Test e Questionari per Misurare la Memoria

Esistono strumenti, come l’utilizzo di questionari, che permettono di risparmiare tempistica e risorse in questa raccolta. Essi possono essere utilizzati anche con il paziente stesso, qualora avesse problemi nella comunicazione verbale o se avessimo dubbi sulla consapevolezza o meno del disordine. A seconda del tipo di disordine abbiamo questionari specifici, dunque anche per valutare un disturbo di memoria ci serviamo di questionari ad hoc.

Test e Questionari più usati per Misurare la Memoria

Quelli più utilizzati in clinica sono: Cognitive Failure Questionnarie (CFQ) (Broadbent et al., 1982), Patient Competence Rating Scale (Prigatano et al., 1986) e per la confabulazione la Confabulation Battery (Della Barba, 1993).

Cognitive Failure: un test per la memoria

Il questionario Cognitive Failure è un test da sottoporre esclusivamente al paziente che riporta di avere un disturbo di memoria. Esso è composto da dodici domande in cui si indaga il funzionamento cognitivo generale con domande anche specifiche per la memoria. Si richiede di stimare e valutare in maniera soggettiva il proprio funzionamento cognitivo con una scala di punteggio che va da 1 (molto spesso) a 5 (mai). Il secondo questionario invece, va sottoposto sia all’attenzione del paziente che del famigliare per riscontrare in maniera obbiettiva la presenza o meno di un quadro anosognosico, cioè la mancata consapevolezza di malattia.

Confabulation Battery: un test per misurare la Confabulazione

Infine la Confabulation Battery ci permette di confermare o meno l’ipotesi di un disturbo di confabulazione, andando ad indagare sei domini comprendenti sia l’aspetto della memoria semantica che episodica.

Il Questionario di efficienza mnesica: un test che studia la memoria

Altri questionari che possono essere utilizzati per comprendere le capacità mnestiche residue e quelle alterate sono: il Questionario di efficienza mnesica (QEM) (Sinforiani, 2002), suddiviso da sette parti che analizzano vari aspetti del paziente, sia le varie componenti e sistemi che costituiscono la memoria, sia la presenza o meno di consapevolezza del disordine e un’analisi anche ecologica, ovvero comportamentale dei soggetto nella vita di tutti i giorni; e il Questionario di Sunderland (Sunderland et al., 1983). Quest’ultimo composto sempre da sette domande va a indagare sette domini della memoria, cioè i diversi sistemi e processi cognitivi di quest’ultima. E’ importante precisare, che se da una parte questi metodi permettono di avere fin da subito un quadro dettagliato d’informazioni, dall’altra queste testistiche comportano dei limiti; in quanto tendono a favorire una soggettivazione del disturbo da parte del paziente, come nel caso di anosognosia è facile che il soggetto sovrastimi o sottostimi il suo disordine. Confrontando dunque il punteggio totalizzato dalla somministrazione del test da parte del paziente con quello del famigliare è possibile eliminare tale limite e aumentarne l’obiettività della misurazione. In ultimo, in casi di complicanza, dove il disturbo di memoria accompagnato da altre patologie, per la sua gravità e severità è estremamente pervasivo si può ricorrere ad un’osservazione clinica diretta.

L’importanza del contesto nella somministrazione dei test

Con pazienti sempre frontali, che vedono un quadro clinico molto delicato, con mancata consapevolezza e conseguentemente, difficoltà espressiva del disturbo o con soggetti che esibiscono disturbo di memoria assieme a deficit motori, si può effettuare una valutazione nell’ambiente domestico verificando quanto il disordine vada ad inficiare anche nell’aspetto ecologico o comportamentale della vita quotidiana. L’importanza di osservare direttamente il paziente in un ambiente il più possibile ecologico ci permette di notare quanto il quadro morboso inficia nella vita quotidiana del soggetto e al tempo stesso di sottolineare le differenze di funzionamento pre e post evento morboso. Questo è stato confermato da uno studio svolto dalla ricercatrice Ciaramelli (Ciaramelli, 2008), che ha sottoposto un paziente con lesione alla corteccia prefrontale ventromediale a un compito di navigazione spaziale in due condizioni distinte: una di laboratorio e una prettamente ecologica. Nella prima condizione, il percorso che doveva compiere era riprodotto artificialmente, mentre nella seconda lo stesso percorso veniva effettuato dal paziente concretamente. In entrambi le condizioni veniva comunque monitorato da un’ausilio vocale che a fronte del deficit di memoria gli ricordava, grazie ad una strategia di aggiornamento, dove dover arrivare. Difatti nella condizione prettamente ecologica il compito di navigazione spaziale era svolto con più precisione rispetto alla condizione sperimentale, registrando anche un fenomeno di generalizzazione delle strategie apprese e il mantenimento delle stesse. A conferma di ciò anche Sinforiani (Sinforiani, 2002) riscontra nell’osservazione diretta una metodica di valutazione più efficiente, in cui, chiedendo di simulare una determinata attività è possibile riscontrare delle difficoltà e delle problematiche non solo funzionali ma anche adattative all’ambiente che non si riscontrano tramite la testistica.

di Chiara Spinaci

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