modello circomplesso delle emozioni teoria appraisal

La teoria dell’appraisal e reappraisal

La teoria dell’appraisal spiega che tutti noi valutiamo gli stimoli prima di sperimentare le emozioni. E’ questo il motivo per cui lo stesso evento può essere stressante per alcune persone e meno per altre, dipende dalla nostra valutazione cognitiva.

Il significato di appraisal

Negli anni Sessanta sono venute alla luce le teorie dell’appraisal, secondo cui le emozioni sono frutto dell’attività di coscienza (cognition) e di valutazione (appraisal) della situazione in riferimento ai propri significati, interessi e scopi (Frijda, 1986).

La valutazione primaria riguarda il modo in cui una situazione o un evento vengono valutati in funzione del grado di rilevanza e pertinenza per gli interessi dell’individuo (Feldman, 2008).

Questo meccanismo ci permette di dare un grado specifico di rilevanza alla situazione, di capire se le nostre strategie di coping sono efficaci o meno e infine di individuare quali sono i nostri interessi.

Gli interessi per le emozioni nella teoria dell’appraisal

Queste teorie pongono l’accento sull’interesse e lo definiscono come il cuore delle emozioni. L’interesse spinge l’individuo a dare all’evento una valutazione precisa: l’evento, infatti, può essere considerato come favorevole o dannoso.

Gli interessi di distinguono tra loro in profondi e superficiali: i primi riguardano gli scopi, le aspettative e i desideri generali condivisi dalla maggioranza delle persone, mentre i secondi concernono gli scopi e i desideri di una singola persona o di singoli gruppi (Frijda, 2007). Queste teorie associano le emozioni ai processi cognitivi, al punto di affermare che l’attivazione delle emozioni necessita dell’elaborazione cognitiva della situazione.

Le emozioni non vengono considerate come fenomeni che insorgono in maniera improvvisa: si differiscono dai riflessi e dagli istinti perché sono l’esito di un’attività di conoscenza e valutazione dei vari stimoli (Anolli, 2012). Secondo questa prospettiva, la situazione non genera di per sé l’emozione, in quanto quest’ultima viene elicitata dai significati e dai valori che l’individuo attribuisce al contesto.

Le persone vivono emozioni diverse rispetto allo stesso stimolo

Ciò spiega come mai, di fronte ad uno stesso stimolo, due persone possano vivere emozioni completamente diverse: lo stimolo non crea l’emozione, ma è la valutazione della persona a farlo e ognuno di noi compie sempre valutazioni personali che possono differire anche in larga misura da quelle delle altre persone. Di fronte ad una particolare situazione, un individuo può non provare sempre la stessa emozione, in quanto le valutazioni sono soggette a cambiamento.

Le teorie dell’appraisal rimandano ad una configurazione componenziale delle emozioni: sono considerate dei mediatori tra il mondo esterno e quello interno e variano secondo alcune componenti continue (Anolli & Legrenzi, 2012).

La struttura delle emozioni secondo Scherer (teoria dell’appraisal)

Scherer attribuisce alle emozioni un’architettura dinamica e componenziale: di fronte ad una situazione emerge un’emozione specifica che risulta essere quella più compatibile in quel preciso momento e prende il nome di emozione modale. Tale concezione trae origine dalla teoria elaborata da Wundt nel 1896, secondo cui le emozioni variano lungo le seguenti dimensioni: piacevolezza, spiacevolezza, attivazione, inibizione, livello di attenzione e di rifiuto. Questo modello è stato ripreso successivamente da Russel e Feldman Barrett nel 1999 ed elaborato nuovamente fino alla creazione finale del modello circomplesso delle emozioni.

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Fig.1: Raffigurazione del modello circomplesso delle emozioni (fonte: Barrett & Russell, 1999)

Come si legge il modello circomplesso delle emozioni. La bussola per comprendere le emozioni

La figura 1 mostra il modello circomplesso: l’asse orizzontale (piacevolezza VS spiacevolezza) viene chiamato asse edonico, mentre l’asse verticale (attivazione VS disattivazione) è detto asse dinamico. I due assi si incrociano perpendicolarmente e creano lo spazio emotivo. Scherer studiò il processo di valutazione dello stimolo e propose un sistema sequenziale e gerarchico: ogni stimolo subisce una valutazione lineare che si articola in cinque stadi in ordine crescente di complessità, e ogni volta che passiamo ad uno stadio successivo lo stimolo viene valutato in maniera più specifica.

I cinque stadi della valutazione delle emozioni

Scherer descrive cinque stadi della valutazione, che si susseguono temporalmente nel seguente ordine:

  • Novità → la reazione di sorpresa implica un’attivazione dell’organismo. Di fronte ad un evento inatteso, l’individuo focalizza l’attenzione in maniera automatica valutando il grado di novità
  • Piacevolezza/spiacevolezza → le dimensioni di piacevolezza e spiacevolezza suscitano risposte differenti: la piacevolezza implica un avvicinamento, mentre la spiacevolezza genera la risposta opposta (allontanamento, fuga o, in alcuni casi, anche attacco)
  • Pertinenza dello stimolo per i bisogni dell’organismo → successivamente, la valutazione della persona si concentra su quanto lo stimolo riesca a soddisfare o meno i suoi bisogni. Durante questa valutazione entrano in gioco aspetti soggettivi: per esempio, le credenze e le aspettative, che sono diverse da persona a persona
  • Coping → l’individuo si trova poi a dover considerare le proprie abilità e risorse per definire se egli è in grado di affrontare la situazione. Tale scopo può essere perseguito adottando strategie di coping diverse: l’individuo può scegliere una risposta di attacco oppure una risposta di difesa verso lo stimolo. Le strategie di coping sono soggettive: ogni persona possiede le proprie abilità, di conseguenza le risposte adottate variano al variare delle condizioni interne ed esterne dell’individuo
  • Compatibilità con le norme → la persona conclude la valutazione dello stimolo mediante un confronto tra lo stimolo stesso e i vari standard interni: ad esempio, le norme sociali, le aspettative delle altre persone e l’immagine che ha di sé

La valutazione primaria delle emozioni (appraisal primario): definizione

Quando inizialmente l’individuo definisce il grado di importanza dell’evento, ci troviamo di fronte alla valutazione primaria (appraisal primario). L’individuo si pone queste domande: “c’è una potenziale minaccia? Le conseguenze sono irrilevanti, negative o positive?”. La valutazione primaria risulta influenzata dallo stato affettivo e dallo stile attribuzionale.

Attraverso il coping si prendono in esame le abilità valutandone l’efficacia nel fronteggiare la situazione: in questo caso si parla di valutazione secondaria (appraisal secondario), valutazione che l’organismo compie rispetto alle proprie capacità di fronteggiare, controllare e gestire l’evento (Feldman, 2008). L’esito del processo di appraisal è la risposta di coping (Zani & Cicognani, 2000). La valutazione secondaria è influenzata da alcuni fattori personali come le esperienze preesistenti, le credenze, l’impegno e le motivazioni.

La prima valutazione risulta più rapida e ha l’obiettivo di rilevare le caratteristiche più importanti dello stimolo; la seconda valutazione risulta meno rapida, poiché l’individuo compie un’azione cognitiva più complessa. L’insieme di queste due tipologie di valutazione forma la valutazione completa che la persona attua di fronte ad uno stimolo o a un evento.

Non esistono eventi stressanti di per sé, dipende dalla valutazione di una persona

Secondo Lazarus (1966), nessun evento può essere identificato come stressante senza la valutazione della persona.

Fig.14: Modello di Lazarus e Folkman (tratta da Lazarus e Folkman, 1984)

 

Il concetto di appraisal ha un limite: si spiega unicamente nell’ottica individuale. Recentemente, alcuni modelli hanno inserito l’appraisal in un contesto collettivo nel quale la valutazione dello stress non è a carico solo del singolo, ma di un numero più ampio di individui.

Il modello di Berg e colleghi di teoria dell’appraisal

Nel modello di Berg, Meegan e Deviney (1998), la valutazione viene distinta in quattro tipologie:

  • individuale solitaria → ognuno compie una valutazione indipendente dagli altri ma basandosi sul contesto
  • individuale parallela → i soggetti vedono diversamente il problema e ognuno cerca la sua soluzione
  • relazionale indiretta → la valutazione compiuta da un soggetto ha effetto anche sugli altri individui che partecipano alla relazione
  • relazionale condivisa → i vari individui cercano insieme una soluzione per affrontare lo stressor

Queste tipologie di valutazione possono verificarsi in diversi punti del processo: prima che il problema insorga, nella fase di valutazione oppure nella fase di rivalutazione successiva al verificarsi del problema (Zani & Cicognani, 2000).

In questo modello, le diverse tipologie di valutazione messe in atto di fronte ad una situazione o a uno stimolo stressante influenzano anche le risposte di coping. Come il concetto di appraisal, anche il coping si trova nel contesto sociale: quando mette in atto una risposta, un individuo può coinvolgere altre persone per ricevere informazioni, consigli e sostegno. Di fronte ad una situazione stressante, i membri di un gruppo di persone possono decidere di collaborare insieme per rafforzare gli sforzi di coping: divisione dei vari compiti, compensazione dei deficit altrui e dialoghi interattivi, il che prevede un elevato grado di interdipendenza tra i membri del gruppo.

Questo articolo è di Giulia Fenili

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