Le ricerche sulle espressioni facciali sulla depressione (FACS)
Questo articolo su FACS e depressione indica le espressioni facciali predittive di questo disturbo.
Gli studi che hanno utilizzato i il FACS in contesti clinici hanno principalmente individuato attraverso l’analisi delle espressioni facciali le emozioni implicate nei diversi disturbi.
Lo studio delle espressioni facciali nella depressione è un terreno ancora da esplorare e studiare sempre più a fondo. Per quanto la ricerca abbia fatto notevoli progressi in questo ambito, si discute di ipotesi alternative e, per certi versi, di risultati discordanti.
La strada da percorrere può risultare ancora lunga, ma recenti studi hanno gettato quelle che sembrano essere fondamenta solide su cui poggiarsi, affiancate da risultati innovativi ed estremamente interessanti.
Espressioni facciali e Disturbo Depressivo Maggiore
Il Disturbo Depressivo Maggiore (DDM) è un disturbo psicologico comune e una delle principali cause di malattia in tutto il mondo; i suoi sintomi sono ampi e pervasivi, influenzando affetto, cognizione e comportamento.
Come canale di espressione emotiva e comunicazione interpersonale, il comportamento non verbale è fondamentale per il modo in cui la depressione si presenta e viene mantenuta.
Diverse teorie della depressione affrontano direttamente il comportamento non verbale e fanno previsioni su quali schemi
dovrebbero essere indicativi dello stato depresso (Girard, Cohn, Mahoor, Mavadati, Hammal & Rosenwald, 2014 ).
L’ ipotesi della disregolazione affettiva interpreta la depressione in termini di valenza, che cattura la positività (piacevolezza) o negatività (avversione) di uno stato emotivo. Questa ipotesi sostiene che la depressione è caratterizzata da positività carente ed eccessiva negatività.
La positività carente, coerente con molte teorie neurobiologiche sulla depressione, evidenzia il sintomo dell’anedonia, così come l’eccessiva negatività, coerente con molte teorie cognitive della depressione, evidenzia il sintomo della ruminazione.
Depressione, disregolazione emotiva e comunicazione non verbale
In letteratura ci sono molte prove a sostegno dell’ipotesi della disregolazione affettiva, come studi osservazionali i cui risultati mostrano che la depressione è caratterizzata da espressioni positive ridotte e marcata da espressioni negative aumentate. Tuttavia, è stato riscontrato anche un effetto opposto: la depressione è caratterizzata da espressioni negative ridotte. Questi studi hanno portato allo sviluppo di un’ipotesi alternativa, ovvero l’ipotesi di insensibilità al contesto emotivo.
Tale ipotesi interpreta la depressione in termini di motivazione carente, la quale dovrebbe orientare il comportamento verso l’esplorazione e la ricerca di potenziali ricompense.
Sostiene che la depressione è caratterizzata da una riduzione della reattività emozionale sia positiva che negativa (Girard et al.,
2014). La reattività ridotta è coerente con molte teorie evolutive della depressione ed evidenzia i sintomi dell’apatia e del ritardo psicomotorio.
La ricerca scientifica su espressioni facciali e disregolazione emotiva
A sostegno di questa ipotesi la ricerca ha dimostrato che la depressione è caratterizzata da riduzione dell’espressività facciale generale (Renneberg, Heyn, Gebhard & Bachmann, 2005 ).
Poiché entrambe le ipotesi prevedono la riduzione delle espressioni positive, la loro principale caratteristica distintiva è il trattamento delle espressioni facciali negative; la mancanza di un chiaro risultato sulle espressioni negative è quindi irritante.
Tre limiti negli studi precedenti hanno probabilmente contribuito a questi risultati contrastanti. In primo luogo, la maggior parte degli studi ha confrontato il comportamento dei partecipanti depressi con quello dei controlli non depressi. Questo tipo di confronto è problematico, perché la depressione è fortemente correlata con numerosi tratti della personalità che influenzano il comportamento non verbale.
Psicopatologia ed espressioni facciali
Ad esempio, le persone con disturbi psicologici in generale hanno maggiori probabilità di avere un alto nevroticismo e le persone con depressione, in particolare, hanno maggiore probabilità di avere una bassa estroversione, pertanto molti studi precedenti hanno confuso la depressione con i tratti di personalità stabili ad essa correlati.
In secondo luogo, molti studi hanno utilizzato contesti sperimentali di scarsa socialità, come la visione di stimoli emotivi da soli. Tuttavia molti comportamenti non verbali, in particolare quelli coinvolti nella segnalazione sociale, sono generalmente rari in tali contesti, pertanto molti studi precedenti potrebbero avere introdotto un effetto pavimento utilizzando contesti in cui è improbabile che si verifichino espressioni pertinenti in nessuno dei gruppi sperimentali.
La comunicazione non verbale e psicopatologia
Infine, la maggior parte degli studi ha esaminato una gamma limitata di comportamento non verbale. Molte espressioni facciali multiple aggregate in singole categorie come “espressioni positive” ed “espressioni negative” , mentre altre hanno usato singole espressioni facciali per rappresentare ciascuna categoria (ad esempio, sorrisi per affetto positivo e abbassamento delle sopracciglia per affetto negativo).
Questi approcci presuppongono che tutte le espressioni facciali in ciascuna categoria siano equivalenti e saranno, quindi,
influenzate dalla depressione allo stesso modo (Girard et al., 2014).
Tuttavia, oltre ad esprimere lo stato affettivo di una persona, il comportamento non verbale è anche in grado di regolare le interazioni sociali e comunicare le intenzioni comportamentali; forse i comportamenti individuali non verbali sono aumentati o diminuiti nella depressione in base alla loro funzione socio-comunicativa.
Partendo da questo presupposto viene proposta una nuova ipotesi alternativa per spiegare il comportamento non verbale degli
individui depressi, si tratta dell’ ipotesi di ritiro sociale.
Quest’ultima interpreta la depressione in termini di affiliazione: la motivazione per cooperare, confortare e chiedere aiuto (Girard et al., 2014)
L’ipotesi del ritiro sociale sostiene che la depressione è caratterizzata da un comportamento affiliativo ridotto in modo da mantenere o aumentare la distanza interpersonale.
Il modello, che evidenzia il sintomo del ritiro sociale, rappresenta anche la variabilità all’interno del gruppo di espressioni facciali
negative, poiché ognuna varia nella sua funzione socio-comunicativa.
Partendo da tale ipotesi, Girard et al. (2014) hanno portato a termine uno studio che ne valutasse la validità. Per quanto l’ipotesi del ritiro sociale fosse l’attore protagonista della ricerca svolta, hanno testato anche le altre due suddette ipotesi.
Le ricerche FACS per la depressione
In termini FACS, sono state condotte ricerche estremamente limitate che utilizzassero il modello per prevedere la depressione, tale studio è stato un passo importante e concreto verso la descrizione completa del comportamento non verbale nella depressione.
Il rapporto tra comportamento non verbale e gravità della depressione è stato studiato seguendo i partecipanti depressi nel corso del trattamento (assegnati in modo casuale al trattamento farmacologico con antidepressivi o psicoterapia interpersonale) e attraverso video-registrazioni di una serie di interviste cliniche, in cui le espressioni facciali dei soggetti sono state analizzate utilizzando sistemi FACS manuali ed automatici.
Sono stati esaminati i modelli di movimento della testa e il verificarsi di quattro espressioni facciali implicate come segnali di affiliazione e di non affiliazione; espressioni definite dal Facial Action Coding System in termini di singoli movimenti muscolari chiamati unità di azione (AU). (Fig.1)
Le unità d’azione studiate per la depressione nel FACS
- Action Unit 12 estrattore dell’angolo del labbro o espressione del sorriso
- AU 14 espressione del dimpler o espressione prototipica del disprezzo
- Action Unit 15 espressione del depressore dell’angolo delle labbra o espressione prototipica della tristezza
- AU 24 espressione del labbro pressore o espressione prototipica della rabbia
Fig.1 Immagini esemplificative di AU 12, AU 14, AU 15 e AU 24 Fonte: Girard, J. M., Cohn, J. F., Mahoor, M. H., Mavadati, S. M., Hammal, Z., & Rosenwald, D. P. (2014). Nonverbal social withdrawal in depression: Evidence from manual and automatic analyses. Image and Vision Computing, 32, p.643 .
L’importanza di ampiezza e velocità dei movimenti nel comprendere la depressione
Infine è stata esaminata l’ampiezza e la velocità del movimento della testa, che interpretato come uno sforzo di comunicazione, se presente, segnala l’intenzione di affiliazione.
Secondo l’ipotesi del ritiro sociale è stato ipotizzato che lo stato depresso fosse segnato da ridotta ampiezza e velocità del movimento della testa, ridotta attività delle espressioni affiliate (AU 12 e 15) e maggiore attività delle espressioni non affiliate (AU 14 e 24).
Secondo l’ipotesi della disregolazione affettiva è stato ipotizzato che la depressione fosse caratterizzata da un aumento della negatività (AU 14, 15, 24) e da una ridotta positività (AU 24), mentre secondo l’ipotesi di insensibilità al contesto emotivo è stato ipotizzato che lo stato depresso fosse contrassegnato da una ridotta attività di tutti i comportamenti (AU 12, 14, 15, 24 e movimento della testa).
Le relazioni tra comunicazione non verbale e depressione
I risultati dello studio affermano che l’espressione facciale e il movimento della testa differiscono sistematicamente tra le volte in cui i partecipanti erano gravemente depressi (la gravità della depressione è stata misurata utilizzando la
Hamilton Rating Scale) e le volte in cui la depressione diminuiva.
Coerentemente con l’ipotesi della disregolazione affettiva, in cui la depressione comporta un deficit nella capacità di provare emozioni positive e un potenziamento delle emozioni negative, quando la gravità dei sintomi era elevata AU 12 si verificava meno spesso e AU 14 più spesso; i partecipantisorridevano meno e mostravano espressioni legate al disprezzo e all’imbarazzo più spesso quando la gravità era elevata, nel momento in cui la depressione diminuì il sorriso aumentò e le espressione legate al disprezzo diminuirono.
Tuttavia, si sono riscontrati due risultati contrari alla disregolazione affettiva. Innanzitutto, AU 14, associato alla rabbia, non è variato con la gravità della depressione; poiché la disregolazione affettiva non fa previsioni su emozioni specifiche, la rabbia potrebbe non essere tra le emozioni negative vissute nelle interviste.
Il secondo risultato contrario riguarda AU 15, che associata sia alla tristezza che alla soppressione dell’affetto positivo, è
diminuita quando la depressione era grave ed è aumentata quando la gravità depressione risultava diminuita.
Come leggere le espressioni facciali della depressione col FACS
Un aumento delle emozioni negative quando la depressione si attenua è direttamente contrario alla disregolazione affettiva.
I risultati in merito all’ipotesi di insensibilità al contesto emotivo, secondo la quale la depressione comporta una riduzione della reattività emozionale sia positiva che negativa, si sono dimostrati coerenti, infatti è stato rilevato che quando la gravità dei sintomi era elevata, AU 12 e AU 15 si verificavano meno spesso; i partecipanti sorridevano meno e mostravano espressioni legate alla tristezza meno spesso quando la gravità della depressione era elevata.
La riduzione del movimento della testa nella depressione era coerente con la mancanza di reattività assunta dall’ipotesi.
Tuttavia, due scoperte si sono rilevate contrarie a questa ipotesi; AU 24 non è variato con il livello della depressione e AU 14 è aumentato quando i partecipanti erano depressi.
Mentre la mancanza di risultati per AU 24 potrebbe essere respinta, per i motivi sopra citati, i risultati per AU 14 sono difficili da
spiegare dal punto di vista dell’insensibilità al contesto emotivo.
Ulteriori ricerche saranno necessarie per dare una risposta a questo risultato su FACS e depressione
Secondo l’ipotesi del ritiro sociale il comportamento affiliativo diminuisce e il comportamento non associativo aumenta quando la gravità è elevata.
La riduzione del movimento della testa insieme alla riduzione della frequenza di AU 12 e AU 15 e alla maggiore frequenza di AU14 erano tutte coerenti con questa ipotesi.
Quando la gravità della depressione era elevata, i partecipanti ridevano meno, mostravano espressioni legate alla tristezza meno
spesso, mostravano espressioni legate al disprezzo più spesso e mostravano movimenti della testa più piccoli e lenti.
Quando la depressione diminuiva, i partecipanti sorridevano, le espressioni legate alla tristezza e al movimento della testa aumentavano, mentre diminuivano le espressioni legate al disprezzo.
Questi risultati suggeriscono che la segnalazione sociale è fondamentale per comprendere il legame tra comportamento non verbale e depressione.
Quando i partecipanti erano depressi hanno segnalato l’intenzione di evitare o ridurre al minimo l’affiliazione. Esposizioni di questo tipo possono contribuire alla resilienza nella depressione; il comportamento espressivo nella depressione può scoraggiare l’interazione sociale e il supporto, che sono importanti per il recupero.
Analisi automatica per le espressioni facciali della depressione (FACS)
Infine, il sistema di analisi automatica dell’espressione facciale era coerente con la codifica manuale in termini di discriminazione a livello di frame, quantificata utilizzando l’area sotto la curva ROC (AUC) – la probabilità che il sistema automatico discriminerà correttamente tra un esempio positivo selezionato casualmente ed un esempio negativo selezionato casualmente – .
Il punteggio AUC medio in tutte le action unit era di 0,86 e i sistemi automatici e manuali erano coerenti in termini di misurazione della frequenza di base di ogni UA durante la sessione di intervista; il punteggio ICC (Correlazione Intraclasse) medio in tutte le UA era di 0,91. Inoltre, i test di significatività utilizzando la codifica automatica erano simili a quelli che utilizzano la codifica manuale, con l’unica differenza nel test del tasso di AU 12, che era significativo per la codifica manuale ma non automatica, sebbene i risultati
fossero nella stessa direzione.
Questo è stato il primo studio a dimostrare che la codifica FACS automatica e manuale rivelano gli stessi schemi e tali risultati suggeriscono che la codifica automatica può essere una valida alternativa. In tal caso, ciò libererebbe la ricerca dai severi vincoli della codifica manuale.
I risultati della ricerca scientifica su FACS e depressione
Lo studio di Girard e all. (2014) potrebbe essere il primo studio a rivelare display specifici responsabili del relativo isolamento che raggiunge la depressione. Inoltre, i risultati della ricerca aiutano ad analizzare l’ambiguità di precedenti risultati riguardanti le espressioni facciali negative nella depressione.
Piuttosto che un aumento o una diminuzione globale di tali espressioni, questi risultati suggeriscono che la depressione li influenza in modo differenziato in base al loro valore socio-comunicativo: le espressioni di affiliazione si riducono nella depressione, espressioni di non affiliazione aumentano. Questo modello, quindi, supporta l’ipotesi del ritiro sociale, in cui il comportamento non verbale della depressione serve a mantenere o aumentare la distanza interpersonale, facilitando in questo modo il ritiro sociale.
Lo studio appena analizzato riscontra un limite non ininfluente; i ricercatori hanno selezionato AU relativamente inequivocabili. Non hanno incluso nella ricerca, ad esempio AU 4, la contrazione del muscolo corrugatore del sopracciglio implicato nella paura, nella tristezza e nella rabbia, ritenendolo ambiguo, ma che è il principale protagonista, come vedremo, della ricerca di Lautenbacher, Bar, Eisold e Kunz (2017) sulla comprensione delle espressioni facciali del dolore nei pazienti con DDM.
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