente a Occidente” può essere usato come riduttore di complessità, ma basta un semplice esempio a chiarire quanto il viaggio di questa pratica non sia poi così dicotomico (Oriente vs Occidente). Gli autori, e in particolare Kabat-Zinn, fanno riferimento a una pratica psicologica svestita dei suoi aspetti religiosi, così come se eliminando alcuni aspetti più religiosi si posso svestire la mindfulness degli aspetti più culturali e religiosi dell’approccio.

Entrando in un’ipotesi interculturale, invece che multiculturale il processo si spiega meglio. L’ipotesi interculturale anziché considerare le culture come contenitori stagni, focalizza sull’interazione tra le culture. La mindfulness, come terapia psicologica è molto più facilmente spiegabile come prodotto dell’itnerazione tra cultura Buddhista, e cultura Occidentale, che come pratica che ha vissuto un viaggio lineare da Occidente ad Oriente.

Gli approcci predominanti utilizzati nella Mindfulness sono MBSR (mindfulness-based stress reduction), MBCT (mindfulness-based cognitive therapy), DBT (dialectic behavior therapy), and ACT (acceptance and commitment therapy).

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