I maltrattamenti sul luogo di lavoro: il concetto di devianza nel luogo di lavoro
di Giorgia Silvestri
In ambito lavorativo, il concetto di devianza è stato sviluppato recentemente, dagli anni ’90 circa: una delle prime pubblicazioni rilevanti sull’argomento risale al 1995, al lavoro delle ricercatrici Sandra Robinson (Università di New York) e Rebecca Bennett (Università di Toledo).
La devianza nel luogo di lavoro (workplace incivility) viene da loro definita come “comportamento volontario che viola importanti norme aziendali e così facendo minaccia il benessere dell’azienda, dei suoi membri o entrambi” (Robinson, Bennett, 1995).
Nell’ambiente lavorativo, molte persone convivono ed esprimono differenti comportamenti. Ognuno di questi comportamenti ha numerose conseguenze sul piano individuale e organizzativo.
Le norme organizzative sono un insieme di “comportamenti, linguaggi, principi e regole che ci si aspetta vengano mantenuti in un ambiente lavorativo, affinchè sia mantenuto un clima pacifico e sostenibile…” (Appelbaum et al., 2007)
Purtroppo la realtà, a volte, presenta aspetti ben differenti e i comportamenti dei lavoratori possono sconfinare fuori dalle regole imposte, comportando notevoli disagi a tutti i livelli dell’organizzazione, inclusi i costi decisionali, produttivi e finanziari.
La devianza lavorativa assume svariate forme che includono il rifiuto dell’impegno sul posto di lavoro, il chiacchierare e spettegolare sugli altri, il furto, il danneggiamento delle proprietà dell’azienda, la negazione delle informazioni, l’abuso verbale e l’aggressione fisica. Il comportamento deviante sul posto di lavoro è stato quindi studiato usando una varietà di denominazioni che includono:
– Disfunzionalità lavorativa;
– Comportamento antisociale lavorativo;
– Comportamento lavorativo controproducente;
– Aggressione motivata in ambito lavorativo;
– Ritorsione organizzativa;
– Vendetta in ambito lavorativo.
Infrazioni minori di norme sociali, come vestirsi in modo inappropriato, sono invece escluse da quest’ambito.
La potenzialità negativa del workplace incivility è il danneggiamento di un’azienda, i suoi membri o entrambi: un “comportamento deviante di bassa intensità caratterizzato da intenti ambigui di danneggiamento di altri […] tali comportamenti incivili sono caratterizzati da maleducazione, atteggiamento scortese, poco riguardo e rispetto verso i colleghi..” (Andersson, Pearson, 1999).
Perché un comportamento possa essere riconosciuto come devianza lavorativa, è necessario che questo sia volontario: viene persa cioè dal lavoratore la motivazione a conformarsi e rispettare le norme e le aspettative prescritte dalle politiche aziendali.
Lo studio della devianza lavorativa è distinto da quello dell’etica, in quanto, il primo si focalizza sul comportamento di violazione di norme aziendali, mentre il secondo sul comportamento giusto o sbagliato “valutato in termini di giustizia, legge, o altre linee guida dell’agire sociale, che determinano la moralità di un comportamento” (Robinson, Bennett, 1995).
Così, nonostante un comportamento sia spesso insieme deviante e anti-etico, le due qualità non sono necessariamente correlate. Paradossalmente, gettare rifiuti tossici in un fiume non è deviante se è conforme alle politiche di un’azienda. Tuttavia, la maggior parte delle persone sarebbe probabilmente d’accordo sul fatto che sia un atto anti-etico. Al contrario, riportare questo gesto alle autorità potrebbe risultare etico, ma deviante, se viola le norme aziendali (Robinson, Bennet, 1995).
La prevalenza di comportamenti devianti in ambito lavorativo, come frodi, furti, vandalismi, assenteismo, aggressività e molestie sessuali, hanno conseguenze gravissime e un costo enorme. Le statistiche riportano che il 95% delle aziende presenta questi problemi (Appelbaum et al., 2007), e, in particolare, il 60% dei lavoratori nell’ambito della ristorazione risulta aver rubato, abusato di sostanze, rallentando il lavoro intenzionalmente o altri tipi di devianza (Kidwell, 2005).
Il 75% dei lavoratori ammette anche di aver rubato almeno una volta nel posto di lavoro (Appelbaum et al., 2007).
Le perdite finanziarie derivanti da questi comportamenti sono stimate oscillare tra i 20 e i 200 milioni di dollari l’anno negli Stati Uniti; inoltre, fatto ancora più grave, i lavoratori sono ritenuti essere uno dei maggiori fattori che portano alla bancarotta aziendale, poiché a causa delle perdite provocate dai furti dei dipendenti, le aziende sono obbligate ad alzare i prezzi, provocando di conseguenza la perdita di consumatori (Greenberg, Barling, 1996).
Il 42% delle donne lavoratrici invece segnala di essere stata molestata sessualmente sul luogo di lavoro, con conseguenti costi di 4.2 milioni di dollari l’anno (Everton et al., 2005).
In aggiunta ai costi finanziari ed economici, si presenta anche un’ulteriore, non meno importante, conseguenza: la devianza lavorativa provoca stress e meno soddisfazione nei lavoratori, con conseguenze sulla produttività e maggiori sostituzioni di dipendenti.
Il maltrattamento sul luogo di lavoro può assumere diverse forme, alcune più esplicite, altre più nascoste, se ritieni di subire violenza sul luogo di lavoro segnalalo all’autorità giudiziaria. Se vuoi rafforzare la tua capacità di reagire positivamente agli approfittatori e alle persone aggressive sul luogo di lavoro, contatta uno psicologo per un consulto.
Scrivi a Igor Vitale