Facial Action Coding System: le Action Unit in Italiano (pdf)
Questo articolo di Valentina Cantini spiega la relazione tra Facial Action Coding System e le Action Unit.
Scopri la lista completa delle action unit
Impara la tecnica Facial Action Coding System come un professionista
L’assunto base da cui sono partiti Ekman e Friesen per lo studio della mimica facciale riguarda l’universalità delle emozioni.
“Più di un secolo fa Charles Darwin scriveva che l’espressione delle emozioni è universale, non acquisita diversamente in ciascuna
cultura: è biologicamente determinata, un prodotto dell’evoluzione della specie […] di recente la ricerca scientifica ha risolto il problema una volta per tutte, dimostrando che la mimica di almeno alcune emozioni è effettivamente universale, anche se ci sono differenze culturali quanto alle occasioni in cui tale espressioni si manifestano. […] L’elemento universale è l’aspetto peculiare che la faccia assume in presenza di ciascuna emozione primaria, mentre le varie culture differiscono nelle prescrizioni circa il controllo della mimica emotiva” (Ekman & Friesen 2003/2017, p.40-41).
Le espressioni facciali sono universali
Per testare l’effettiva universalità delle emozioni, il gruppo di Ekman e Friesen ha portato a termine due studi peculiari, in cui in un primo erano messi a confronto universitari di cultura giapponese con universitari di cultura americana. Era mostrato loro un filmato stressante, prima singolarmente, poi in presenza di un assistente della rispettiva cultura.
La registrazione video dei movimenti dei muscoli facciali dei soggetti alla visione del filmato dimostrava che quando ciascun soggetto era solo, che fossero giapponesi o americani, mostravano le stesse espressioni.
In presenza di un’altra persona, invece, la corrispondenza era scarsa:
i giapponesi mostravano più degli americani la tendenza a mascherare la manifestazione di sentimenti sgradevoli.
Era chiaro che in questo caso fossero entrate in gioco le norme culturali sul controllo della mimica (Ekman & Friesen, 1966).
Nel successivo esperimento, l’intenzione è stata quella di testare la validità di tali risultati ampliando le culture prese in esame.
Perciò, sono state mostrate fotografie di volti che esprimono le diverse emozioni a osservatori di vari paesi:
- Stati Uniti
- Giappone
- Cile
- Argentina
- Brasile.
I risultati dell’esperimento sull’universalità delle emozioni
Ai soggetti veniva chiesto di scegliere una delle emozioni primarie per ogni volto. I risultati dimostrarono che le varie fotografie erano giudicate espressione delle stesse emozioni in tutti paesi presi in esame (Ekman e Friesen, 1966).
Benché i risultati si dimostrassero promettenti restava una lacuna; tutti i soggetti presi in esame avevano esperienze visive in comune, se non direttamente, attraverso i mass media.
I ricercatori, allora, vararono l’ipotesi che effettivamente ci potessero essere differenze culturali nelle mimiche emotive, ma che attraverso l’esposizione al cinema, la televisione e le riviste illustrate le persone avessero imparato a riconoscere le varie mimiche.
Non era quindi possibile escludere che, in persone che non avessero occasione di osservare come i mass media rappresentano le emozioni. Queste ultime potessero effettivamente mostrarsi attraverso movimenti del tutto diversi dei muscoli facciali.
Come nasce il Facial Action Coding System e le relative Action Unit
Da tale ipotesi nasce uno degli esperimenti più significativi del gruppo di studio di Ekman e Friesen.
Nel 1967 condussero una serie di esperimenti negli altopiani sudorientali della Nuova Guinea, prendendo in esame popolazioni isolate, che non erano assolutamente abituate ai test psicologici o agli esperimenti di laboratorio e che non avevano contatti con i mezzi di comunicazione.
Individuarono nei Fore della Nuova Guinea la popolazione adatta a questo scopo.
Ekman, per procedere in questo nuovo studio, dovette modificare anche il metodo di somministrazione poiché i Fore erano una popolazione pre-letterata e quindi non poteva presentare loro una foto e una serie di emozioni scritte tra cui scegliere, come nel caso della ricerca precedente.
Gli esperimenti di Ekman in Nuova Guinea
Presentò, quindi, tre o quattro fotografie di espressioni facciali alle quali i soggetti dovevano indicare quelle che più si adattavano a un breve episodio emozionale, il quale veniva raccontato in contemporanea.
A dispetto del fatto che i Fore fossero una civiltà primitiva e con quasi nessun contatto con l’occidente, la percentuale di associazioni corrette tra espressioni facciali e racconti raggiungeva livelli elevatissimi.
I risultati dimostrarono che anche in tali contesti culturali le risposte coincidevano con quelle ottenute in altri esperimenti, con l’unica eccezione che i soggetti della Nuova Guinea non distinguevano le mimiche di paura e sorpresa (Ekman & Friesen, 1971) .
Ekman e i suoi collaboratori fecero un altro esperimento sempre con i Fore (Ekman, 1972; Ekman & Friesen, 1971) per eliminare qualsiasi dubbio sull’universalità delle espressioni facciali, in cui veniva raccontata ai soggetti una storia e poi veniva chiesto loro di esprimere con la mimica l’emozione corrispondente, riprendendoli in video.
Filmò nove uomini, nessuno dei quali aveva partecipato al primo esperimento.
L’analisi del materiale raccolto ha confermato che le espressioni prodotte per le varie emozioni corrispondevano esattamente ai dati delle altre culture, con la solita eccezione di paura e sorpresa che venivano confuse tra loro.
Gli esperimenti di Karl ed Eleanor Heider in Comunicazione non verbale che conferma l’universalità dell’emozione
Una conferma ulteriore dell’universalità della mimica emotiva è venuta dalla ricerca condotta in un’altra cultura nella parte ovest della Nuova Guinea da Karl ed Eleanor Heider.
Loro si mostravano scettici circa i suddetti esperimenti, per cui li replicarono con soggetti ancora più isolati, ma ottennero risultati analoghi.
Ancora una volta il risultato confermò la loro ipotesi, una espressione emozionale all’interno di una specifica popolazione veniva interpretata correttamente e uniformemente all’interno di qualunque altra, e viceversa, ma se esistono delle espressioni innate, trasversali all’interno di tutta l’umanità, significa che esistono delle emozioni comuni che le generano e quindi queste possono essere definite come primarie (Ekman & Friesen, 2003).
Le emozioni primarie secondo il Facial Action Coding System e le Action Unit di Ekman
Ekman ha così identificato sei emozioni primarie:
“Quando abbiamo cominciato a trovare le prove che esistono alcune espressioni delle emozioni che sono universali. Ancor prima di
completare le nostre ricerche abbiamo avviato un’indagine volta a precisare l’aspetto effettivo di tali espressioni. In sostanza abbiamo cercato di costruire un Atlante del viso, che illustrasse fotograficamente ciascuna di esse. Come primo passo nella
costruzione dell’Atlante abbiamo studiato cosa avevano scritto gli altri circa l’aspetto del viso in ciascuna delle emozioni primarie.
Le action unit e le espressioni facciali secondo il Facial Action Coding System
Alcuni autori avevano indicato quali muscoli facciali si contraggono, mentre altri si erano occupati solo dell’aspetto superficiale del volto.
Ma nessuno aveva considerato sistematicamente tutti i muscoli coinvolti o tutte le variazioni conseguenti nell’aspetto del viso per tutte le sei emozioni primarie” (Ekman & Friesen 2003, p.46).
Il FACS fu sviluppato per determinare come la contrazione di ogni muscolo facciale, singolarmente o in combinazione con altri muscoli, cambiano le sembianze di un volto.
Ekman e Friesen hanno videoregistrato più di 5000 diverse combinazioni di azioni muscolari, esaminate per determinare i cambiamenti più significativi che ognuna di esse apportava alla struttura del volto, studiando anche come era possibile differenziare un movimento dall’altro.
Le 44 Action Unit del Facial Action Coding System
Sono state calcolate 44 UAction Unit che tengono conto dei cambiamenti nelle Espressioni Facciali e 14 AU che descrivono i movimenti nella direzione dello sguardo e nell’orientamento della testa.
Le Action Unit sono caratteristiche di cambiamento del volto rispetto alla faccia neutra che implicano:
- stiramento
- rigonfiamento
- contrazione dei muscoli.
Queste action unit creano 10.000 configurazioni facciali visibili, di cui 3000 significative.
La misurazione delle espressioni facciali nel sistema FACS viene fatta attraverso le action unit, non attraverso semplici unità muscolari, in quanto, nel caso di alcune configurazioni, più muscoli sono combinati a comporre una sola AU, poiché il loro ruolo nei cambiamenti prodotti nella configurazione facciale non può essere distinto; l’interazione di più unità d’azione determinano espressioni facciali estremamente diverse da quelle che potremmo aspettarci dalla semplice somma delle singole unità.
Tra l’altro i cambiamenti prodotti nella configurazione facciale da un singolo muscolo sono talvolta separati in due o più AU, in
quanto rappresentano azioni relativamente indipendenti di differenti parti del muscolo.
Il livello di intensità dell’action unit per il Facial Action Coding System
Le AU vengono distinte in base al grado della loro intensità, misurata su scala Likert a 5 punti identificati con lettere dalla A alla E, dove A corrisponde al solo accenno del movimento ed E alla sua massima intensità.
* aggiunta negli indici di classificazione delle Action Unit in seguito alla revisione del FACS avvenuta nel 2002 con Joseph C. Hager.
Un analista FACS, vedendo il nastro sia a rallentatore che fermando l’immagine, deve essere in grado di scomporre l’espressione osservata, scomponendola in specifiche AU che hanno prodotto il movimento.
Per la rilevazione delle specifiche espressioni facciali, i punteggi consistono nel determinare la lista di AU che sono coinvolte nell’espressione esaminata, specificando anche la durata di ogni azione, l’intensità di ogni azione muscolare e la possibile presenza di asimmetria bilaterale.
Il sistema FACS è considerato unicamente descrittivo, i punteggi ottenuti dal suo utilizzo non forniscono il significato di un determinato comportamento facciale.
Ma tali punteggi sono poi tradotti in dati dotati di significato a livello psicologico tramite l’EMFACS, un dizionario di interpretazione e predizione dei dati ottenuti grazie al FACS.
Che cos’è l’EMFACS: Emotional Facial Action Coding System
La differenza sta nel fatto che il FACS comprende le misure di tutti i movimenti facciali, mentre l’EMFACS utilizza le AU distintive per ricostruire il significato emotivo di un espressione. Include un numero più ristretti di AU, precisamente quelle più ampiamente supportate dagli studi che hanno testato la validità predittiva delle AU per segnalare la presenza delle emozioni fondamentali.
Per cui gli eventi facciali misurati sono interpretati come espressioni delle 6 emozioni di base:
- felicità (o gioia)
- rabbia
- paura
- disgusto
- sorpresa
- tristezza
- disprezzo
- sorriso sociale (Gasparre, 2010).
Il dizionario EMFACS interpreta anche:
- le “emozioni miste” (innesco di due o più emozioni di base emesse simultaneamente)
- le “maschere” (pattern in cui l’espressione facciale mostrata è in contrasto con l’emozione provata)
- permette di distinguere tra espressioni facciali involontarie e volontarie, tra sorriso vero e sorriso finto.
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