gioco d'azzardo online

La storia del gioco d’azzardo online e l’evoluzione dei pagamenti elettronici

Negli anni Ottanta e Novanta il numero dei giocatori che frequentavano i casinò[1] era molto alto, oggi, invece, con internet questi luoghi hanno perso importanza. Dal 2000 in poi sono nati sulla rete molti portali di gioco, che hanno incrementato le opportunità commerciali e di finanziamento attraverso gli sponsor, coprendo le diverse esigenze dei giocatori. Alcuni eventi sono stati incisivi nel cambiamento delle pratiche di gioco, come il boom del poker online e la nascita di tornei; la legalizzazione dei giochi e la promozione televisiva, ma soprattutto c’è stato il fenomeno culturale dei road gambler, cioè dell’esaltazione dei nuovi giocatori, cioè di coloro che, partendo dal basso, sono stati in grado di raggiungere un certo successo monetario e personale facendo solamente uso delle loro abilità nel gioco.

Il road gambler ha una serie di requisiti peculiari come lo stile di vita e l’abbigliamento, ad esempio indossano occhiali scuri, e abiti casual.[2]La persona diventa un personaggio si collega apertamente alla strategia di vincita personale e al gioco, come un travestimento, con lo scopo di confondere l’avversario.[3]

Negli Stati Uniti il numero di appassionati di poker era già in crescita nel 2000 ma i casinò americani riuscivano a soddisfarne solo pochissimi a causa delle distanze geografiche. I siti Internet hanno sopperito a questa mancanza coprendo il totale della domanda a prescindere dalla località geografica e permettendo ai giocatori di rimanere a casa, nell’anonimato e contro giocatori di tutto il mondo. Questi cambiamenti hanno comportato una crescita repentina del numero di giocatori e delle vincite grazie ai ritmi veloci che qualificano il web.

Le sale virtuali sono aperte 24 ore su 24 e hanno sistemi di pagamento molto semplici per cui basta usare una carta di credito o un conto corrente online. In questo modo ci si sposta facilmente da un tavolo all’altro senza vedere apertamente i flussi di denaro e le perdite avvenute. Queste modalità hanno un grosso rilievo sulla motivazione del giocatore e sui tempi di gioco, che ha perso il suo aspetto conviviale e sociale per diventare indipendente.

In realtà i sentimenti egoistici non sono preponderanti e si è assistito alla crescita di nuove forme di socializzazione: con le communities[4], forum e chat dove i giocatori possono scambiare opinioni e strategie. Cresce l’uso dei social network fra gli operatori del gioco con un maggiore uso dei nuovi canali comunicativi. Si tratta quindi di una solitudine fisica di chi si trova davanti al computer ma sa di non essere solo a livello inconscio perché mantiene una serie di relazioni attive con gli altri giocatori nel mondo con i quali può condividere la sua passione per il gioco. La diffusione del gioco online ha avuto anche molte conseguenze negative come l’alienazione e la mancanza di cognizione da parte del giocatore che sta davanti al monitor.

Oggi l’offerta di piazze virtuali è molto ampia, il tavolo verde può quindi entrare in ogni momento della vita al parco, a letto, a lavoro. L’offerta aumenta con nuovi giochi e strumenti e aumenta anche la domanda.

Il gioco online ha conosciuto una grande affermazione durante la crisi economica con l’aumento della speranza di fare soldi e del bisogno di distrarsi dal contesto in cui vive. Inoltre, crisi economica e mondo digitale rappresentano i nemici principali dei casinò e delle case da gioco.

Sembra che giocare in Rete piaccia molto agli utenti che possono fruire dei loro giochi preferiti in ogni luogo, non hanno spese di spostamento e viaggio, possono gestire il denaro tramite carta di credito.

I giocatori agiscono quindi nel rischio ma in una sorta di “comfort zone” legata all’ambiente domestico e/o abituale, in cui si sentono tutelati da ansia e ulteriore stress. Si parla anche di “slipper players”, i giocatori pantofolai, una sorta di tribù di utenti del gioco di nuova generazione.

 

I pagamenti elettronici

È possibile ricorrere a diversi circuiti per lo scambio monetario nel gioco d’azzardo digitale, ognuno di questi è ovviamente sottoposta a determinati controlli. Non si tratta soltanto di carte di credito e bonifici bancari, vi sono anche altri sistemi alternativi che permettono di depositare denaro nelle poker room o nei casinò presenti online.

Per cominciare bisogna effettuare dei depositi sul proprio conto virtuale legato alle poker room e poi, a conclusione del gioco si accrediteranno sul conto gli importi delle vincite da gioco. Molte delle stanze da gioco non danno la possibilità di prelevare il denaro dalle carte di credito ma soltanto di depositarlo alla registrazione. Durante l’azione di gioco si può pagare in diversi modi, tramite conti virtuali che danno l’opportunità di depositare e incassare denaro nelle poker room utilizzando la propria carta di credito, attraverso l’uso di carte di credito o debito e, come ultimo metodo, tramite assegno.

Una realtà strettamente legata all’affermarsi del gioco online è certamente la moneta elettronica, articolata in smart cards o “borsellini elettronici e i c.d., sistemi software based. Anche la telefonia mobile può rappresentare un sistema di moneta elettronica (c.d. M-payment), per cui attraverso un dispositivo di telefonia mobile si può effettuare un ordine di pagamento.[5] La prima moneta elettronica diffusa è stata quella delle carte prepagate e multiuso.[6] Nel 1974 Roland Moreno brevettò le smart card, cioè delle tessere a banda magnetica dotate di un microprocessore, con la capacità di memorizzare una grande quantità di dati.[7]

I primi sistemi d’esempio sono quello francese e quello americano. Nel primo caso le banche acquistavano una certa quantità di moneta elettronica, dopo il versamento del corrispettivo all’istituto che lo emetteva, questa quantità veniva messa a disposizione sotto forma di smart card che era possibile ricaricare presso degli apparecchi elettronici messi a disposizione dalla banca per il pagamento del denaro contante o tramite addebito sul conto corrente. Il titolare della carta doveva svuotare regolarmente il proprio borsellino elettronico presso la banca che gli avrebbe accreditato le somme corrispondenti.[8]

Per quanto riguarda gli Stati Uniti dapprima si poteva fare riferimento allo schema Visa, VisaCash[9], successivamente sono stati introdotti nuovi sistemi basati sull’inserimento di una tessera il cui microchip poteva contenere al suo interno una grande quantità di dati.[10]

La smart card, definita stored-value product, o anche “borsellino elettronico”[11] è una tessera plastificata di piccole dimensioni dotata di microchip in cui sono memorizzati, le somme di cui il titolare dispone. L’operazione di “caricamento” delle somme versate può avere diverse opzioni, può avvenire utilizzando gli sportelli ATM o tramite telefono.

Invece per quanto riguarda il bancomat, le informazioni sono custodite in banca. Nel momento in cui si usa un Bancomat si può stabilire una connessione di tipo telematico tra il POS e l’istituto di credito in cui il conto è stato aperto in modo che le informazioni possano essere trasferite da un soggetto all’altro. Quando si usa uno dispositivo prepagato non si ha bisogno di una connessione telematica è il chip stesso della tessera a fornire le informazioni necessarie per il pagamento digitando il codice personale.[12] Ai titolari delle carte si offre la possibilità di avere un mezzo alternativo ai contanti, anche per gli importi piccoli. Per gli esercenti c’è il vantaggio di porsi al riparo dai rischi di inadempimento, ovviamente anche gli istituti che emettono le carte hanno dei vantaggi, legati ai pagamenti per i servizi offerti.[13]

La preoccupazione legislativa deriva dai rischi legati all’utilizzo delle carte prepagate che si collegano direttamente alla sua caratteristica di circolare quindi il furto, lo smarrimento, ma anche eventuali inadempimenti da parte dell’istituto emittente che non sempre assicura la rimborsabilità della moneta elettronica. Si tratta di questioni delicate considerando anche l’importanza che questi sistemi hanno nell’equilibrio dei mercati. È per questo che l’Istituto Monetario Europeo ha stabilito che solo le banche abbiano la facoltà di emettere queste carte come espresso anche dalle direttive 77/780/CE (c.d. prima direttiva bancaria) e 89/646/CE (c.d. seconda direttiva bancaria).

Per quanto riguarda l’e-money sono state compiute scelte nettamente diverse che hanno portato all’affermarsi di nuovi intermediari (c.d. IMEL), che si affiancano alle banche nell’emissione di moneta elettronica. I primi sistemi utilizzati per memorizzare somme di denaro su smart card sono il sistema Proton23 ed il sistema Mondex24.

Il primo nasce e si sviluppa[14] in Belgio e si compone di una carta, emessa dalle banche abilitate da utilizzare presso gli esercizi convenzionati tramite POS, tramite appositi terminali telefonici e poi su Internet. Proton[15] funziona con un sistema di certificazione crittografato che si basa sulla firma digitale grazie alla quale la smart card può interagire con il sistema per determinare l’ammontare del credito fruibile. Proton può contare sulla trasmissione dei dati per via telematica e dall’anonimato di ogni operazione.[16]

Il sistema Mondex nasce in Inghilterra,[17] l’idea e può essere definito un’evoluzione del Proton poiché capace di elaborare e memorizzare un gran numero di informazioni relative alle somme caricate e alle transazioni che sono state effettuate dagli utenti. Con questo sistema sono possibili trasferimenti di denaro dal conto corrente bancario e viceversa e lo schema di pagamento è molto simile a quello previsto per la moneta elettronica in cui le somme dovute dall’acquirente all’esercente vengono accreditate direttamente sul suo conto quando termina la transazione.[18] Il trasferimento delle somme avviene in tempo reale, esiste un rapporto diretto tra debitore e creditore, sia che la memorizzazione avvenga su smart card che su hard disk.[19]

Un sistema più recente è il Minipay, basato sulla memorizzazione su smart card, sostituendo, anche in questo caso, il denaro contante nelle transazioni quotidiane e nel commercio elettronico[20]. Il sistema è basato sulle carte che vengono emesse dalle banche aderenti, queste possono essere acquistate direttamente presso gli istituti di credito dai correntisti, o dai soggetti che hanno rapporti di altra natura con la banca. La carta può essere usata solo dopo aver effettuato una ricarica, tramite i terminali automatici forniti dalle banche aderenti ed appositamente programmati ma anche in agenzia o negli istituti di credito. Questo servizio è stato realizzato dalla SSB (Società per i Servizi Bancari) grazie alla collaborazione delle banche aderenti.

L’utilizzo della smart card comporta una serie di vantaggi quali la velocità delle operazioni di trasferimento in tempo reale del denaro, l’abbattimento dei costi a carico dell’esercente e una maggiore sicurezza delle operazioni in quanto il terminale istallato nel punto vendita può registrare data ora, identificativo della carta e importo.

Le transazioni tramite e-money sono molto più dirette, infatti, le somme passano direttamente dalla smart card al borsellino elettronico in modo molto simile rispetto a quanto avviene per i pagamenti con denaro contante. I trasferimenti sul conto corrente possono seguire due modalità, la prima consiste nel collegamento diretto col terminale del punto vendita alla banca o caricando le somme sulla c.d. “carta esercente”, da cui si possono fare prelievi in banca o negli ATM.

Recentemente si è affermato l’uso di un’altra moneta elettronica definita con espressioni quali “software-money” o “Internet-money”[21] uno strumento di pagamento stored-value in in cui il valore che viene inserito nel microchip di una tessera magnetica o in un altro supporto elettronico viene di volta in volta utilizzato per effettuare pagamenti su Internet. Si tratta quindi di un uso limitato al mondo online, molto diverso dalle smart card che permettono diversi tipi di transazioni. Uno dei primi sistemi apparsi è E-cash[22], nato da David Chaum sviluppò questo sistema che attualmente gestito dalla Deutsche Bank[23]. Per utilizzare questo sistema è necessario inserire il proprio personal computer in un plug-in con cui si può trasferire il denaro direttamente dal proprio conto corrente all’elaboratore, si può così ottenere l’immediata apertura un conto apposito (conto E-cash) presso l’istituto emittente. La moneta elettronica sarà quindi emessa in due fasi diverse in cui la banca dell’emittente sarà sempre coinvolta insieme al software istallato dall’utente. Nella prima fase il software[24] che converte la moneta versata in impulsi digitali ai quali viene attribuito un valore e un valore determinato e un numero di serie con il quale sarà possibile identificare la moneta elettronica. A questi dati digitali l’utente apporrà una firma digitale con cui si identificherà la moneta elettronica. La banca poi, nella seconda fase, apporrà la propria firma sui pezzi monetari ricevuti, anch’essi virtuali e addebiterà l’importo sul conto E-cash dell’utente per poi trasferirle sull’altro conto (E-cash Sammelkonto) in cui confluiscono tutti gli importi che corrispondono alla moneta e ne rappresentano il controvalore rispetto alla moneta che circola.

Gli utenti possono utilizzare la moneta digitale per effettuare acquisti su Internet e controllare il saldo sull’hard disk, relativo alla moneta caricata, ma anche quello del loro conto E-cash.[25] Le transazioni saranno effettuate tramite il prelievo delle somme con cui si intende pagare direttamente nella memoria dell’elaboratore, queste somme verranno poi inviate direttamente nella memoria dell’elaboratore mediante email a cui viene apposta la firma digitale dell’utente.[26]

Il trasferimento avviene quindi direttamente nel portafoglio virtuale e l’istituto bancario interviene soltanto all’inizio e alla fine ma non si inserisce nell’iter «nel pagamento realizzato con moneta elettronica, a ben vedere, la banca dell’ordinante non s’interpone tra il solvens e l’accipiens per realizzare il trasferimento dei fondi dall’uno all’altro, ma opera a monte ed a valle dell’atto solutorio, garantendo la convertibilità prima, e la rimborsabilità poi, della moneta elettronica»[27]. C’è quindi una prima fase in cui la moneta viene trasformata da elemento fisico a impulsi digitali, i bit, con questa operazione si permettono le operazioni su Internet, e poi una seconda fase in cui si procede all’accredito delle somme dovute al venditore, dopo la verifica della disponibilità e quindi spendibilità.[28] In Rete è inoltre possibile garantire la sicurezza e l’anonimato delle transazioni effettuate utilizzando delle tecniche crittografiche particolari, le “blind signature” o “blind verification”, con cui è possibile verificare ciò che necessario sull’emittente ma senza conoscere la sua identità[29]. Questo può avvenire perché il numero di serie che viene immesso è stato assegnato in base ad una formula matematica con cui si fa in modo che questo numero si modifichi in modo casuale quando avviene il trasferimento del denaro al creditore[30].

Questa procedure segue particolari protocolli quali il SET (Secure Electronic Transaction) ed il SSL ( Secure Sockets Layer),[31] studiati perché garantissero alti livelli di protezione dei dati trasmessi nelle transazioni che avvengono su Internet, l’idea alla base è proprio quella di evitare le frodi che danneggiano i consumatori[32].

Il protocollo SET[33] si basa su un sistema di crittografia a chiavi asimmetriche e pubbliche e sull’utilizzo della firma digitale. Con questo meccanismo è possibile l’interazione con i circuiti commerciali e fornire più garanzie in termini di sicurezza di utilizzo degli strumenti online.[34] Si prevede quindi il rilascio di un certificato cifrato, che dovrà essere caricato sul proprio computer utilizzandolo ad ogni operazione di pagamento.

Il protocollo di sicurezza SSL[35] è basato sulla crittografia a chiave pubblica ma pensato per la garanzia della protezione dei dati delle informazioni che vengono trattati durante le operazioni. Con questo sistema si intende proteggere le notizie che il cliente trasmette al server per arrivare, all’obiettivo finale, che il cliente abbia, on line, la stessa fiducia che può avere in una transazione che viene conclusa fisicamente.[36]

Soltanto negli anni Novanta la moneta elettronica, con la diffusione dell’e-money ha avuto una regolamentazione normativa precisa. Un primo approccio si deve Rapporto dell’Istituto Monetario Europeo del 1994 ma per un primo intervento normativo serio bisognerà aspettare la “Raccomandazione 97/489/CE della Commissione del 30 luglio 1997,   relativa alle operazioni mediante strumenti di pagamento elettronici, con particolare riferimento alle relazioni tra gli emittenti e di titolari di tali strumenti”.[37] I

l fenomeno delle frodi online non è per nulla marginale, in Europa il Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC) promuove sempre più spesso iniziative che hanno lo scopo di incrementare la sicurezza delle transazioni online. Nello specifico l’Italia con la Banca d’Italia e la collaborazione dell’AgID e dell’ABI ha lavorato ad un progetto per la creazione di un circuito di reti il cui scopo è stabilire un collegamento tra gli operatori dei diversi sistemi di pagamento su Internet e le amministrazioni pubbliche, creando inoltre un sistema di pagamento integrato su scala nazionale e internazionale.[38]

 

2.4 La crescita delle monete virtuali oggi e l’affermarsi del Bitcoin

Ad oggi le monete virtuali sono entrate nell’uso quotidiano di milioni di persone, tramite prepagate, carte di credito e conti online. Risulta interessante a tal proposito l’affermarsi del Bitcoin, una moneta elettronica basata su una rete Peer-to-Peer in cui i nodi svolgono il ruolo di originatori e beneficiari delle transizioni finanziarie che avvengono in questa crypto-valuta o possono anche svolgere il ruolo di miner e quindi validare le transazioni compiute dagli altri utenti. Per partecipare alla rete basta scaricare un software open source e creare un account dove si raccoglieranno gli indirizzi associati ai propri bitcoin (BTC). Con questo sistema ad ogni account viene associata una chiave pubblica sul proprio terminale, che sono utilizzate per calcolare i propri indirizzi, lo stesso avviene anche per le chiavi private che vengono utilizzate per firmare le autorizzazioni alle transazioni. Bitcoin utilizza uno schema di firma digitale che non necessita di nessuna Certification Authority né certificato digitale e la generazione delle proprie chiavi viene affidata al nodo stesso. È infatti la possibilità di firmare digitalmente con chiavi private che permette agli utenti il trasferimento dei bitcoin. L’algoritmo di tali firme digitali è standard ed è ECDSA [B3]. È importante per garantire la sicurezza che chi beneficia del servizio fornisca un indirizzo differente per ogni transazione che vuole ricevere.[39] Per trovare i nuovi indirizzi di un utente in cui trasferire i BTC l’originatore di una transazione può usare anche canali di comunicazione indipendenti da BTC. Per proteggere la propria privacy si dispone quindi di strumenti come TOR che permette le comunicazioni fra i diversi nodi e mantenere l’anonimato. Diversamente ai sistemi tradizionali con Bitcoin non ci sono tabelle esplicite delle entrate e delle uscite, il meccanismo utilizzato si basa solo sull’originatore che tramite un hash crittografico sul contenuto della transazione verifica il possesso dei fondi necessari grazie alle precedenti transazioni a favore dell’utente. Queste infatti sono specificate come input nella descrizione della transazione per cui si realizza un Transaction Chain.

Le applicazioni della blockchain sono molteplici ed è stata già usata per lo scambio di bitcoin. La validazione delle transazioni spetta ai miner che sfruttano la loro potenza di calcolo per validare la transazione. Il miner guadagna dei bitcoin di nuova emissione e delle fees per la validazione delle transazioni.[40]

Il miner ha quindi fra i suoi oneri quello di verificare che la somma dei BTC negli input non sia superiore al numero dei BTC nell’oggetto della transazione. Allo scopo di evitare truffe bisogna quindi risalire alla prima operazione in modo da avere una visione completa della situazione contemporanea alla transazione.[41]Ogni blocco contiene tre informazioni principali:[42] [43]Timestamp, per individuare l’ordine cronologico delle transazioni; Hash, una stringa complessa di numeri e lettere che contiene tutti i dati del blocco e un Riferimento all’ hash precedente, per legare il nuovo blocco a quello precedente.

La tecnologia della blockchain può essere applicata a tutti i contesti in cui è necessario tracciare i passaggi di un oggetto o dato da un proprietario o detentore ad un altro.[44] Al fine di rendere il modello della blockchain applicabile a diversi contesti si può intervenire su tre fattori: l’oggetto delle registrazioni; il modello attraverso il quale si ottiene la validazione; il regime autorizzativo per accedere. Per quanto concerne l’accesso, è possibile distinguere tra blockchain aperta, in cui non esiste alcuna entità centrale che regola l’uso del sistema, e chiusa in cui, al contrario, sono presenti dei soggetti che coordinano il suo utilizzo.[45] Si individuano cinque applicazioni della blockchain: i Registri statici (database distribuiti per memorizzare specifici dati); l’identificazione (database con informazioni relative all’identità); gli Smart contracts (si basano su una serie di condizioni registrate sulla blockchain che attivano automaticamente delle transazioni); i Registri dinamici (un database dinamico che si aggiorna quando avviene una transazione su una piattaforma digitale); le Infrastrutture di pagamento (un database dinamico distribuito che si aggiorna quando avviene una transazione monetaria in contanti o in criptovaluta).[46]

La chip chain

L’avvento delle nuove tecnologie digitali ha comportato un cambiamento sostanziale nel mondo del gioco d’azzardo poiché il gioco arriva direttamente a casa del giocatore, grazie al Web.

Grazie alla rete, dal 2000 iniziano a comparire numerosi portali di gioco online, i quali trattano diverse tipologie di gioco tra cui poker, casinò, bingo e scommesse.

Sul Web tutto è più veloce e le attività avvengono in tempo reale ovunque nel mondo. Ad esempio, le sale virtuali rimangono aperte sempre 24 ore su 24, e ciò comporta una frequentazione maggiore di questi spazi online e intervalli temporali più lunghi.

La comodità nel pagamento è sicuramente uno dei fattori che ha determinato l’espansione del gioco online. È sufficiente utilizzare una carta di credito o un conto corrente online per concludere l’operazione; si può spostare l’azione, tranquillamente da un tavolo all’altro, senza rendersi conto dei flussi monetari e delle perdite avvenute.

Il poker online rappresenta l’evoluzione di uno dei giochi di carte più praticati al mondo che ha seguito i cambiamenti tecnologici, le modifiche delle abitudini e dei costumi degli utenti. Lo scenario odierno offre molte più piazze virtuali dove allenarsi e queste hanno quasi del tutto sostituito le classiche partite al tavolo con carte, chips e avversari.

Inserendo nuove tipologie di gioco o nuovi strumenti aumenta l’offerta e di conseguenza aumenta la domanda.

Nei tornei online ci si iscrive pagando un biglietto di iscrizione e si vince un premio definito dall’ammontare totale del buy-in a cui viene sottratta la commissione della poker-room, il gioco si effettua usando delle chips che diventeranno moneta reale solo se sarà possibile raggiungere un piazzamento a premio. Per il cash game, il tempo di gioco è scelto dell’utente, vi è libertà di uscita e entrata dal tavolo senza vincoli.

Oltre alle classiche metodologie di pagamento sono stati introdotti diversi sistemi alternativi che permettono di effettuare depositi nelle poker room e nei casinò online.

 Bibliografia completa gioco d’azzardo

[1] In Italia esistono quattro casinò autorizzati a Campione d’Italia (Casinò di Campione), Venezia (Casinò di Venezia), Sanremo (Casinò di Sanremo), e Saint-Vincent (Casinò de la Vallée)

[2] F. Daninos, Storia del poker, Odoya, 2010.

[3] Poker Superstars Invitational sulla Fox, High Stakes Poker su Gsn, Poker After Dark e Face to Ace su NBC.

[4] B. COVA, A. GIORDANO, M. PALLERA, Marketing non-convenzionale. Viral, guerrilla, tribal e i 10 principi fondamentali del marketing postmoderno, Il Sole 24 ore.

[5] SORRENTINO, Luci ed ombre dell’M-banking, in Banche e banchieri, 2001, p. 281 ss.

[6] ARNOLD, E-Payment Systeme: Geld fur den electronischen Markt, in Die Bank, 2001, p. 574 ss.

[7] OLIVIERI, Compensazione e circolazione della monetanei sistemi di pagamento, Milano, 2002, p. 247

[8] BLANLUET, La mannaie électronique. Definition- nature juridique, in Rev. Droit banc. Fin., 2001, p. 128 ss.

[9] FEIN, Law of Electronic Banking, New York, 2001, Supplement, par. 6.02, C.3.

[10] IME WORKING GROUP ON EU PAYMENT SYSTEMS, Report on Prepaid Cards, may, 1994.

[11] Con il termine “borsellino elettronico” (electronic purse) ci si riferisce alla componente software sul quale vengono memorizzati i bit che corrispondono alle somme di denaro versate sulla card. Sul punto si veda S.KORPER-J.ELLIS, Il libro del commercio elettronico. Il progetto, le tecnologie, il marketing, la distribuzione: una mappa operativa, Milano, 2000, p. 176 ss., laddove si sottolinea come i c.d. borsellini elettronici non supportano soltanto la moneta elettronica, ma anche assegni elettronici e diversi tipi di carte di credito.

[12] SELLA, La moneta elettronica nel sistema bancario italiano, in La moneta elettronica: profili giuridici e problematiche applicative, op.cit., p. 3.

[13] ZENO-ZENCOVICH, Temi e problemi economico-giuridici della moneta elettronica, in La moneta elettronica: profili giuridici e problematiche applicative, op. cit., p. 17

[14] Si rinvia al sito www.mastercard.com.

[15] Si rinvia al sito www.proton.be

[16] VALENTE-ROCCATAGLIATA, Aspetti giuridici e fiscali del commercioelettronico, Roma, 1999, p. 53;

[17] TOSI, Prime osservazioni sull’applicabilità della disciplina generale della tutela dei dati personali a Internet e al commercio elettronico, in Dir. Inf., 3, 1999, p. 591 ss;

[18] OLIVIERI, Appunti sulla moneta elettronica, cit., p. 812.

[19] PACILEO, L’attuazione in Italia delle direttive comunitarie in materia di emoney, op. cit., p.196 ss.

[20] Si veda il sito www.minipay.com

[21] OLIVIERI, Compensazione e circolazione della moneta nei sistemi di pagamento, op. cit., p. 255 ss.;

[22] SPALLINO, Rechtsfragen des Netsgeldes, in WM, 2001, p. 231 e ARNOLD, cit., p. 575.

[23] Si veda www.ecash.com

[24] dispositivo elettronico in grado di incrementarne le potenzialità tecniche del computer permettendo quindi di memorizzare su hard disk o file le somme di denaro che vengono convertite in moneta digitale.

[25] LEMME, Moneta scritturale e moneta elettronica, op. cit, p. 148 ss

[26] OLIVIERI, Compensazione e circolazione della moneta nei sistemi di pagamento, op. cit., p. 257

[27] OLIVIERI, Appunti sulla moneta elettronica, cit., p. 812

[28] Ibid.

[29] OLIVIERI, Compensazione e circolazione della moneta nei sistemi di pagamento, op.cit., p. 257

[30] FINOCCHIARO, Il problema dei mezzi dipagamento, in I problemi giuridici di Internet. Dall’ e-commerce all’ e-business, a cura di Tosi, Milano, 2001, p. 156 ss.

[31] ZAGAMI, Firme “digitali”, crittografia e validità del commercio elettronico, in Dir. Inf., 1996, p. 151 ss.

[32] BUFFA, Moneta digitale e tutele, in G. Cassano (a cura di), Commercio elettronico e tutela del consumatore, Milano, 2003, p. 682 ss.

[33] A tale protocollo hanno aderito molte società fra le quali anche Visa e Mastercard.

[34] VALENTINO, Moneta elettronica e tutela del consumatore, in La moneta elettronica: profili giuridici e problematiche applicative, op. cit., p. 129

[35] Sistema sviluppato dalla Netscape.

[36] ZAGAMI, Firme “digitali”, crittografia e validità del commercio elettronico, cit., p. 152 ss.

[37] D’ORAZIO, L’azione comunitaria in tema di carte di pagamento, in Dir. Inf., 1988, p. 955 ss. e, dello stesso autore, Aspetti evolutivi della disciplina CEE delle carte di pagamento, ivi, 1989, p. 761 ss.

[38] TRESOLDI, Lo sviluppo delle carte di pagamento ed il ruolo della Banca Centrale, in Banca d’Italia, Quaderni din ricerca giuridica della consulenza legale, Roma, 2002, p. 5 ss.

[39] https://bitcoin.org/en/protect-yourprivacy

[40] Casey M. e Wong P. Global supply chains are about to get better, thanks to blockchain [Rivista] // Harvard Business Review. – 2017.

[41] A. Bogliolo, F. Giglietto, P. Polidori,F. Stradini, “Il valore reale del denaro virtuale”, NEUNET White Paper No.

12.001, marzo 2012, http://www.neunet.it/doi/ NEUNET.12.001.WTP.IT.pdf

[42] Pisa M. e Juden M. Blockchain and Economic Development: Hype vs Reality [Rivista] // Center for Global Development Policy Paper. – 2017.

[43] Di Paola N. Blockchain e supply chain management [Libro]. – Milano : CEDAM, 2018

[44] Boucher P. How Blockchain Technology Could Change Our Lives: In-depth Analysis [Rapporto] / European Parliament. – 2017.

[45] Di Paola N. Blockchain e supply chain management [Libro]. – Milano : CEDAM, 2018

[46] McKinsey The promise of blockchain [Rapporto]. – 2017.

Questo articolo è di Anna Di Carlantonio

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