insonnia statistiche in italia

Insonnia: statistiche in Italia

Questo articolo di Natascia Chiechio spiega le statistiche in Italia sull’insonnia.

Definizione di Insonnia: cos’è. Statistiche in Italia Insonnia

L’insonnia è il disturbo del sonno più diffuso nella popolazione generale. Vediamo le statistiche in Italia sull’Insonnia

  • I dati epidemiologici indicano che il 25% degli adulti non è soddisfatto del proprio sonno
  • il 10-15% riferisce sintomi di insonnia associati a conseguenze diurne negative
  • il 6-10% degli individui raggiunge i criteri diagnostici del Disturbo di insonnia (e.g. Ohaion 2002; Morin et al. 2010).

Che cos’è il Disturbo di Insonnia

Il Disturbo di insonnia persistente ha un forte impatto negativo su:

  • benessere individuale e sociale
  • contribuisce all’aumento dell’assenteismo
  • alla riduzione della produttività nei luoghi di lavoro e determina elevati costi per la salute pubblica (e.g. Leger e Bayon 2010).

Le donne sono più spesso affette da insonnia

L’insonnia è maggiormente presente tra:

  • donne
  • persone anziane
  • lavoratori a turni
  • gli individui con stato socioeconomico più basso
  • tra quanti soffrono di problemi di salute fisica e mentale.

La frequente comorbilità con altri disturbi medici e psicologici è un aspetto rilevante nell’inquadramento diagnostico del Disturbo di insonnia (Roth et al. 2006).

Le persone con insonnia presentano comunemente:

  • disturbi medici associati di tipo neurologico cardiovascolare ed endocrino
  • tipiche condizioni fisiologiche, come per esempio la gravidanza e la menopausa nelle donne, comportano spesso un Disturbo di insonnia.

Inoltre, altri disturbi del sonno di rilevanza clinica, come:

  • apnee
  • sindrome delle gambe senza riposo
  • narcolessia
  • incubi si associano all’insonnia.

Sul piano psicologico, gli insonni presentano spesso:

Secondo le stime riportate nel DSM-5, il 40-50% degli insonni ha un disturbo psichiatrico associato e si calcola che l’80% dei pazienti depressi soffra anche di insonnia.

L’insonnia è notoriamente un criterio diagnostico per diverse patologie di rilevanza psichiatrica ed è attualmente considerata un fattore di rischio per l’innesco e il mantenimento del disturbo mentale.

Vari studi longitudinali hanno infatti documentato che l’insonnia cronica non trattata incrementa il rischio dello sviluppo futuro di un disturbo psichiatrico, soprattutto di tipo depressivo (e.g. Baglioni et al. 2011). Altri studi hanno evidenziato che i sintomi di insonnia ostacolano la risoluzione del disturbo depressivo (e.g. Carney et al. 2007) e i sintomi residuali (come p. es., la fatica diurna) in pazienti già trattati per la depressione maggiore possono essere un fattore di rischio per successive ricadute del disturbo mentale (e.g. Perlis 1997).

L’insonnia è nella maggior parte dei casi un disturbo concomitante a una serie di altri problemi di salute che configurano spesso un paziente “complesso”, difficile da inquadrare dal punto di vista diagnostico e da trattare in modo efficace.

Data la multifattorialità dell’insonnia è necessaria un’accurata e approfondita valutazione dei suoi diversi fattori di innesco e di mantenimento per strutturare un intervento terapeutico razionale e mirato.

Come si diagnostica l’insonnia

In questo articolo verranno indicati gli standard procedurali per l’assessment del Disturbo di insonnia e alcuni strumenti diagnostici fondamentali per la sua valutazione clinica.

Il Disturbo di insonnia è caratterizzato dalla percezione soggettiva di soffrire di problemi inerenti la qualità o la durata del proprio sonno, difficoltà di inizio e mantenimento del sonno e conseguenze negative diurne. I sintomi dell’insonnia sono specificati nelle attuali classificazioni dei disturbi del sonno (DSM-5 2013, ICSD-3 2014) insieme ai criteri di frequenza, durata e decorso utili alla tipizzazione del disturbo (esemplificate in tabella 1 secondo i criteri del DSM-5). Le correnti classificazioni DSM-5 e ICSD-3 hanno molti punti in comune e concordano nel proporre il Disturbo di insonnia come disturbo del sonno specifico, da trattare anche se in comorbilità con altri problemi medici e/o mentali.

Come si fa la valutazione dell’insonnia con il Modello delle 3 P

La valutazione clinica dell’insonnia si basa utilmente su un modello eziopatogenetico che descrive lo sviluppo del Disturbo di insonnia da transitorio a cronico.

Secondo il cosiddetto Modello delle 3P (Spielman 1986; Spielman e Glovinsky 1991), gli individui che sviluppano insonnia sono caratterizzati da alcuni fattori predisponenti, l’esordio del disturbo del sonno è dovuto all’occorrenza di fattori precipitanti e il mantenimento dell’insonnia è conseguenza di vari fattori perpetuanti.

Quali sono i fattori predisponenti dell’insonnia

I cosiddetti “fattori predisponenti” sono condizioni o tratti individuali che incrementano la vulnerabilità delle persone allo sviluppo di un problema di insonnia (p. es. lo stile cognitivo iper-vigile, la familiarità per l’insonnia, il genere femminile e l’età avanzata).

Quali sono i fattori precipitanti dell’insonnia

I “fattori precipitanti” riguardano tutte le forme di stress acuto che possono capitare durante la vita degli individui (p. es. esperienze di perdita/separazione, problemi famigliari, di salute, di lavoro).

La definizione dei fattori predisponenti dell’insonnia

Per “fattori perpetuanti” si intende quella varietà di abitudini e comportamenti disfunzionali per il sonno:

  • messi spesso in atto per superare la paura di non riuscire a dormire (p. es., l’uso cronico di ipnoinducenti)
  • per compensare la perdita di sonno (p. es. fare sonnellini durante il giorno)
  • che, combinati a credenze e esperienze affettive negative (p. es. preoccupazione per la perdita di sonno e per i suoi effetti diurni, paura di perdere il controllo sul sonno) contribuiscono a mantenere nel tempo il disturbo.

I processi cognitivi dell’insonnia

In particolare, l’identificazione dei processi cognitivi e dei comportamenti disfunzionali che il paziente insonne ha sviluppato rappresentano per il clinico una fonte preziosa di informazioni per mettere a punto una diagnosi e delle strategie di trattamento. La valutazione clinica è quindi finalizzata, più che alla raccolta di un’anamnesi remota e difficile da ricostruire, a un esame del funzionamento attuale del sonno e della veglia del paziente, delle sue rappresentazioni e delle strategie attuate per gestire il problema di sonno. Durante la valutazione è importante indagare sulla presenza dei più comuni problemi medici, psicologici, sull’uso di farmaci e di sostanze spesso associati all’insonnia e sullo stile di vita del paziente.

Come valutare l’insonnia  con i questionari

Il metodo principale per questo tipo di valutazione rimane il colloquio clinico, supportato da questionari “self-report” specifici che, a diversi livelli di approfondimento della valutazione, aiutano il clinico nella progressiva messa a fuoco della diagnosi. Si può quindi immaginare una procedura di assessment a “imbuto” che parta da brevi questionari, utilizzabili anche per la valutazione di screening, per avere un primo inquadramento del Disturbo di insonnia e proceda con strumenti più specifici e articolati necessari per la valutazione clinica specialistica, fino alle eventuali polisonnografie in centri di medicina del sonno, necessarie solo quando sia necessario approfondire la diagnosi differenziale di insonnie in comorbilità con altri disturbi del sonno (p. es. all’apnea del sonno o alla sindrome delle gambe senza riposo) o medici.

Questo articolo sull’insonnia (statistiche in Italia) è di Natascia Chiechio.

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