Come la Mindfulness può migliorare la performance a lavoro

Mindfulness in ambito lavorativo

Come la Mindfulness può migliorare il lavoro

 

Silvia Bernardi

Lo studio proposto da Dane (2011) è stato svolto per contribuire a chiarire la natura della Mindfulness in ambito lavorativo, poiché in letteratura fino a pochi anni prima non vi era una visione univoca riguardo a cosa fosse e con cosa non andasse confusa. Questa mancanza di chiarezza può essere spiegata dal fatto che storicamente la Mindfulness è stata considerata maggiormente dalla prospettiva buddhista e quindi è stata fortemente associata alla meditazione, con la quale in molti casi è stata sovrapposta e confusa.

La Mindfulness, tuttavia, è uno stato mentale che non emerge necessariamente attraverso la pratica della meditazione, come sottolineato da Brown e Ryan (2003), e che può essere raggiunto da qualsiasi individuo che riesca a focalizzare la propria attenzione sugli eventi e le sensazioni che emergono nel momento presente; solo quando i ricercatori hanno concordato sul fatto che la Mindfulness fosse uno stato mentale accessibile, e quindi studiabile, sono iniziate a fiorire numerose ricerche al riguardo, fra le quali quella di Dane (2011), che ha confermato che la Mindfulness è un costrutto a sé stante, con una propria natura e con specifici effetti su variabili di personalità ma anche lavorative.

A questo proposito, una più grave lacuna che lo studio di Dane tenta di colmare è la carenza di informazioni sul modo in cui la Mindfulness possa interagire con la performance legata ad un compito entro un contesto organizzativo o lavorativo in generale, dovuta al fatto che la maggior parte degli studi precedenti sono stati condotti entro il contesto clinico, coinvolgendo discipline interessate a salute e benessere psicologico.

Per un’organizzazione, tuttavia, pur essendo importante il benessere fisico e psicologico dei propri dipendenti, ciò che più conta sono i risultati delle loro performance lavorative. Dai risultati di alcune ricerche era emerso che il modo in cui i lavoratori focalizzano la propria attenzione influenza il loro modo di prendere decisioni strategiche, la tendenza a fare attenzione o meno ai rischi e la consapevolezza di avere a disposizione delle risorse chiave: ciò che non era ancora stato sufficientemente indagato era il ruolo della Mindfulness in tali processi.

Per poter comprendere quando e in che modo la Mindfulness sia in grado di produrre effetti positivi sulla performance dei lavoratori, Dane ha iniziato considerando una delle varie dimensioni che la costituiscono, già ampiamente descritte in letteratura, ovvero la maggior capacità di prestare attenzione agli stimoli, sia esterni che interni, nel momento presente: entrambi gli aspetti dell’attenzione, esterna e interna, sono in grado di influenzare la performance ma la positività o negatività dei loro effetti dipende anche da altri fattori aggiuntivi.

Le proposizioni presentate in questo studio sono le seguenti:

1. Una ampia attenzione agli stimoli esterni migliora la performance entro un contesto lavorativo dinamico e la inibisce entro un contesto statico.

In un contesto lavorativo dinamico i lavoratori devono prendere una serie di decisioni interdipendenti nello stesso momento, ad esempio per vincere la competizione con altre aziende o risolvere crisi interne; in tale contesto i lavoratori sono costretti a raccogliere dall’ambiente circostante il maggior numero possibile di informazioni, in modo da prendere decisioni efficaci, e molto spesso si ritrovano a dover improvvisare. Da ciò deriva che, affinché un’improvvisazione sia efficace, serva essere attenti e concentrati su ciò che sta accadendo e pronti a sfruttare i diversi stimoli che si potrebbero incontrare. In un contesto lavorativo statico, invece, i lavoratori devono gestire relazioni piuttosto stabili e prevedibili e la loro performance si basa sulla capacità di focalizzare l’attenzione sul proprio compito senza considerare tutti gli altri stimoli presenti nell’ambiente circostante, per evitare di venire distratti.

2. Una ampia attenzione agli stimoli interni migliora la performance delle persone con un elevato livello di competenza su un certo compito, e la peggiora in assenza di tale competenza.

Diversi studi hanno dimostrato che le persone possono non essere consapevoli dei sentimenti che stanno provando o delle sequenze di pensieri che le hanno portate a compiere una certa azione; da ciò si è compreso che gli individui possono elaborare le informazioni in modo associativo e inconscio oppure intenzionale e consequenziale.

Alcuni autori, tuttavia, hanno evidenziato che in alcuni casi da un’associazione di pensieri a livello inconscio può derivare un risultato osservabile e consapevole, come un giudizio o un atteggiamento, quindi hanno ipotizzato che la Mindfulness possa provocare stati affettivi esterni congruenti con i propri vissuti interni e inconsci. Da ciò deriva che, rendendo le persone più consapevoli dei fenomeni psicologici che emergono da processi inconsci, la Mindfulness potrebbe far riconoscere e comprendere maggiormente le proprie intuizioni. Non è chiaro, però, se questo processo abbia effetti positivi o negativi, perché un’intuizione potrebbe essere intaccata da diversi bias, oppure, nel caso di decisioni strategiche, potrebbe essere risolutiva.

Per integrare queste due visioni opposte, Dane ha suggerito che la bontà di un’intuizione potrebbe dipendere dal livello di esperienza e competenza sul compito da svolgere: un lavoratore esperto potrebbe avere intuizioni basate su schemi logici ormai consolidati, mentre uno inesperto le baserebbe solo su euristiche semplificate. Nel primo caso, dunque, prestare attenzione alle proprie intuizioni potrebbe portare effetti positivi perché renderebbe in grado di cogliere input cruciali per la performance da attuare, mentre nel secondo caso potrebbe portare ad azioni poco ragionate e facilmente erronee.

3. La relazione tra la Mindfulness e la performance collegata ad un compito è positiva quando un individuo opera entro un contesto lavorativo dinamico e ha un elevato livello di competenza sul compito da svolgere.

4. La relazione tra la Mindfulness e la performance collegata ad un compito è negativa quando un individuo opera entro un contesto lavorativo statico e non ha competenza sul compito da svolgere.

Queste due proposizioni offrono un punto di vista integrato rispetto alle due precedenti: ci si aspetta di ottenere esiti favorevoli dalla relazione fra Mindfulness e performance lavorativa nel caso in cui l’ampia attenzione agli stimoli esterni ed interni sia presente in concomitanza con un contesto lavorativo dinamico e un elevato livello di competenza da parte del lavoratore; al contrario, la relazione tra Mindfulness e performance si ritiene sarà negativa quando il lavoratore si trova inserito in un contesto statico e non possiede competenze sufficienti per il lavoro da svolgere. Ad esempio, se un manager riesce a considerare le incessanti richieste provenienti dall’ambiente come importanti e normali aspetti del proprio lavoro, anziché come fastidiose distrazioni, egli potrà focalizzare la sua attenzione sia sugli eventi che accadono attorno a lui, sia alle sue reazioni ad essi, e concentrandosi nel momento presente sulle attività che sta svolgendo potrà ottenere performance migliori su numerosi compiti.

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