Psicometria: le caratteristiche di un buon test psicometrico

psicometriadi Marijana Milotic

Come è noto, la costruzione di uno strumento psicometrico è un processo lungo e sempre perfezionabile, l’autrice Lucia Boncori (2006), ad esempio, stima in circa due anni i tempi di costruzione di uno strumento.

La costruzione e l’utilizzo di strumenti di valutazione della resilienza assume un ruolo cruciale nella ricerca, dalla sua validità, infatti, dipendono poi le deduzioni, la verifica delle ipotesi e lo sviluppo del concetto stesso di resilienza. Per questo motivo, lo studio della qualità psicometrica degli strumenti non va mai tralasciata, ma approfondita al massimo delle possibilità per poter garantire l’utilizzo di strumenti affidabili.

In questa parte del lavoro ci occuperemo dunque di definire quali siano le caratteristiche che distinguono uno strumento valido da uno strumento da validare.

L’obiettivo principale di chi costruisce ed utilizza un test psicometrico consiste principalmente in tre punti:

– la valutazione del comportamento;
– la valutazione delle abilità mentali;
– la valutazione delle caratteristiche personali (o disposizionali).

Questo tipo di valutazioni, riguardano nel caso della resilienza la valutazione delle caratteristiche personali e vengono formulate
solitamente per formulare dei giudizi, previsioni comportamentali e prendere decisioni negli ambiti di interesse del costrutto di resilienza.

Quando si utilizza un test, tuttavia, le capacità dello strumento di formulare previsioni e di migliorare le potenzialità decisionali sono tutte da dimostrare tramite opportune verifiche statistiche.

Inoltre, occorre ricordare che nessun test o batteria di test, per quanto precisi, possono dare un quadro del soggetto; è lo psicologo che ha il compito di aggregare, elaborare ed attribuire un significato completo tramite l’utilizzo del maggior numero di tecniche possibile. L’utilizzo di diverse tecniche per rilevare lo stesso concetto è chiamato da Denzin (1978) triangolazione, l’utilizzo di questo metodo parte dal presupposto che nessuno strumento di misurazione è perfetto, tutti gli strumenti hanno errori di misura o concettuali, ma se si usano strumenti diversi, qualitativi e quantitativi, si riescono a limitare i danni dovuti ai difetti di un metodo con i vantaggi dell’altro.

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