colloquio motivazionale psicologia come funziona

Il colloquio motivazionale per la riduzione delle dipendenze patologiche: come funziona

Questo articolo di Anna Di Carlantonio spiega come funziona il colloquio motivazionale. Anna Di Carlatonio spiega come ridurre le dipendenze patologiche con la psicologia clinica: le tecniche e i principi.

Il colloquio motivazionale ed il suo ruolo nelle dipendenze

Una delle metodologie maggiormente utilizzate per trattare le dipendenze è l’incremento motivazionale, i cui interventi sono organizzati in modo tale da per sviluppare la realizzazione di modificazioni comportamentali e psicologiche, utili e fondamentali per poter superare la situazione di dipendenza. Tra le numerose tipologie di intervento, quello del colloquio motivazionale (CM) risulta essere il più sistematico ed articolato.[1]

Il colloquio motivazionale è una tecnica di counseling centrata sul cliente e rivolta al cambiamento personale; è nato negli Stati Uniti all’inizio degli anni ’80 dal lavoro di William R. Miller e Stephen Rollnick. In Italia questa metodologia è stata importata dal Dott. Gian Paolo Guelfi.

Uno dei maggiori equivoci in cui si può incorrere trattando soggetti affetti da dipendenza da alcol o droga, è proprio quello di rivolgersi e definire questi individui in modo dicotomico in base alla “motivazione” o alla “non motivazione” sottovalutandone la dimensione temporale.

Secondo la metodologia del colloquio motivazionale, la motivazione sembra essere un elemento profondamente mutevole nel tempo in cui è fondamentale considerare, oltre alle peculiarità del soggetto, anche le relazioni tra l’individuo e l’ambiente circostante e, in modo particolare, tra paziente e l’operatore, poiché il più delle volte è l’unico elemento che può effettivamente determinare un cambiamento.[2]

Il ruolo dell’autoefficacia percepita di Bandura

Per far sì che avvenga il cambiamento è necessario considerare due fattori fondamentali della motivazione, la frattura interiore e l’autoefficacia.

La frattura interiore è intesa come la percezione delle contrapposizioni sussistenti tra la propria condizione nello stato attuale, e considerevoli aspirazioni, valori e mete ideali. La frattura interiore si basa sulla teoria della dissonanza cognitiva[3] ed è considerata come la consapevolezza del conflitto che deriva quando dalla situazione attuale deriva una descrizione contrastante con la propria immagine di Sé.

Il concetto di autoefficacia, invece, indica l’aspettativa e la fiducia di un individuo nel riuscire a mettere in atto un comportamento prefissato. L’autoefficacia rappresenta un insieme di valutazioni messe in atto dal soggetto circa la possibilità di poter raggiungere uno scopo specifico in un tempo prestabilito. Per quanto riguarda l’ambito delle dipendenze, questo costrutto presuppone che anche i comportamenti di dipendenza possano essere tenuti sotto controllo dall’individuo in quanto risultano essere in grado di decidere di smettere o modificare l’uso della sostanza da cui dipendono.[4]

Le tecniche per le dipendenze patologiche

Miller e Rollnick[5] definiscono i principi del colloquio motivazionale:

  • Manifestare empatia: L’empatia è il clima relazionale del colloquio motivazionale, in quanto rappresenta l’accettazione della persona che si ha di fronte così com’è e nello stadio del cambiamento in cui si trova. Si sviluppa empatia se si pratica un ascolto riflessivo.
  • Evitare discussioni: è necessario prestare attenzione sia alle ragioni che spingono al cambiamento, sia a quelle per cui non bisogna cambiare.
  • Aggirare e utilizzare le resistenze: la resistenza può essere intesa come un aspetto naturale del processo di cambiamento e fornire all’operatore l’occasione di aiutare il paziente verso questa direzione. Una resistenza bassa è la condizione ideale al fine di determinare l’iter rivolto al cambiamento; contrariamente, una concreta e robusta resistenza tende a complicare e rallentare i processi, anche inoltrati, di cambiamento.
  • Lavorare sulla frattura interiore: è la spinta primaria al cambiamento, tanto maggiore risulta essere il malessere percepito, tanto più grande risulterebbe la spinta al cambiamento. Lavorare sulla frattura interiore vuol dire incoraggiarne lo sviluppo.
  • Sostenere l’autoefficacia: un’elevata autoefficacia sembra essere un buon predittore di esito favorevole del trattamento. Le strategie per lavorare sull’autoefficacia prevedono il richiamo di precedenti successi ed enfatizzare la responsabilità personale nel processo del cambiamento.[6]

Le tecniche del colloquio motivazionale

Nel colloquio motivazionale, sostanzialmente, vengono utilizzate 5 differenti tecniche, le domande aperte, che necessitano di un’argomentazione nella risposta; l’ascolto riflessivo usato per cercare di dare valore al messaggio del paziente; la capacità di riassumere che consiste nel ricapitolare quanto detto dal soggetto usando le sue stesse parole spingendolo a lavorare sui contenuti espressi;[7] il regolo dell’importanza”; la bilancia decisionale che pone il soggetto di fronte alla dimensione dell’ambivalenza.[8]

La resistenza nel colloquio motivazionale è il comportamento scarsamente o per nulla collaborativo del soggetto, è il segno di una comunicazione non armonica con l’operatore.

Secondo Di Clemente[9] la resistenza si può presentare come:

  • Riluttanza, cioè apparire senza alcuna spinta al cambiamento
  • Ribellione, manifestare un’opposizione attiva al cambiamento
  • Rassegnazione, per chi è sopraffatto dalla dimensione del loro problema
  • Razionalizzazione, quando il cliente possiede tutte le risposte contrapponendole regolarmente a quelle dell’operatore.

Secondo il colloquio motivazionale per poter favorire la probabilità del cambiamento, è preferibile che la resistenza sia tenuta bassa piuttosto che, al fine di “forzare” la produzione di affermazioni automotivanti, si finisca per favorire invece l’alzarsi delle resistenze.

Le applicazioni in psicologia clinica

La ricchezza delle possibili applicazioni, la sua flessibilità rendono il colloquio motivazionale (come funziona) uno strumento oggi essenziale in tutte le branche di lavoro in cui il cambiamento del comportamento sia un problema.[10]

La forza del colloquio motivazionale risiede nel rinforzare la motivazione e nell’impegno al cambiamento della persona aiutandola a sviluppare un’adeguata consapevolezza del problema.[11]

Nel caso della dipendenza da gioco d’azzardo è importante poter accompagnare il giocatore nel ridefinire la sua richiesta d’aiuto che spesso è legata alla possibilità di risolvere la propria situazione economica facendo risalire le proprie disavventure ad un periodo di sfortuna transitoria. Bisogna porsi, quindi, come primo obiettivo quello della costruzione della motivazione al cambiamento, gestendo la resistenza che il soggetto mostra e aiutandolo a spostare il focus dalla situazione economica ai problemi che il gioco d’azzardo ha prodotto nella sua vita sociale, affettiva e lavorativa, cioè dalla crisi economica al suo comportamento.[12]

Nell’ambito delle dipendenze il colloquio motivazionale si colloca come una metodologia efficace nell’affrontare le numerose resistenze e ambivalenze che i pazienti portano con sé e nel favorire il cambiamento mettendo al centro la persona e i suoi pensieri.

Bibliografia completa sul colloquio motivazionale in psicologia clinica

[1] Smedslund G, Berg RC, Hammerstrom KT, Steiro A, Leiknes KA, Dahl HM, Karlsen K. Motivational interviewing for substance abuse. Cochrane Database Syst Rev. 2011;5.

[2] Guelfi G.P., Spiller V., Scaglia M., Il colloquio motivazionale nella dipendenza da alcool e droghe, 2011 da http:/www.soggiornoproposta.org

[3] Festinger L. A theory of cognitive dissonance. Row & Peterson, Evanston, IL, 1957 (tr. it. La dissonanza cognitiva, Franco Angeli, Milano, 1973)

[4] Di Clemente CC. Self Efficacy and the Addictive Behaviors. Journal of Social and Clinical Psychology, 1986, 4: 302-315

[5] Miller WR, Rollnick S. Motivational Interviewing. Preparing people to change addictive behaviors. The Guilford Press, New York-London, 1991 (tr.it. Il colloquio di motivazione. Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 1994)

[6] Di Clemente CC. Self-Efficacy and smoking cessation maintenance. A preliminary report. Cognitive Therapy and Research 1981, 5: 175-187

[7] Miller WR, Zweben A, DiClemente CC, Rychtarik RG. Motivational Enhancement Therapy Manual. Project MATCH Monograph Series Volume 2. National Institute on Alcool Abuse and Alcoholism, Rockville, MD, 1992

[8] https://www.valeriorosso.com

[9] DiClemente CC. Motivational Interviewing and the stages of change. In Miller WR, Rollnick S Motivational Interviewing. Preparing people to change addictive behaviors. The Guilford Press, New York-London, 1991: 191-202 (tr.it. Il colloquio di motivazione. Edizioni Centro Studi Erickson, Trento, 1994)

[10] Guelfi G.P., Spiller V., Scaglia M., Il colloquio motivazionale nella dipendenza da alcool e droghe, 2011 da http://www.soggiornoproposta.org

[11] Fantoni M., Motivare il cambiamento. Utilizzare il colloquio motivazionale, 2019 da http://www.centroelpis.it

[12] https://www.siipac.it (S.I.I.P.A.C. Società Italiana Intervento Patologie Compulsive)

Questo articolo su come funziona il colloquio motivazionale in psicologia clinica è di Anna Di Carlantonio.

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