violenza di genere definizione

Violenza di genere: Definizione, differenze e tipi

Questo articolo di Valentina Sofia Conte spiega la definizione di violenza di genere, esponendo differenze e tipi di violenza di genere.

La violenza di cui sono vittime le donne non è facilmente inscrivibile in un solo termine, infatti la letteratura presenta varie definizioni e sottotipizzazioni che sono state prese in considerazione per studiare questo fenomeno ed i suoi effetti.

Che cos’è la violenza di genere (definizione)

Con “violenza di genere” si designa un tipo di violenza commessa nella sfera privata e nello spazio pubblico. Essa si verifica con modalità eterogenee ed è composta da reati di varia natura, accomunati dall’avere come sfondo il contesto famigliare e dalla passività del soggetto che ne è vittima.

Il termine “genere” rimanda non solo alla naturale differenza tra i generi, ma anche al ruolo differenziato tra uomo e donna determinato da fattori di ordine storico, sociale e culturale.

Cos’è la violenza contro le donne

Un sottoinsieme della violenza di genere è la “violenza contro le donne” cioè un tipo di violenza perpetrata da un uomo nei
confronti di una donna (Monzani e Giacometti, 2018). La sua definizione nella Dichiarazione per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne emanata dall’ONU nel 1993 è la seguente

“qualunque atto di violenza sessista che produca, o possa produrre, danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che nella vita privata” (Schimmenti e Craparo, 2016).

La dicitura “violenza domestica” indica la violenza che si attua all’interno della sfera affettiva. L’elemento caratterizzante è la
relazione, familiare o affettiva, tra autore e vittima; indipendentemente dalla forma che può assumere la violenza stessa. Questa non colpisce solo le donne, ma anche i bambini e gli anziani. Ciò che la contraddistingue è il carattere di non occasionalità ed il suo manifestarsi in un rapporto di tensione tra le due parti; la violenza è diretta univocamente e specificatamente verso la persona legata sentimentalmente all’aggressore.

Che cos’è la violenza nelle relazioni intime o intimate partner violence (definizione)

Il focus quindi viene spostato dalle differenze di genere all’esistenza di un rapporto tra i due soggetti, per questo motivo si è coniato il termine “violenza nelle relazioni intime” o “Intimate Partner Violence” per contraddistinguere la violenza contro le donne, poiché si è osservato che non sarebbe tanto il genere di appartenenza a motivare il gesto violento quanto la relazione affettiva.

Questo cambiamento di prospettiva aiuta anche ad estendere la tutela delle vittime a prescindere dal loro genere di appartenenza (Monzani e Giacometti, 2018).

La intimate partner violence include:

  • violenza fisica
  • violenza sessuale
  • stalking
  • violenza psicologica (incluse tattiche coercitive) agita da un attuale o ex partner intimo.

Chi è il partner intimo

Con “Intimate Partner” o “partner intimo” si intende una persona con la quale si ha una relazione personale ravvicinata e caratterizzata dalla connessione emotiva dei due partner, contatti regolari, contatto fisico e sessuale, identità di coppia e familiarità e conoscenza ciascuno della vita dell’altro.

La relazione non deve necessariamente includere tutte queste dimensioni e può includere attuali o ex: coniugi, fidanzati/e, partner sessuali.

I partner possono convivere oppure vivere separati ed essere di sesso opposto così come dello stesso sesso (Breiding et al., 2015).

L’OMS ha rintracciato alcune forme specifiche di violenza relazionale:

  • atti di violenza fisica
  • violenza sessuale di cui anche rapporti sessuali forzati tra coniugi
  • abuso psicologico e comportamenti controllanti sul partner (Garcia-Moreno et al., 2012).

I tipi di violenza contro le donne

Le differenti modalità con cui si manifesta la violenza possono essere suddivise in cinque categorie:

Violenza fisica

Sono comportamenti volti a minacciare o ledere l’integrità fisica della persona.

Rientrano tra questi anche la minaccia di agire violenza:

  • scagliare e rompere oggetti per intimorire la persona
  • strattoni
  • pugni
  • morsi
  • minaccia con armi
  • arrivando fino allo strangolamento ed infine all’omicidio;

Violenza psicologica

Può essere anticipatoria di quella fisica ed è molto più difficile da identificare. Si tratta di comportamenti volti ad intaccare l’autostima e il senso di autoefficacia della vittima, isolamento della stessa al fine di mantenerla in uno stato di soggezione e sottomissione e comprendono atti di derisione e scherno, controllo e gelosia eccessivi, insulti, minacce e isolamenti dalla rete amicale e famigliare.

Violenza sessuale

Si tratta di un ampio gruppo di comportamenti che vanno dalle molestie fino alla prostituzione forzata e allo stupro. Qui, rientrano anche i rapporti imposti alla coniuge come “dovereconiugale”. Quindi rientra in questa categoria qualunqueimposizione rispetto a pratiche sessuali indesiderate.

Violenza economica

E’ una modalità di sfruttamento ed assoggettamento della donna, al fine di ridurne l’indipendenza e l’autonomia così come le possibilità di svincolarsi dalla relazione. Si compone di comportamenti come ostacolare l’indipendenza economica della vittima ed impedirle di lavorare, negarle l’accesso alla risorse patrimoniali, sfruttare il lavoro della donna negandole la retribuzione ecc.;

Stalking

Sono atti persecutori reiterati, individuati nell’art. 612 bis del Codice Penale, che generano paura e ansia nella vittima al punto da sentirsi costretta a cambiare le proprie abitudini di vita. La persecuzione può avvenire anche attraverso forme di corteggiamento che non terminano nonostante la donna le rifiuti.

Sono esempi di stalking, approcci indesiderati:

  • biglietti
  • regali
  • telefonate
  • messaggi
  • appostamenti
  • richieste di appuntamenti incessanti.

Può avvenire anche attraverso l’uso di internet, posta elettronica o social network; in questo caso si parla di “cyberstalking” (Cappellano, 2014).

Che cos’è la violenza del controllo coercitivo

Un tipo particolare della violenza del partner intimo è la “violenza del controllo coercitivo” che si riferisce ad un insieme di comportamenti schematici e rigidi messi in atto al fine di imporre la propria dominanza su un’altra persona attraverso intimidazioni, isolamento e induzione di terrore e paura per una possibile violenza.

Si sviluppa attraverso la sistematica restrizione della libertà ed indipendenza e chi la subisce si ritrova:

  • ad essere isolato da amici e parenti o altri sistemi di supporto
  • intrappolato in una relazione che controlla ogni aspetto logistico, economico, sociale ed emotivo della propria vita;
  • e spaventato per la propria sicurezza e quella dei propri cari.

Il controllo coercitivo riesce ad instillare la paura anche senza ricorrere alla violenza fisica e può continuare anche dopo la fine della relazione intima. Colui che lo attua ha come obiettivo l’instaurare e far perdurare controllo e potere sull’altra persona.

Definizione di violenza situazionale di coppia

La definizione di “violenza situazionale di coppia” prende forma in un contesto specifico di conflitto e senza la motivazione al potere ed al controllo.

Sono state riconosciute tre fondamentali differenze, attraverso numerosi studi, tra violenza situazionale e controllo coercitivo.

  • In primo luogo, il secondo tipo tende ad essere caratterizzato da atti violenti più frequenti e severi.
  • In secondo luogo, gli atti volti al controllo coercitivo sono continuativi e proseguono, con gravità crescente, quando i due soggetti terminano la relazione.
  • Infine, comparando queste due forme di violenza, solo quella del controllo coercitivo è associata a livelli più alti di sintomi
    legati al trauma e maggior percezione di sentirsi in pericolo (Dichter et al., 2018).

La definizione di violenza di genere come terrorismo intimo

Questa particolare forma di controllo è stata anche denominata “terrorismo intimo”, alla cui base ci sarebbe un bisogno di dominazione e di esercitare il proprio potere su un altro, alimentato da un forte senso di patriarcato.

I maltrattanti che ricorrono a questa tipologia di violenza sono altamente aggressivi, diventano più violenti col trascorrere del
tempo ed esibiscono problemi comportamentali come disturbi di personalità e dipendenza da stupefacenti (Arriaga e Capezza, 2004).

In qualunque forma si presenti, quando si tratta di una violenza che si instaura in una coppia o una relazione affettiva, è possibile riconoscere alcune caratteristiche comuni.

Il ciclo della violenza di genere (definizione di Walker)

Secondo la Walker (1979) si possono identificare ben quattro fasi del “ciclo della violenza”:

Fase di crescita della tensione

L’uomo è molto irritabile ed attribuisce il suo stato d’animo a problemi quotidiani, diventa critico verso ogni cosa che fa la partner e questa, per cercare di allentare la tensione, cerca di mostrarsi accondiscendente egentile. In questa fase non c’è violenza diretta.

La fase acuta della violenza fisica

Perde il controllo, urla, ricorre a minacce e gesti violenti come il lanciare oggetti o passando direttamente all’atto sulla donna. Pretende rapporti sessuali e fa di tutto per sottolineare la sua supremazia nella relazione.

Le scuse

Dopo lo scoppio violento seguono i rimorsi e l’uomo tenta di giustificarsi, minimizzando e dando la colpa alla donna oppure attribuisce il suo comportamento a cause esterne come un forte stress, problemi sul lavoro o l’uso di sostanze.

Chiede scusa e giura che certe cose non accadranno più. La donna inizia a sentirsi in colpa e si convince che se “starà più attenta” e si comporterà bene, il suo compagno non reagirà più così;

Fase della luna di miele o “riconciliazione”

Per paura di perdere la donna, l’uomo si attiva in una fase di corteggiamento, si mostra amorevole, attento e premuroso. La donna riconosce in questi gesti l’uomo di cui si è innamorata e ciò la motiva a restare nella relazione, credendo che il partner torni quello di un tempo e che l’accaduto sia stato solo un’eccezione.

Cosa succede alla fine delle fasi del ciclo della violenza? La sindrome della donna picchiata

Terminate le quattro fasi, il ciclo ricomincia e generalmente la violenza segue una forte escalation, aggravandosi di volta in
volta e aumentando di intensità (Walker, 1979).

Nell’indagare le motivazioni per cui le donne non lasciano il proprio aggressore, la Walker (1979) ha dato una risposta postulando la “Sindrome della donna picchiata”. Questa si costituisce di due elementi: il ciclo della violenza e la teoria dell’impotenza appresa o Learned Helplessness di Seligman (1975).

Che cos’è l’impotenza appresa nella violenza di genere (definizione)

In generale, l’impotenza appresa si verifica quando il soggetto collocato in un contesto spiacevole e incontrollabile
diventa passivo e accetta gli stimoli dolorosi, anche quando è possibile ed evidente evitarli. Allo stesso modo, la dinamica della violenza, grazie alle fasi di cui si compone, disorienta la vittima e ciò le impedisce di riconoscere e valutare lucidamente la situazione, percependola come legittima.

Le caratteristiche del maltrattante, partendo dalla forza fisica per arrivare alla brutalità ed imprevedibilità dei suoi comportamenti, creano nella donna un senso di impotenza e la convinzione di essere incapace di fuggire. Tutto questo impedisce alla donna di interrompere la relazione, ma crea anche la paura di cercare un aiuto esterno (Schimmenti e Craparo, 2016).

Questo articolo sulla violenza di genere (definizione) è scritto da Valentina Sofia Conte.

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