L’effetto del clima organizzativo sulla salute degli infermieri
Empowerment lavorativo, devianza, e burnout: impatto sui risultati di assunzione e mantenimento di uno staff infermieristico. (Laschinger et al., 2009)
Come il clima e la devianza organizzativa possono influenzare la salute degli infermieri
Giorgia Silvestri
L’assunto di partenza di questa ricerca è rappresentato dal fatto che la professione infermieristica sta vivendo una carenza di forza-lavoro molto critica: diventa perciò fondamentale strutturare gli ambienti di cura in modo da garantire un clima lavorativo tale da spronare gli infermieri ad impegnarsi con mente e cuore nel loro lavoro, per farli sentire impegnati e legati ai loro posti di lavoro. Secondo il World Health Organization (2006) vi è una carenza di 4,3 milioni di operatori sanitari in tutto il mondo, che si prevede aumentare del 20% nei prossimi due decenni. Tale carenza è particolarmente grave nella professione infermieristica che, in America, rappresenta il più grande gruppo di professionisti della salute in ambito ospedaliero.
Anche se spesso non sono riportate nei dati ufficiali, numerose segnalazioni di comportamenti incivili, dovuti ad insoddisfazione negli ambienti sanitari (o comunque legati a tale professione, come il soccorso stradale ), mettono in evidenza l’importanza di prevenire la devianza negli ambienti di lavoro. Sul posto di lavoro l’empowerment è stato dimostrato essere un importante precursore di variabili dipendenti correlate positivamente con devianza lavorativa e burnout.
L’obiettivo di questo studio è stato quello di esaminare l’influenza delle condizioni dell’ambiente di lavoro sull’inciviltà lavorativa degli infermieri, a partire da quelli già identificati nella letteratura precedente (ad esempio la soddisfazione sul lavoro, impegno e intenzioni di fatturato).
Il modello utilizzato è derivato da una revisione della letteratura, integrando teorie e ricerche in materia di devianza negli ambienti di lavoro.
In ambito infermieristico, la percezione di empowerment strutturale organizzativa si ipotizza essere fondamentale per uno svolgimento lavorativo sereno e continuativo; al contrario, la mancanza di motivazione e potere, è risultata essere un fattore abilitante per la devianza sul luogo di lavoro, collegata al burnout.
Il metodo seguito rappresenta un’analisi di dipendenti ospedalieri (N.=1106) da 4 strutture, in due province, indagando come essi valutavano benessere, ambienti di lavoro e le relazioni sociali al lavoro. A seguito dell’approvazione etica, tutti i dipendenti hanno ricevuto il questionario per posta ospedaliera. I partecipanti erano prevalentemente di sesso femminile (74, 95%), con un’età media di 41,3 anni (SD = 10.6).
Programma di analisi statistica utilizzato: SPSS (The Statistical Package for Social Sciences).
I risultati mostrano come, nel loro ambiente di lavoro, gli infermieri percepiscano di avere livelli moderati di responsabilizzazione (M = 12.0, DS = 2.18).
È interessante notare che i punteggi della civiltà sul posto di lavoro, di responsabili e colleghi, sono risultati bassi: la maggior parte (67,5%) degli infermieri ha sperimentato una sorta di inciviltà da parte dei supervisori e il 77,6% ha segnalato un certo livello di inciviltà da parte di un collega.
Tuttavia, solo una piccola percentuale ha riportato una frequente e regolare esposizione alla devianza lavorativa (4,4 e 2,7% rispettivamente da supervisori e colleghi). Questo dato è incoraggiante, anche se contrasta nettamente con molte descrizioni di devianza lavorativa in letteratura.
Gli infermieri hanno riferito livelli relativamente alti di esaurimento emotivo e quasi la metà (47,3%) ha segnalato un punteggio di soglia per il burnout ( > 3.0, secondo Maslach 1996).
Infine, gli infermieri erano correlati positivamente in termini di fattori di mantenimento misurati in questo studio, poichè hanno riferito poco elevati livelli di soddisfazione nel lavoro, moderati livelli di impegno organizzativo e bassi livelli di intenzione di cambio turni.
Empowerment, workplace incivility e burnout spiegano quasi il doppio della varianza della soddisfazione lavorativa rispetto all’impegno organizzativo e l’intento di lasciare il lavoro. Questo risultato non è sorprendente, data la molteplicità dei fattori che influenzano le intenzioni di disponibilità di turni e l’impegno organizzativo. Le persone possono essere insoddisfatte dei loro posti di lavoro, ma possono avere poche opportunità di trovarne altri, in particolare nel settore sanitario. In modo simile, gli infermieri che sentono di lavorare in un ambiente di lavoro che non li supporta, possono decidere di impiegare il loro impegno e dedizione professionali per occuparsi della propria situazione. La soddisfazione lavorativa può essere così considerata un antecedente di impegno lavorativo.
La ricerca futura dovrebbe focalizzarsi quindi sulla civiltà dei superiori (e dei colleghi, anche se in misura minore) e dell’ambiente di lavoro stesso.
L’impegno organizzativo comporta la sensazione di sentirsi parte della famiglia e il desiderio di rimanere nell’organizzazione fino alla pensione: così rapporti con colleghi e supervisori risultano importanti.
La ricerca in infermieristica ha dimostrato che quando gli ambienti di lavoro sono strutturati in modo da valorizzare empowerment e impegno, gli infermieri sperimentano bassi livelli di burnout, che, a sua volta, comporterebbe una maggiore soddisfazione professionale e un minor numero di eventi avversi nei pazienti.
In conclusione, lavorare in ambienti che responsabilizzino gli infermieri e li lascino liberi di praticare secondo il codice professionale, costituisce un fattore protettivo per la comparsa di devianza lavorativa, ed evidenzia, inoltre, la necessità di garantire vigilanza sui rapporti lavorativi tra colleghi e azioni da parte dei supervisori, promuovendo così l’alta qualità dell’ambiente professionale.
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