Giustizia distributiva: una definizione in psicologia

La giustizia distributiva è definibile come quella valutazione che gli individui danno alla decisioni prese da un’autorità sulla base dei risultati raggiunti. Le persone sono soddisfatte e ritengono giusta la decisione se essa rispetta i propri standard (Tyler 2011).

La premessa centrale della giustizia distributiva è che le persone reagiscono a ciò che ricevono in relazione a ciò che meritano. Tuttavia si sviluppano due gruppi “infelici” cioè quelli che ritengono di aver ottenuto troppo e quelli che ritengo di aver ottenuto troppo poco (Tyler, 2011). Questi ultimi proveranno emozioni negative come rabbia, manifestandola sul posto di lavoro, con la speranza di ristabilire l’equilibrio. Trovandosi in una situazione d’inferiorità avranno meno potere per imporre l’equilibrio e pertanto dovranno trovare il modo di gestire i propri sentimenti d’ingiustizia (Tyler, 2011). Quelli
che hanno ottenuto troppo, contrariamente ai modelli economici e a ciò che si potrebbe pensare comunemente, proveranno un senso d’ingiustizia che cercheranno di mitigare lavorando di più o facendo beneficenza (Tyler 2011).

Come abbiamo detto in precedenza le persone provano disagio di fronte all’ingiustizia se essa devia dagli standard. Morton Deutsch (1975) ha provato a definire questi standard o principi di giustizia distributiva: equità, uguaglianza, bisogno. Secondo il principio di equità, la distribuzione di benefici e oneri dovrebbe essere proporzionata al merito e al contributo offerto da ciascuno. Secondo il principio di uguaglianza, la distribuzione di benefici e oneri dovrebbe avvenire in maniera egualitaria, assegnando a ciascuno parti uguali di tali benefici ed oneri. Secondo il principio del bisogno, la distribuzione di benefici e oneri dovrebbe essere proporzionale alle necessità di ciascuno.

di Fabio Romanato

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