Condizionamento classico di Pavlov
Ivan Pavlov, premio Nobel per la Medicina nel 1904, è considerato uno degli studiosi di riferimento in termini di apprendimento. Pavlov ha messo a punto uno dei modi più antichi per studiare l’apprendimento: il paradigma del condizionamento classico o rispondente.
Pavlov, studiava l’attività di digestione dei cani, e si rese conto di alcuni fenomeni inaspettati (ricordiamo che Pavlov operava tra fine Ottocento e inizi Novecento). Il cane iniziava a salivare non solo quando gli veniva portata la carne, ma anche prima. Il riflesso naturale che porta il cane a salivare quando vede la carne è chiamata risposta incondizionata. In altri termini, il cane non ha riflessi solamente quando riceve uno stimolo (il cibo) ma anche quando attende di riceverlo. Da qui nacque la tecnica del Condizionamento.
Questa tecnica si basa sul presupposto per cui se associamo uno stimolo condizionato (a nostra discrezione, può essere un suono, un’immagine) allo stimolo incodizionato (il cibo), un numero sufficiente di volte, il cane tenderà ad associare i due stimoli, e ad attribuire loro lo stesso significato. Dunque, se il cane associa il cibo a un certo stimolo condizionato, lo stimolo condizionato assumerà lo stesso significato del cibo, dunque produrrà lo stesso tipo di risposta, ovvero la salivazione.
Nella tecnica del Condizionamento Classico si parla di risposta incondizionata quando ci si riferisce alla risposta (in questo caso di salivazione) prodotta dallo stimolo incondizionato (il cibo), si parla di risposta condizionata quando ci si riferisce alla risposta prodotta dallo stimolo condizionato (ad es., un suono, un’immagine, una parola).
Come è stato applicato il condizionamento classico di Pavlov
Il condizionamento classico può riguardare nell’uomo l’apprendimento di risposte emotive specifiche ad esempio la paura o addirittura lo sviluppo di fobie.
Ci teniamo a precisare che questo tipo di esperimenti veniva fatto agli inizi del Novecento, quando il concetto di etica sperimentale non era ancora sviluppato come oggi.
La paura è una risposta emozionale incondizionata provocata da stimoli pericolosi, spiacevoli o dolorosi. La reazione di paura davanti ad un pericolo ha una funzione positiva per l’uomo. La paura infatti ci protegge da stimoli potenzialmente dannosi, e di base non si apprende: tutti noi siamo in grado di provare paura.
Non si apprende la paura in sé, ma si può apprendere la paura nei confronti di stimoli specifici.
Quando c’è una paura irrazionale, non controllabile e soprattutto non utile per la salvaguardia della persona si può parlare di fobia.
Watson, principale esponente del comportamentismo, applicò a livello sperimentale alcuni principi del condizionamento allo per studiare la terapia per le paure e le fobie.
Un esempio è il caso del “piccolo Albert”, bambino di 11 mesi che fu indotto a sviluppare una fobia di una piccola cavia bianca. La cavia bianca, stimolo condizionato non produce in natura alcuna paura. Per produrre paura, essa era stata associata a un forte rumore (stimolo incondizionato), il forte rumore, infatti, produce in tutti noi uno stato di forte allerta, esso è naturalmente associato al pericolo.
Questo esperimento comportamentista prevedeva che, associando i due stimoli, cavia bianca e rumore improvviso, si potesse produrre ad hoc una forte fobia. E questo è ciò che si è esattamente verificato: dopo alcune esposizione, il Piccolo Albert aveva sviluppato una fobia.
Ma c’è una bella notizia
Così come è possibile apprendere una fobia, è possibile disimparare ad avere una fobia e liberarsi da questo problema. Circa Trenta anni dopo, Wolpe, richiamandosi proprio a Watson, sviluppò la tecnica di Desensibilizzazione Sistematica.
Questa tecnica prevede l’associazione tra lo stimolo ansiogeno (nel caso di Albert della cavia bianca), associandolo a un altro stimolo incondizionato: il rilassamento muscolare. Dopo una serie di esposizioni, la persona contrasta lo stimolo fobico associando ad esso il rilassamento.
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