Come smettere di drogarsi con la meditazione

La Curiosa tecnica Mindfulness Based Relapse Prevention

Per il controllo delle ricadute connesse alla assunzione di sostanze tossiche una metodologia che ha manifestato una adeguata efficacia è rappresentata dall’MBRP, sviluppato negli Stati Uniti.

Sviluppato inizialmente a supporto delle terapie per il controllo degli stati depressivi, è stato ora applicato anche al superamento delle ricadute nelle tossicodipendenze[1].

La metodologia MBRP tende a favorire nel paziente la consapevolezza delle motivazioni profonde legate alle proprie azioni, in questo caso connesse ai comportamenti del tossicodipendente.

L’MBRP permette al paziente di accentuare una vigile e profonda consapevolezza sui fondamenti, le ragioni e le attese, dei propri comportamenti, agevolandone con la propria consapevolezza e determinazione il controllo.

Nell’MBRP la ricerca della propria conoscenza delle motivazioni interiori è fortemente intenzionale, è orientata a comprendere e non a giudicare. L’obiettivo è di aiutare il paziente a porre attenzione e comprendere le emozioni associate ai propri comportamenti, ad esserne pienamente consapevole, senza assumere nessun atteggiamento censorio, ma desideroso solo di approfondire le ragioni che lo spingono ad agire[2].

L’MBRP ha pertanto l’obiettivo di aiutare il paziente ad assumere nei propri comportamenti un atteggiamento fondato sulla consapevolezza delle ragioni alla loro base, non ad attuare azioni completamente reattive ed inefficaci poiché essenzialmente prive dei necessari elementi di conoscenza.

L’MBRP propone al paziente essenzialmente un approccio consapevole nel porre in essere le proprie azioni. In questo modo suggerisce un rapporto più consapevole con il contesto complessivo della sua vita, ed un maggiore equilibrio nella propria esperienza quotidiana.

Permette, infine, una maggiore consapevolezza e comprensione del proprio agire e pone il paziente nella condizione di comprendere maggiormente se stesso, le proprie motivazioni esistenziali e il proprio piano di vita. L’MBRP ha l’obiettivo di rendere il paziente consapevole delle proprie azioni e si propone come una metodologia che può essere associata a specifiche terapie di supporto, riducendo la propensione a cedere alle condizioni stimolanti del contesto ambientale favorevole alla ricaduta nell’assunzione di alcol e di sostanze tossiche in genere[3].

L’MBRP ha, inoltre, lo scopo di evitare comportamenti che attuano, in presenza di stimoli ambientali, procedure automatiche di reazione, i cosiddetti trigger; vuole aiutare il paziente a individuare consapevolmente le altre possibili opzioni comportamentali più adeguate ad evitare il ripetersi delle ricadute.

Si propone, pertanto, di suggerire al paziente, che deve fronteggiare uno stimolo ad assumere alcol, l’analisi del contesto e l’approfondimento consapevole delle proprie motivazioni, così da poter individuare un percorso alternativo ad una reattività inconscia, per superare con convinzione motivata il contesto di una possibile ricaduta[4].

L’MBRP sostanzialmente tende a rendere il paziente consapevole delle potenziali procedure automatiche di reazione che potrebbero essere poste in essere davanti ad uno stimolo, interno o ambientale, così da costruire un percorso reattivo più lento, caratterizzato dai tempi necessari a produrre la conoscenza e consapevolezza di sé e del contesto.

Obiettivo dell’MRBP è anche quello di rendere il paziente consapevole dell’importanza di comprendere e razionalizzare in profondità le esperienze emotivamente complesse e negative percorse, elaborando la sofferenza associata agli insuccessi, assumendo un atteggiamento comprensivo verso queste esperienze evitando assolutamente l’assunzione di un approccio giudicante verso se stesso.

Una modalità particolarmente efficace per attuare il metodo MBRP e la pratica SOBER che consiste in:

  • suggerire al paziente di fermarsi davanti ad uno stimolo emotivamente complesso e di non reagire intempestivamente;
  • valutare con attenzione il contesto;
  • concentrarsi su alcune sue semplici funzioni vitali e ordinate (il respiro ad esempio);
  • individuare consapevolmente i diversi percorsi ottimali di gestione del contesto e, successivamente, agire in modo appropriato, evitando in questo modo di reagire intempestivamente in preda alla rabbia, facendo prevalere l’ansia, in situazioni emotivamente complesse e difficili da comprendere e da superare.

Questo approccio, per la sua impostazione affatto generale, può essere adottato efficacemente in settori diversi dalla tossicodipendenza; permette, infatti, una corretta gestione di situazioni nelle quali, qualora sottoposti a stress psico-emotivo complesso, è opportuno suggerire al soggetto di fermarsi e di non reagire intempestivamente, di valutare con attenzione il contesto, di concentrarsi su se stesso, di individuare consapevolmente i diversi percorsi possibili e solo successivamente di agire in modo appropriato[5].

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Può inoltre essere applicato in terapie di gruppo applicate a soggetti che manifestano patologie connesse ad una reattività intempestiva ed a comportamenti sistematicamente impulsivi.

Recentemente negli Stati Uniti è stato condotto un riesame degli studi effettuati in merito agli esiti della applicazione dell’MBRP alle tossicodipendenze per evitare i processi di ricaduta. In questi studi è stato evidenziato che il processo di ricaduta è particolarmente legato al manifestarsi di desideri impulsivi e incontrollati e da un contesto emotivo di carenza di affettività.

Queste situazioni, infatti, spingono con forza il soggetto, in presenza di stimoli ambientali, alle ricadute impulsive e incontrollate per assumere alcol che rappresentano per il paziente l’esigenza di vivere situazioni emotivamente complesse e negative. Le metodologie da adottare per gestire queste situazioni devono, pertanto, agire nel controllare l’impulso incontrollato ad assumere droga e per agevolare il superamento di situazioni emotive complesse e difficili.

Come sopra rappresentato l’MBRP associato al SOBER (fermati, concentrati, comprendi, individua soluzioni, agisci consapevolmente) può rappresentare in questi contesti una metodologia di azione particolarmente efficace nel controllare gli impulsi reattivi intempestivi e, sollecitando inoltre la ricerca di una comprensione consapevole, nonché l’assenza di giudizio, per permettere una gestione ragionevole delle situazioni psico-emotive critiche[6].

Come già sottolineato, il percorso di un tossicodipendente è normalmente caratterizzato da ricadute successive ad un trattamento di detossificazione ed è da ritenersi un aspetto usuale nel trattamento della tossicodipendenza, usualmente recidivante e contraddistinta da un percorso solitamente lungo e contraddistinto da momenti di astinenza e da momenti di ricaduta.

Per il controllo delle ricadute connesse alla assunzione di sostanze tossiche una metodologia che ha manifestato una adeguata efficacia è rappresentata dall’MBRP, che tende a favorire nel paziente la consapevolezza delle motivazioni ed emozioni profonde legate alle proprie azioni.

Le ricadute sono spesso originate da stimoli ambientali accompagnati da un impulso irrefrenabile ad assumere alcol o stupefacenti ricercando la gratificazione attesa già provata precedentemente, o la riduzione di una sofferenza che angoscia il soggetto.

Allo scopo di ridurre la probabilità delle ricadute l’MBRP aiuta il paziente di accentuare una vigile e profonda consapevolezza sui fondamenti, le ragioni e le attese, dei propri comportamenti, agevolandone con la consapevolezza e determinazione il controllo. Nell’MBRP la ricerca della propria conoscenza delle motivazioni interiori è fortemente intenzionale, ed è orientata a comprendere e non a giudicare[7].

Obiettivo principale dell’MBRP è pertanto di approfondire le origini motivazionali profonde interne legate alla propria esperienza, durante il suo accadere. In questo modo il paziente può razionalizzare le proprie esigenze e le sofferenze a loro correlate.

La terapia è spesso condotta in gruppo: l’intento è di condurre il paziente a comprendere le dinamiche profonde dei propri comportamenti, analizzandole nel loro accadere, e di agire consapevolmente evitando azioni intempestive e nocive.

La terapia, sviluppata in sezioni successive che nel seguito saranno approfondite, prevede l’approfondimento dell’esperienza fattuale, delle emozioni associate, dei pensieri sollecitati e delle percezioni sperimentate dal corpo.

L’MBRP intende aiutare il paziente ad essere consapevole dell’esperienza concretamente vissuta, delle emozioni associate, senza atteggiamenti censori. Questa consapevolezza è orientata al controllo degli impulsi e delle azioni intempestive.

Questo approccio tende inoltre a valorizzare sia le esperienze negative, per aumentare il livello di consapevolezza dei rischi, che le esperienze positive di superamento degli stimoli ambientali e interni, per capitalizzare i percorsi positivi effettuati e ridurre le possibilità di ricadute in futuro[8].

Nelle riunioni di gruppo i pazienti ripercorrono le proprie esperienze negative e positive, le situazioni a rischio che hanno affrontato, evidenziano gli stimoli ricevuti, le emozioni associate e le motivazioni ad agire sperimentate. Dal confronto con gli altri, mettendo insieme le reciproche esperienze e sofferenze, i partecipanti identificano le strategie comportamentali più opportune per la gestione di queste criticità ad alto rischio.

Obiettivo specifico della terapia è divenire consapevoli degli intensi impulsi comportamentali connessi agli stimoli ricevuti, riconoscendo le emozioni correlate, rafforzando così le potenzialità di non cedere e di non ricadere. In questo modo si esaminano oggettivamente gli intensi impulsi sperimentati e i desideri connessi, e la maggiore consapevolezza che ne segue può aumentare il convincimento di autostima ed efficacia del paziente[9].

Quando le ricadute non sono evitate il paziente con questo percorso le esperimenta come un evento possibile e che può accadere, interpretandole come una occasione di rafforzamento delle propria capacità di gestione degli impulsi e degli stimoli ricevuti, evitando atteggiamenti censori, che potrebbero produrre, tramite il senso di colpa inevitabilmente correlato, ad aumentare i rischi di possibili ricadute.

L’MBRP, attraverso l’approfondimento e la consapevolezza dell’ampiezza delle opzioni comportamentali possibili, consente al paziente di assumere azioni non stereotipate od automatiche davanti ad una situazione ad elevato rischio.

Di norma, la terapia di gruppo è preceduta da incontri individuali con il paziente tesi a definire gli obiettivi della terapia, le sue motivazioni e le modalità di conduzione della stessa.

La terapia è condotta in gruppi chiusi, costituiti al più di una dozzina di persone. E’ articolata in otto momenti distinti, a distanza di una settimana uno dall’altro; la partecipazione dei pazienti deve essere confortevole e informale. Ogni sessione è avviata da una fase meditativa, così da agevolare la concentrazione indispensabile ad aumentare la consapevolezza dei pazienti, e si conclude con la condivisione dei compiti e degli approfondimenti assegnati a ciascun paziente in previsione del futuro incontro[10]. Questi approfondimenti condotti personalmente dai pazienti saranno esaminati e discussi nelle successive sessioni per fornire l’assistenza necessaria al superamento delle difficoltà incontrate.

E’ indispensabile, infatti, far emergere come le eventuali difficoltà sperimentate e la sofferenza connessa non siano aspetti negativi, bensì un percorso naturale per aumentare la consapevolezza dei processi da attivare per una corretta gestione delle situazioni di potenziale crisi.

Il percorso terapeutico delle sessioni è così strutturato[11].

Le tre sessioni iniziali sono dedicate alla costruzione della consapevolezza delle usuali esperienze di vita, con un approccio fact-based.

Nelle successive tre sessioni si approfondisce l’analisi dell’esperienza concretamente vissuta, si elabora la sua accettazione, e si sviluppano le modalità per la prevenzione e il contrasto delle possibili ricadute.

Nelle sessioni finali si approfondisce il rapporto con il proprio sé, la sua comprensione e cura, orientandoli ad un percorso e modalità di vita equilibrati ed infine alla rete di assistenza e supporto su cui si potrà contare.

Diversi studi condotti hanno evidenziato che la partecipazione a questa terapia ha prodotto una sensibile diminuzione delle ricadute, una maggiore consapevolezza comportamentale, una maggiore accettazione dei propri comportamenti, anche negativi, ed un maggiore controllo consapevole degli impulsi connessi agli stimoli di ambienti a forte rischio.

Di seguito sono più in particolare approfonditi gli obiettivi e le modalità adottate nelle diverse sessioni.

In accordo al progetto del percorso terapeutico le sessioni iniziali sono dedicate alla costruzione della consapevolezza delle usuali esperienze di vita.

Nella prima si approfondiscono le usuali condizioni di reazione condizionata del soggetto, reazione determinata solo da stimoli non controllati e nella quale le azioni sono poste in essere senza la minima consapevolezza. In questo modo si aiuta il paziente a comprendere come spesso agisca in modo incontrollato, in preda ad un desiderio impulsivo, ed a prendere coscienza di questo fatto imparando a distinguere tra queste reazioni incontrollate e le modalità legate ad un agire consapevole.

Si esamina poi la stretta connessione tra le reazioni incontrollate determinate da un desiderio impulsivo e le ricadute; a questo scopo si sottopone il paziente ad una esperienza di un consumo lento e consapevole, ad esempio d’uva, aiutandolo ad sperimentare consapevolmente tutte le percezioni psichiche e fisiologiche correlate all’assunzione del cibo, che normalmente coscientemente non approfondiamo[12].

L’intervento dell’operatore deve essere sistematico nell’assistere il paziente nel mantenere l’attenzione concentrata sull’esperienza condotta, mentre spesso i pensieri cercano di inseguire altri apparenti interessi. L’operatore con questa assistenza di continuo rimando all’esperienza in corso deve aiutare il paziente ad essere consapevole che le mente spesso divaga dall’esperienza presente impedendone una completa percezione e conoscenza.

Successivamente il gruppo è stimolato ad approfondire le loro esperienze di vita nelle quali normalmente agiscono in preda a desideri impulsivi, in modo incontrollato, non cosciente. L’operatore, a questo punto, pone in relazione le usuali condizioni di reazione condizionata del soggetto, reazione determinata solo da stimoli e desideri impulsivi non controllati, con le ricadute[13].

Un ausilio importante a supporto di questa analisi è l’utilizzo del body scan, che permette di individuare ed approfondire le diverse percezioni corporee sperimentate.

Infatti è di fondamentale importanza che il paziente diventi consapevole delle correlazioni tra i desideri impulsivi sperimentati e tutte le percezioni del corpo.

La sessione termina con la pianificazione e l’impegno del paziente nel tradurre nella continua e sistematica esperienza quotidiana l’esercizio condotto nel percorso terapeutico.

Solo tramite la traduzione del contenuto delle sperimentazioni terapeutiche nella pratica quotidiana il paziente potrà acquisire una stabile capacità di gestire con efficacia i propri desideri impulsivi tramite azioni consapevoli e ponderate[14].

A supporto delle terapia di gruppo può essere opportuno suggerire al paziente di descrivere le proprie esperienze in uno specifico diario.

La seconda sessione è incentrata sull’individuazione e l’approfondimento dei meccanismi reattivi a fronte degli stimoli ambientali che possono determinare un desiderio impulsivo.

Gli stimoli ed i desideri impulsivi correlati conducono spesso a reazioni condizionate, incontrollate. Obiettivo dell’operatore è aiutare il paziente a interporre tra lo stimolo e la reazione una interruzione, una pausa riflessiva consapevole, che interrompa e impedisca reazioni intempestive riflesse[15]. Allo scopo vengono condotti specifici esercizi nei quali i pazienti sono esposti a sollecitazioni ambigue, possibili di dubbie interpretazioni: i pazienti sono condotti ad approfondire le risposte immediate che la mente fornisce, le emozioni e le percezioni fisiche associate; ad esempio si può proporre di simulare un incontro con una persona che si ritiene di riconoscere e che non ricambia il saluto[16].

Ai pazienti è quindi richiesto di approfondire le proprie reazioni emotive davanti ad una simile situazione.

Conducendo il paziente ad acquisire la consapevolezza delle diverse possibili  interpretazioni legate ad uno specifico evento, alla forte dicotomia spesso esistente tra interpretazione e realtà, ed alle ricadute comportamentali che ne possono derivare.

Un ulteriore esercizio che può essere utilizzato è finalizzato ad una gestione positiva ed ottimale di un desiderio impulsivo, gestendolo non con la paura e la sofferenza, bensì come una opportunità conoscitiva dell’ambiente e di sé. Per fare ciò si deve aiutare il paziente ad individuare, approfondire ed esporre il desiderio impulsivo, le emozioni associate e la genesi delle azioni che ne sono seguite[17].

Nel descrivere la loro esperienza i pazienti sono sollecitati ad adottare gli approcci sperimentati nella prima sessione, laddove il paziente è stato aiutato a sperimentare consapevolmente tutte le percezioni psichiche e fisiologiche correlate ad esempio all’assunzione del cibo, che normalmente coscientemente non approfondiamo. Infatti, si ritiene questo momento terapeutico fondamentale, per aiutare il paziente a non farsi sopraffare dal desiderio impulsivo, mantenendo una vigile consapevole attenzione a tutte le altre dimensioni della sua esperienza[18].

Diviene, pertanto, determinante supportare il paziente ad adottare una gestione positiva del desiderio impulsivo, come un ulteriore momento di conoscenza ambientale e personale, aiutandolo ad evitare o ridurre le proprie reazioni condizionate ed impulsive.

L’operatore deve rappresentare la situazione legata ad un desiderio impulsivo come una prova realmente superabile, purché il paziente adotti le necessarie pause di riflessione, di conoscenza, e di consapevolezza delle proprie capacità di superamento di queste prove impegnative, ma gestibili. Obiettivo della sessione è aiutare il paziente nella capacità di concentrazione sull’esperienza concreta di vita in corso, evitando le sistematiche distrazioni che normalmente la mente attiva[19].

Anche queste distrazioni devono essere gestite con naturalezza, per poi riportare l’attenzione consapevole sull’esperienza che si sta conducendo. In tal modo si conferma nel paziente la consapevolezza di poter gestire con efficacia i desideri impulsivi che l’ambiente propone, interrompendo le possibili reazioni incontrollate tramite una sistematica e serena attenzione allo scorrere dell’esperienza concreta[20].

Obiettivo dell’operatore è di supportare il paziente nel tradurre questo approccio nella normale quotidianità.

A questo scopo ai pazienti sono descritti gli obiettivi e le modalità di un approccio semplice e naturale, la metodologia SOBER, da adottare per gestire con efficacia le situazioni a rischio e che rappresenta una modalità particolarmente efficace per attuare il metodo MBRP. Tale pratica consiste nel suggerire al paziente di fermarsi davanti ad uno stimolo emotivamente complesso e di non reagire intempestivamente, di valutare con attenzione il contesto, di concentrarsi su alcune sue semplici funzioni vitali e ordinate (il respiro ad esempio) e di individuare consapevolmente i diversi percorsi ottimali di gestione del contesto; e successivamente di agire in modo appropriato[21], evitando in questo modo di reagire intempestivamente in situazioni emotivamente complesse e difficili da comprendere e da superare.

Obiettivo delle precedenti sessioni era di assicurare l’applicazione di un approccio attento, sereno e consapevole nella quotidianità; in questa sessione, cd. mindfulness nelle situazioni ad alto rischio, si intende aiutare il paziente ad adottare un approccio attento, sereno e consapevole soprattutto nelle situazioni a più alto rischio e maggiormente difficili, così da evitare, a fronte di un desiderio impulsivo, un comportamento condizionato e intempestivo[22].

Obiettivo dell’operatore è supportare il paziente in queste situazioni, ad esempio sicuramente legate a precedenti ricadute e alla assunzione di sostanze tossiche, ad una gestione attenta e consapevole.

A tale scopo l’operatore supporta il paziente nell’individuare, riconoscere ed approfondire la sofferenza e il disagio connesse alle emozioni vissute in queste situazioni, disagio che spesso il paziente può tendere a ignorare e a non affrontare.

Molto utile a questo scopo è l’utilizzo delle pratica SOBER appresa nella sessione precedente. La sua sperimentazione consente al paziente di affrontare la complessità e la difficoltà dell’esperienza con la necessaria attenzione e consapevolezza[23].

L’esperienza di gruppo permette ai pazienti di riconoscere come le esperienze personali condotte in situazioni a forte rischio siano spesso condivise dagli altri partecipanti, rafforzando in questo modo la convinzione dell’efficacia del percorso intrapreso.

Nella terapia di gruppo i pazienti possono riconoscere la similitudine delle esperienze condotte dagli altri partecipanti, approfondendo ad esempio i contesti ambientali analoghi, le medesime difficoltà interpersonali nei rapporti sociali, gli stress emotivi simili, i successi raggiunti adottando gli strumenti e le metodologie apprese e rafforzare in questo modo la propria consapevolezza nella capacità di gestire le possibili situazioni critiche ed evitare o ridurre così le ricadute.

Obiettivo dell’operatore nella quinta sessione, di accettazione e azione efficace, è quello di aiutare il paziente a modificare il proprio modo di porsi davanti a situazioni ad alto rischio, potenziali generatrici di sofferenza, gestendole positivamente come momenti di possibile ulteriore conoscenza di sé e dell’ambiente che possono rafforzare la consapevolezza e capacità di reazione. L’operatore dovrà stimolare nel paziente l’attitudine a non soffermarsi sulle frustrazioni che possono essere originate da una situazione ad alto rischio, bensì a ad affrontarle possibilmente in modo empatico, valorizzando le opportunità di conoscenza e consapevolezza che posso costituire[24].

In questo modo il rapporto con le esperienze complesse deve divenire di confronto, di serena attenzione, e il loro superamento deve essere costruito tramite una accettazione consapevole della realtà.

Durante la sessione, nella terapia di gruppo, a coppie di pazienti, è adottata la pratica SOBER.

Mentre i pazienti approfondiscono le criticità emerse nella loro esperienza quotidiana, l’operatore li supporta nella applicazione della modalità SOBER.

In questo modo la pratica dovrebbe divenire una modalità comportamentale che il paziente utilizza sistematicamente nella sua esperienza quotidiana.

Un aspetto importante dell’esperienza condotta in questa sessione è di condurre il paziente ad una gestione consapevole e serena dell’ansia e della tensione correlate a situazioni ad alto rischio, evitando la ricerca diretta del loro contrasto e cancellazione, ma gestendole e superandole con un approccio di accettazione conoscitiva e consapevole.

Obiettivo della sessione successiva è quello di individuare ed approfondire la rilevanza che il pensiero ha nella gestione e superamento delle situazioni a rischio e nelle possibili ricadute.

L’operatore aiuterà il paziente a descrivere il pensiero. Potrà essere rappresentato come successione di parole e immagini che descrivono il contesto ambientale esterno ed interiore.

Nella terapia di gruppo i partecipanti sono stimolati a identificare i loro pensieri, ad approfondirli ed a descriverli nel loro ciclo di vita.

Il paziente è stimolato a descrivere il ciclo dei  pensieri che nascono, evolvono e muoiono, mantenendo un costante contatto con l’esperienza reale vissuta.

Allo scopo di aiutare a riconoscere concretamente i pensieri, l’operatore supporta il paziente nel definire una concreta tassonomia dei propri pensieri, descrivendo di alcuni di essi la loro genesi: formazione, evoluzione, scomparsa.

Infine l’operatore condurrà il paziente nell’individuare, riconoscere ed approfondire i pensieri che si formano nel processo di ricaduta e le diverse emozioni associate.

Esaminando un concreto processo di ricaduta in una situazione  a forte rischio, l’operatore, con l’aiuto dei pazienti, mostrerà  la connessione tra il processo di ricaduta e i pensieri connessi.

L’operatore evidenzierà a questo punto i vari pensieri generati nel processo, ed identificherà quelli determinanti che hanno provocato la ricaduta e che, con un diverso approccio consapevole, avrebbero potuto consentire un superamento della situazione di rischio ed evitare la ricaduta.

Obiettivo finale dell’esperienza è supportare i pazienti nella consapevolezza che in una situazione a rischio che può condurre a una ricaduta vi è sempre un momento topico nel quale il processo può essere interrotto e la ricaduta evitata.

Obiettivo della settima sessione, relativo alla cura di sé, è aiutare il paziente ad approfondire i concreti aspetti che definiscono una serena e normale quotidianità e di rappresentare quei momenti che possono invece condurre ad una situazione critica a rischio di potenziali ricadute.

L’incontro di gruppo è improntato all’empatia tra i partecipanti, facendo emergere gli elementi di serenità e gentilezza.

Sono poi esaminati i vari momenti della quotidianità, soffermandosi  per costruire consapevolezza sui singoli adempimenti che la costituiscono e sulle loro connessioni ed i possibili condizionamenti sullo stato psichico e fisiologico del paziente e sul suo equilibrio psico-fisico complessivo[25].

Nell’esame delle quotidianità l’operatore si soffermerà sui vari aspetti positivi o negativi per il paziente delle attività connesse alla sua quotidianità. E suggerirà come sia possibile strutturare la quotidianità con una maggiore attenzione alle attività che generano positività.

In questo modo l’operatore porrà l’attenzione su quegli aspetti della quotidianità che possono creare situazioni a rischio, tali da originare contesti di possibili ricadute, e suggerire gli interventi opportuni per una loro efficace gestione[26].

Obiettivo dell’ottava sessione è fornire al paziente la consapevolezza che nel suo percorso sarà sistematicamente assistito e della naturalezza ed efficacia del supporto che gli sarà assicurato.

Dovrà essere sottolineato con la necessaria empatia al paziente la cura e l’attenzione che gli sarà prestata, così da disattivare nel paziente una pur remota difficoltà nel ricorrere alle strutture di supporto a sua disposizione nei casi di difficoltà.

Si dovrà infine porre attenzione a descrivere le modalità di accesso ai vari strumenti di supporto alla quotidianità dei pazienti, con particolare attenzione a quei supporti che possono essere stati segnalati dai pazienti come indispensabili o utili nel loro percorso successivo al completamento della terapia.

Numerosi studi hanno evidenziato che determinati programmi terapeutici associati ad un adeguato sostegno psicologico intervengono su specifici settori dell’attività cerebrale, in particolare in aree sensibili che determinano proprio delle modificazioni delle condotte dell’utente e che, in definitiva, rappresentano l’effettivo miglioramento delle sue condizioni cliniche[27].

E’ da rilevare che tali studi hanno finora coinvolto esclusivamente soggetti che presentino determinate problematiche psichiche mentre non sono presi in considerazione degli elementi rilevanti della condizione clinica, quali la funzionalità cognitiva e le particolari qualità psicologiche o della personalità: dunque, il campione selezionato per tali approfondimenti di natura clinica appare limitato.

Il protocollo Mindfulness Based Stress Reduction, ad esempio, si fonda sul metodo di mindfulness, ma in un’ottica di analisi della condizione e delle conseguenze derivanti dallo stress; altre metodologie cliniche, invece, si fondano sulla pratica mindfulness connessa ad una serie di abilità e ad una modalità di osteggiare la sofferenza anche mediante il ricorso a particolari terapie occidentali[28].

La pratica della mindfulness non dovrebbe essere considerata solo come un insieme di pratiche da trasferire agli utenti, ma soprattutto come l’attitudine del terapeuta ad affiancare sempre l’utente stesso. Infatti, autori come Segal e Teasdale hanno ben spiegato che non si può trasmettere la pratica della mindfulness senza viverla in prima persona; in effetti, è ormai chiaro, come hanno evidenziato anche Miller e West, che uno degli elementi davvero determinanti nel rapporto terapeutico è rappresentato dalla relazione empatica che si riesce ad instaurare fra utente e terapeuta, e addirittura la qualità dei risultati ottenuti attraverso la terapia sono migliori nei casi in cui si forte e valida questa relazione[29].

È abbastanza intuitiva la motivazione di questo meccanismo: il terapeuta che utilizza il metodo mindfulness potrà senz’altro monitorare meglio l’andamento umorale ed emotivo del paziente se lo segue da vicino in modo assiduo e con una certa partecipazione e condivisione personale; solo dall’affiancamento costante potranno derivare la consapevolezza degli effettivi cambiamenti del soggetto o, d’altra parte, la sua resistenza al cambiamento stesso.

Si può ben sostenere, allora, che la pratica della mindfulness non è una strada alternativa a quella della terapia psicologica, ma deve essere considerata un suo completamento. Tra l’altro, dalla sua pratica possono derivare benefici all’utente, ma anche al terapeuta perché la mindfulness si differenzia dalla terapia psicologia in quanto si focalizza su un’analisi di tipo empirico, fondato sulla osservazione, mentre l’altra si incentra sul contenuto di alcune condotte.

Probabilmente, in casi di rilevante gravità con profili di sofferenza importanti, la terapia più opportuna dovrebbe prevedere innanzitutto l’avvio di un programma di sostegno e intervento psicologico e, una volta ricostruite le condizioni psicofisiche atte alla pratica della mindfulness, integrare la terapia psicologica con tale metodo.

Articolo di Linda Rago

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[1] I.M. HINNENTHAL, M. CIBIN., Il trattamento residenziale breve delle dipendenze da alcool e cocaina, ed Seed, Torino, 2011, pp. 91 ss.

[2] Ibidem.

[3] R. LORENZINI, A. SCARINCI, Dal malessere al benessere, Attraverso e oltre la psicoterapia, F. Angeli, Milano, 2013, pp. 85 ss.

[4] I.M. HINNENTHAL, M. CIBIN., Il trattamento residenziale…, op. cit., pp. 91 ss.

[5] R. LORENZINI, A. SCARINCI, Dal malessere al benessere…, op. cit., pp. 85 ss.

[6] R. LORENZINI, A. SCARINCI, Dal malessere al benessere…, op. cit., pp. 85 ss.

[7] I.M. HINNENTHAL, M. CIBIN., Il trattamento residenziale…, op. cit., pp. 97 ss.

[8] R. LORENZINI, A. SCARINCI, Dal malessere al benessere…, op. cit., pp. 88 ss.

[9] I.M. HINNENTHAL, M. CIBIN., Il trattamento residenziale…, op. cit., pp. 99 ss.

[10] I.M. HINNENTHAL, M. CIBIN., Il trattamento residenziale…, op. cit., pp. 99 ss.

[11] R. LORENZINI, A. SCARINCI, Dal malessere al benessere…, op. cit., pp. 85 ss.

[12] R. LORENZINI, A. SCARINCI, Dal malessere al benessere…, op. cit., pp. 93 ss.

[13] Ibidem.

[14] L. PAGLIARANI, ‎F. BALDINI, Il trattamento nella dipendenza da cocaina, F. Angeli, Milano, 2010, pp. 45 ss.

[15] Ibidem.

[16] I.M. HINNENTHAL, M. CIBIN., Il trattamento residenziale…, op. cit., pp. 102 ss.

[17] N. LATT, ‎K. CONIGRAVE, ‎J. SAUNDERS, Medicina della dipendenze, Springer, Milano, 2014, pp. 289 ss.

[18] Ibidem.

[19] D. PERONI, M CLERICI, Doppie diagnosi in comunità terapeutica, F. Angeli, Milano, 2015, pp. 63 ss.

[20] R. LORENZINI, A. SCARINCI, Dal malessere al benessere…, op. cit., pp. 104 ss.

[21] I.M. HINNENTHAL, M. CIBIN., Il trattamento residenziale…, op. cit., pp. 99 ss.

[22] I.M. HINNENTHAL, M. CIBIN., Il trattamento residenziale…, op. cit., pp. 99 ss.

[23] J. E. GRANT, Potenza, Il gioco d’azzardo patologico, Springer, Milano, 2010, pp. 54 ss.

[24] P. DE LUTTI, Metafore illustrate e mindfulness nel trattamento delle dipendenze, F. Angeli, Milano, 2014, pp. 42 ss.

[25] https://mbrpitalia.wordpress.com/

[26] www.sostanze.info/…/mbrp-mindfulness-based-relapse-prevention-preve

[27] www.normalarea.com/droghe/la…/uso-di-sostanze-psicotrope/

[28] I.M. HINNENTHAL, M. CIBIN., Il trattamento residenziale…, op. cit., pp. 91 ss.

[29] IR. LORENZINI, A. SCARINCI, Dal malessere al benessere…, , op. cit., pp. 97 ss.

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