Arte terapia: curarsi con l’arte

di Lorena Rigoli

Le fotografie sono orme della nostra mente,

specchi delle nostre vite, riflessi del nostro cuore,

memorie sospese che possiamo tenere in mano, immobili

nel silenzio – se lo volessimo, per sempre. Non solo testimoniano

dove siamo stati, ma indicano anche la strada che potremmo forse

intraprendere, che ce ne rendiamo già conto oppure no…

Judy Weiser[1]

 

Le arti-terapie esprimono un tipo d’intervento strutturato in una situazione terapeutica precisa, si basano su regole e controlli come avviene in tutte le forme di psicoterapia. La loro tipicità è che utilizzano materiale artistico con lo scopo di facilitare processi di comunicazione in pazienti che spesso hanno difficoltà a usare il linguaggio verbale. Le arti-terapie hanno un lungo passato, ma una storia scientifica più recente. Infatti, l’esposizione scientifica delle arti-terapie comincia quando il rapporto tra arte e terapia cessa di essere occasionale e viene inserito all’interno di un contesto e di una situazione terapeutica definita. Il modello psicoterapeutico, indipendentemente dall’orientamento teorico che sostiene il terapeuta, si articola nella creazione di uno spazio in cui il paziente trova la possibilità di esprimersi ed essere ascoltato. In ambito psicoanalitico, Sigmund Freud si interessò alla produzione artistica dei pazienti[2]. Il prodotto artistico per Freud si rivela come uno specchio del mondo interno del soggetto e dei suoi processi psichici, e la creazione artistica diventa materiale d’interpretazione per l’analista, oltre che strumento privilegiato di accesso ed espressione dei propri contenuti interni.

Un altro punto di riferimento essenziale per capire lo sviluppo delle arti-terapie è costituito dall’opera e dalla teoria di Carl Gustav Jung (1922). Jung, a differenza di Freud, prese in considerazione solamente la produzione di disegni da parte dei pazienti. Egli sollecitava la produzione di disegni sia per accedere ai contenuti dell’inconscio e per interpretarli, sia come mezzi che i pazienti potevano utilizzare per controllare tali contenuti, così idee angosciose e ossessive potevano progressivamente perdere il loro carattere minaccioso grazie alla rappresentazione grafica. Attraverso l’influenza delle teorie di Freud e Jung si delineano due modalità per definire il processo psicoterapeutico che sottosta all’impiego della arti-terapie, che può essere visto sia come strumento di conoscenza della realtà psichica, sia come modo per sostenere e amplificare lo sviluppo dell’Io.[3]

Verso la fine degli anni Trenta, poi, Edith Kramer pensò che l’espressione artistica in quanto tale dovesse essere considerata in un rapporto di tipo terapeutico. Secondo la Kramer lo scopo dell’arte-terapia è: creare un oggetto simbolico che contiene e comunica un’idea. Tale idea si fonda in gran parte sui desideri e sulle fantasie dell’individuo, ma la creazione dell’oggetto è una complessa funzione dell’Io, che impegna in uno sforzo tutte le facoltà manuali, intellettuali ed emotive.[4] Secondo la Kramer, quindi, l’obiettivo della terapia era quello di mettere il paziente nella condizione di utilizzare il suo potenziale creativo ed espressivo. L’espressione artistica del paziente non è vista solo come mezzo per manifestare i conflitti inconsci, ma come strumento per la loro risoluzione e come risorsa per la crescita e la maturazione personale. Pertanto da Edith Kramer in poi, si può parlare di arte-terapia vera e propria, che si propone come un mezzo per identificare ed esprimere le proprie emozioni grazie allo spostamento dell’attenzione dal prodotto artistico come materiale da interpretare al processo creativo vero e proprio. Arte dunque finalmente come terapia.

Durante la terapia si cerca di creare un ambiente che faciliti l’espressione attraverso determinati canali e che faccia emergere le qualità artistiche del paziente al fine di promuovere la condivisione emotiva dell’impegno terapeutico. In sostanza il lato “artistico” delle arti-terapie non va ricercato in qualità pregresse del paziente, né deve essere indicato come fine didattico, ma si trova nella possibilità di “fare arte” insieme che il terapeuta e il paziente costruiscono nello spazio di intervento: l’espressione artistica permette al paziente di poter esternare i propri vissuti emotivi, elaborandone l’angoscia, e al terapeuta di accoglierli dentro di sé e restituirli al paziente adottando quello stesso medium artistico che ha permesso al paziente di esprimerli.[5]

Uno dei punti forza delle arti-terapie è che questo tipo d’intervento è indicato soprattutto in chi aveva serie difficoltà espressive in ambito verbale. I due elementi tecnici che più di tutti caratterizzano e danno un’impronta precisa alle sedute di arti-terapie sono la direttività dell’intervento e l’utilizzo del canale espressivo. Le varie tecniche espressive (disegni,suoni ecc.) permetto ai pazienti di esternare direttamente le proprie emozioni durante la seduta e favoriscono una maggiore interiorizzazione dei vissuti psichici. Molti progetti di arte-terapie hanno l’obiettivo di rimuovere l’isolamento sociale e le ansie ad esso connesse che molte patologie comportano. Infatti, l’arte-terapia si svolge spesso in un contesto di gruppo che oltre a creare un’atmosfera di spontaneità consente al soggetto di rendersi conto di non essere solo in una situazione difficile ma di trovarsi in una circostanza comune ad altri sia pure nella specificità dei propri vissuti personali.

 


[1] J.Weiser, PhotoTherapy Techniques: Exploring the Secrets of  PersonalSnapshots and Family Albums, PhotoTherapy Centre Press, Vancouver, 1999.

[2] S. Freud (1909-12) Casi clinici e altri scritti, Bollati Boringhieri, Torino, 2003.

[3] R. Caterina, Che cosa sono le Arti-Terapie, Carocci, Roma, 2005, p. 19.

[4] E. Kramer, Art as therapy with children, Schoken Books, New York (trad. it. Arte come terapia nell’infanzia, La Nuova Italia, Firenze, 1977, p. 32).

[5] R. Caterina, op. cit., p. 43.

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