Dipendenza affettiva: definizione e sintomi

La prima definizione di dipendenza affettiva è stata coniata nel 1945 da Fenichel (trad. it. 1951), uno psicoanalista. In questo testo Fenichel parla per la prima volta di amore-dipendenti riferendosi a persone che necessitano l’amore come del cibo o della droga.

Secondo Fenichel, le persone dipendenti dall’amore necessitano di essere amate nonostante abbiano poche capacità di amare, dunque cercano continuamente dal partner maggiore amore ottenendo scarsi o nulli risultati. In qualche modo, scelgono partner non adatti a loro,ma, nonostante questo li renda ovviamente infelici, non riescono a liberarsene.

Tuttavia, bisogna capire quando e in che modo eventualmente essa possa essere definita un disturbo e quando invece la dipendenza rientra nella normale socialità o affettività tra persone. Come scrive Jervis (2001, p.77): “la dipendenza psicologica da una certa quantità di socialità quotidiana e anche dal rapporto con certi individui a cui siamo affettivamente legati, è esigenza normale, universale e primaria.”

Superati determinati limiti, si può parlare di eccesso di dipendenza. Per esempio, le normali manifestazioni negative che l’amante prova nella lontananza del partner iniziano a diventare non normali quando l’eccesso di dipendenza danneggia significativamente le attività del soggetto rimasto solo. Sono da considerare non normali o addirittura patologici i casi in cui, in caso di allontanamento dal partner, si verificano i due seguenti criteri:

a) il soggetto rinuncia a una parte della sua autonomia decisionale, di critica e di giudizio, perché ha delegato queste capacità alla persona da cui è dipendente;

b) il soggetto dipendente rischia continuamente di veder svanire il suo stato di benessere quando perde il contatto, cioè quando non ha la possibilità di mantenere un rapporto continuativo con la persona da cui è dipendente.

La dipendenza affettiva è definita da Cowan & Kinder, (1985) come una ricerca ossessiva dell’amore, caratterizzata da eccessiva dipendenza; in questo tipo di relazione, i partner sono legati in maniera eccessivamente stretta da due fattori: la deprivazione di sé (self-deprivation) e l’eccessivo coinvolgimento (overinvolvement).

La dipendenza affettiva (o love addiction) può essere inquadrata nel campo generale delle “nuove dipendenze”, classe di disturbi eterogenei (come la dipendenza dal gioco d’azzardo, da lavoro, da internet) caratterizzata da un forte coinvolgimento in comportamenti ripetitivi e persistenti, che compromettono in maniera significativa la vita relazionale, sociale e professionale della persona.

Le nuove dipendenze, proprio come le dipendenze indotte da sostanze, sono condotte disfunzionali caratterizzate dalla perdita del controllo sul comportamento, nonostante le conseguenze negative  del comportamento stesso. Chi è in uno stato di dipendenza è impossibilitato a procrastinare il soddisfacimento del bisogno e accede ad uno stato di euforia conseguente alla messa in atto del comportamento.

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Secondo Mulè (2008) la florida ricerca sulla neurobiologia delle nuove dipendenze può essere suddivisa principalmente in due linee teoriche:

– la prima linea teorica postula che la sostanza determini modificazioni a livello cerebrale che favoriscano l’instaurarsi della condizione di dipendenza;

– la seconda ipotizza che la dipendenza si sviluppi in soggetti che presentino una condizione preesistente di vulnerabilità;

Goodman (2008), fa riferimento al secondo filone teorico ipotizzando che alla base dei disturbi di dipendenza indotta da sostanze e non indotta da sostanze ci sia un processo psicologico e biologico comune. In altre parole, sarebbe la vulnerabilità biologica e psicosociale ad influenzare lo sviluppo di una dipendenza.

Goodman ipotizza che ci sia un comune “processo additivo” nelle dipendenze indotte e non da sostanze. Tale processo riguarda le alterazioni di tre sistemi funzionali:

–   il sistema di motivazione e gratificazione: che determina sensazioni spiacevoli nel soggetto, per cui le condotte che attivano il sistema di gratificazione acquisiranno un importante rinforzo;

–   regolazione degli affetti: che implica l’evitamento di emozioni dolorose intollerabili;

–   inibizione comportamentale: che porta il soggetto ad avere l’urgenza di mettere in atto un comportamento che porti alla gratificazione o che eviti un’emozione dolorosa.

Gli studi di Grant, Brewer e Potenza (2008) confermano una grande somiglianza sul piano neurobiologico tra le dipendenze da sostanze e le dipendenze comportamentali: la gratificazione da nuove dipendenze quali il cibo, il sesso, il gioco d’azzardo attiva circuiti della gratificazione molto simili a quelli indotti da sostanze psicoattive.

 

 

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