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Come gestire una crisi d’ansia

Questa pagina contiene consigli e suggermienti su come gestire una crisi d’ansia. Se sei spesso soggetto a crisi d’ansia contatta il tuo medico o psicologo di fiducia, saprà consigliarti cosa fare quando provi ansia.

Che cos’è l’ansia

L’ansia è una fobia senza “oggetto”. Uno stato ansioso è ben diverso dalla paura e dal panico, sensazioni che sono sicuramente presenti, In crisi di questo tipo. L’ansia non proviene da stimoli esterni, ma dall’interno del soggetto. Questi sentimenti disturbanti possono causare comportamenti irrazionali, non paralizzanti (psicologicamente e fisicamente) e non ritarda i processi cognitivi. Il soggetto spesso, se rassicurato, intraprende una ricerca idealizzata di aiuto o auto aiuto. L’ansia comporta la mancanza di comprensione, ragionamento, e manifestazioni di allontanamento.

In tutte le crisi d’ansia, l’ansioso ha ricordi abbastanza nitidi in tutta la durata della crisi. Infatti mantiene uno stato di coscienza diverso dalla crisi di panico. Potremmo appunto definire lo stato di coscienza ansioso: scattante, iperattivato, inquieto e incline a confermare i suoi ragionamenti con una una percezione di sé e degli altri leggermente distorta senza, ma volontà manipolatoria.

 

Come si manifesta la crisi d’ansia

Può durare minuti, come ore, nelle sue diverse fasi e modalità, con possibilità di riprendere di seguito una nuova crisi. Se domandiamo al soggetto la causa dell’ansia, esso non riesce a trovare un precisa giustificazione ma una serie spesso lunga di cause molto ambigue.

La crisi d’ansia acuta è causata anche da origini tossicologiche nella “crisi da rimbalzo” quando il soggetto sospende la terapia a base di ansiolitici[2] con manifestazioni di dipendenza anche dopo 48 ore.

 

Come identificare la crisi d’ansia

  • Aspetti fisiologici. Respiro grosso, non affamato d’aria e non iperventilato, sensazione di non respirare, tachicardia, percezioni di forti pulsioni cardiache al torace, al collo, alla milza, sensazione di cuore in gola, talvolta sono visibili le vene facciali causate dall’aumento della pressione, bocca secca, difficoltà a deglutire, stimolo a deglutire ripetutamente, sensazione di nodo alla gola o di un corpo estraneo in gola, mano gessata al petto o alla gola, formicolii, sensazioni di caldo  o freddo allo stomaco, altre sensazioni sgradevoli in diverse parti del corpo, tensione muscolare, tremori. I lati della bocca si muovono ad intermittenza, gambe instabili spesso tremanti, bisogno di urinare, nausea, sensazione di calore, pupille dilatate, voce tremula e alterata.
  • Aspetti psicologici.-Incapacità di individuare una precisa motivazione per il malessere ma solo una nebulosa costellazione di motivazioni con discorsi confabulanti e talvolta contraddittori, irrequietezza, bisogno di piangere, impossibilità a stare fermi, nervosismo, eccessiva preoccupazione per sé e per gli altri, irritabilità, bisogno di scaricare l’ansia tramite dei movimenti continui.
  • Aspetti comportamentali. Il soggetto coordina con difficoltà le mani esse stringono le cose come per aggrapparsi. tremore muscolare, bisogno di muoversi, ricerche di via di fuga, difficoltà a concentrarsi, fastidi provocati dalla luce (fotofobia), regressione sociale, possibili movimenti familiari all’individuo o scaramantici.

 

Cosa non fare durante una crisi d’ansia

 

L’ansioso è irrequieto per delle motivazioni inconsce, l’ansia si mantiene nel tempo a causa dell’autosuggestione prodotta dal fallimento e nell’impotenza di porvi rimedio, creando una situazione paradossale. Spesso l’ansioso dichiara: “non riesco a calmarmi”, “non ce la faccio a stare ferma“. Inoltre, l’invito a fare respiri profondi, cercare di rassicurare, minimizzare, usare argomenti razionali complessi, mentire in modo evidente, deridere o ridicolizzare, squalificare ciò che la persona sente, suggerire il ricorso ad alcolici, sfidare, minacciare, mostrare siringhe, cadaveri o persone a sua volta ansiose, aumenta il turbamento e quindi l’ansia con una probabile aggravamento della crisi fino alla “crisi d’attivazione psicomotoria”. Non dare sostanze eccitanti caffè, Coca Cola.

 

Cosa fare durante una crisi d’ansia

 

  • Avvicinarsi lentamente, salutare, presentarsi e qualificarsi, farsi descrivere cosa succede e i sintomi minuziosamente.
  • Domandare se la persona ha famigliarità con l’ansia e dare un nome alla crisi, Cercare di ottenere maggiori informazioni dall’ansioso senza che possa sembrare un’anamnesi: “è la prima volta che ti capita?” poi usare una frase o domanda distrattoria e poi “con che frequenza ti capitano queste crisi?” .
  • Evitare di domandare: “perché sei ansioso?” o cose simili, (tanto non lo sa) perché il non riuscire a trovare una motivazione aumenta l’ansia o semplicemente concentra l’attenzione del soggetto sulla propria crisi.
  • Allontanare gli astanti ad eccezione delle figure di riferimento o portare la persona in un luogo più “tranquillo”, anche il sedile posteriore di un’auto va benissimo. Assicurarsi che l’ambiente sia accettato dal soggetto, e assicurarsi che la persona non si vergogni delle figure di riferimento.Domandare se ha preso dei farmaci nelle ultime 48 ore, se è sotto cura ha dei farmaci con sé

Come aiutare una persona in ansia

  • Attuare comportamenti distrattori. Avvicinarsi alla persona e continuare a qualificarsi, più volte introdurre delle domande su stimoli fisici: “senti dolore?”, “senti l’aria che ti entra nei polmoni?”, “Percepisci il pavimento?”, “Vedi il colore di quella parete?”.
  • Azioni catartiche: ascoltare con molta pazienza il soggetto ansioso senza interromperlo, incoraggiarlo a parlare prima di cose riguardanti l’evento scatenante e successivamente di cose che non riguardano la crisi. Questo aiuta a distrarre il soggetto ansioso dal suo stato. Se il soggetto intraprende azioni catartiche, come il pianto, comunicare, confessare (dichiarazioni scandalose), incoraggiarlo nel continuare, non sminuirlo o minimizzare.
  • Azioni rassicuratorie cercare di non preoccupare ulteriormente il soggetto con frasi del tipo <<chiamo l’ambulanza!>>. Se lo ritenete necessario, chiamate il 118 evitando di fargli ascoltare la telefonata. È comunque buona norma – prima di chiamare – farsi comunicare tutti i sintomi. Dare sempre risposte calme, con voce pacata e rassicurante fare il possibile per dimostrare all’ansioso che siete veramente qualificati (che si è frequentato un corso di formazione approfondito sulle crisi psicologiche), disponibili e cordiali.
  • Azioni anticipatorie: che consistono nel descrivere al soggetto quello che sente. Può essere utile dire che si è sofferto di attacchi di panico o che si aveva un amico di scuola o un parente con le stesse manifestazioni. Dare un nome a tutto quello che sta succedendo “è un attacco d’ansia” e aggiungere “poi passa”, usare strutture linguistiche che suggeriscono che la crisi è transitoria e ha delle fasi;

Come rassicurare una persona in crisi d’ansia

Estendere la fase di rassicurazione all’ambiente: “qui ci siamo solo tu ed io”, “è un ambiente sicuro”, “ho un telefono”;

  • Evitare frasi dirette del tipo <<non è mai morto nessuno>> o << è l’ansia che distorce la realtà>> << ti lascio un momento>>;
  • Evitare frasi ansiose, doppisensi, troppo complesse e lunghe, incerte.

Ricercare l’attenzione del soggetto anche se sembra non prestare attenzione o non risponde alle nostre domande e non smettere di parlare. Il monologo probabilmente, se perseverato, può catturare l’attenzione del soggetto instaurando un contatto. Usare le stesse frasi randomizzate aumenta l’entità del dialogo.

  • Insegnare sul posto tecniche di controllo del respiro e tecniche di rilassamento. Cercare di sincronizzare per quanto possibile le posizioni, i movimenti, respiro e linguaggio
  • Comunicare al soggetto che non deve chiudere gli occhi ma che deve guardare l’operatore in viso. Evitare il contatto oculare per più di 5 secondi consecutivi perché potrebbe indurre maggiore ansia.
  • Avvicinarsi lentamente all’interno dello spazio del soggetto, non di fronte ma meglio se a fianco e cercare di rimare nel raggio visivo della persona.
  • Evitare un contatto nell’immediatezza, è sconsigliato il contatto fisico distribuito (per esempio abbracciare il soggetto). I contatti neutri non sono sempre accettati ma bisognerebbe cercare di instaurarli e di mantenere il contatto nello stesso punto (spalla, braccio). Il contatto della mano non è un contatto neutro (come si penserebbe) a meno che la mano non venga mostrata dal soggetto e non sia lui a prenderla e a stringerla. Non è necessario commentare il contatto. Se il soggetto è particolarmente spaventato, annunciare i movimenti e toccarlo con una scusa “ora mi avvicino lentamente le prendo il braccio, sbottono la manica e la tocco per sentire il polso”. Se è un bambino la mano è considerata una zona neutra e si ha un aumento di tutte le zone neutre la testa la pancia il petto e il contatto distribuito può essere accettato, purché non causi paura.

Cosa dire a una persona in ansia

  • Intraprendere una offerta premiante. Ad esempio, “dopo che ti è passato desideri una sigaretta, un bicchiere d’acqua, una caramella?” Questa azione è più efficace se associata a frasi di proiezione future: “Cosa devi fare dopo che ti è passato?”
  • Non cercare di convincere la persona che si trova in uno stato ansioso ripentendoglielo frequentemente, perché certamente, ciò gli provoca un peggioramento autosuggestivo. Cercare di non ripetere la parola “ansia“ troppe volte ma cercare dei sinonimi sempre meno negativi che aiuteranno il soggetto a ridefinire i propri sentimenti. Ecco alcuni sinonimi: angoscia, paura, patimento, afflizione, sofferenza, turbamento, nervosismo,inquietudine, affanno, apprensione, timore, preoccupazione, pensieri negativi, pensieri non positivi.
  • Evitare di dare una cadenza temporale e di guardare l’orologio difronte all’ansioso, o di mettergli fretta con frasi controproducenti che aggravano la situazione. Ad esempio: “non ho molto tempo da perdere!”, “ho fretta”. Ma al contrario vanno usate frasi opposte come “prenditi il tempo di cui hai bisogno”;
  • Strategie paradossali “ho appena iniziato il turno stiamo io e te qua tutta la notte finché non ti passa” o “non ho fretta”, “non far finire la crisi così prendo gli straordinari”. Probabilmente ciò avrà un effetto positivo e potrà accorciare i tempi di intervento necessari o renderli più sostenibili. Non usare strategie paradossali imperative come “fatti venire più ansia”, o “ti ordino di non calmarti”.

 

[1] comorbilità indica la coesistenza di più tipologie di crisi nella medesima o la possibilità di tramutarsi in un crisi “maggiore” o una crisi di un altra categoria.

[2]Un elenco dei principali farmaci che provocano una crisi di rimbalzo Tavor, Xanax, Rivotril, Valium, Ansiolin, En, Frontal, Lexotan,Lexoril Prazene, Control, Lorans, Dalmadorm, Felison, Halcion, Minias, Roipnol,

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