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Definizione di trauma psicologico: tipi e significato

Questo articolo di Greta Manoni spiega la definizione di trauma e tutti gli aspetti correlati. Imparerai a comprendere il vero significato di trauma psicologico. Sarai inoltre in grado di distinguere il trauma di tipo 1 e di tipo 2.

Definizione di trauma psicologico

Sappiamo che il trauma è un’esperienza emozionale che disarticola le attività frontali superiori e immobilizza la persona in una sequenza temporale che esce dalla vita, pur essendone accanto, dove si ritorna con una coazione a ripetere, attraendo il pensiero in quel drammatico scenario sensoriale dove in “un’allora” non più presente, ma drammaticamente reale, pezzi, frammenti di una scena, quella scena, ritornano.

(Stress, trauma e neuroplasticità, 2014).

Il trauma è forse la causa di sofferenza umana maggiormente incompresa, sottovalutata e non adeguatamente curata. Se pensiamo al trauma rispetto all’individuo è facile immaginare che guerre, violenze, incidenti, abusi siano eventi traumatici.

È invece meno noto che le persone possano restare traumatizzate da eventi che di solito consideriamo comuni e normali. Ad esempio eventi ripetuti durante l’età dello sviluppo, anche se di lieve entità, possono avere sulla persona lo stesso effetto dannoso degli eventi traumatici di grande intensità.

Ci sono tre categorie di eventi traumatici. I tre tipi di trauma per Van der Kolk

Lo psichiatra olandese Bessel Van der Kolk distingue tre differenti categorie di eventi traumatici. La prima comprende eventi di durata limitata nel tempo, caratterizzati dall’imprevisto e dall’intensità dell’evento (un lutto precoce, un incidente, uno stupro, una catastrofe naturale…). La seconda categoria si riferisce a situazioni sequenziali che presentano un possibile effetto cumulativo (malattie più o meno invalidanti dei genitori o proprie, fallimenti professionali, delusioni amorose…).

Anche l’assistere a eventi traumatici può costituire di per sé un evento traumatico. Definizione di sindrome da traumatizzazione vicaria

Questo fenomeno è conosciuto come “sindrome da traumatizzazione vicaria”. Ed è il caso delle persone che lavorano in condizioni di continua emergenza, come le forze dell’ordine.

Il problema dei traumi evolutivi. Quando lo sviluppo è traumatico

L’ultima categoria è quella che comprende i cosiddetti traumi evolutivi o complessi, ovvero quelli caratterizzati dall’esposizione prolungata a condizioni di stress (spesso risalenti all’infanzia).

Diversamente da eventi traumatici isolati, che tendono a produrre singole risposte biologiche e comportamentali condizionate da ri-attivatori del trauma (reminders).

Nel trauma complesso il maltrattamento ripetuto tende ad avere effetti pervasivi sullo sviluppo del cervello e della mente, interferendo con il normale sviluppo neurobiologico.

Kohut (1978) sostiene che eventi «brutalmente traumatici […] lasciano l’impronta in un numero minore di gravi disturbi del Sé, rispetto all’atmosfera cronica dominante».

Più in particolare sembra che i traumi legati a maltrattamenti durante l’infanzia influiscano sullo sviluppo dell’emisfero destro. Questo emisfero domina le risposte di attaccamento, le elaborazioni degli stimoli non verbali, la regolazione degli affetti e la modulazione delle risposte allo stress.

Tipi di trauma: la definizione di trauma psicologico di tipo 1 e 2

La definizione di trauma può essere inoltre considerata da due differenti punti di vista. Da un lato, eventi oggettivi particolarmente dolorosi possono compromettere la capacità di elaborazione mentale dell’individuo e rendere inefficaci le sue strategie di coping[1] (sono i cosiddetti traumi di tipo 1).

Dall’altro lato gli studi sull’attaccamento hanno evidenziato come il trauma psicologico non coincida necessariamente con un’esperienza stressante, pericolosa o dolorosa, ma si manifesti solo nel caso in cui le capacità di adattamento dell’individuo non risultino adeguate.

Anche un sistema di risposte a eventi che, sebbene siano dolorosi, non appaiono di per sé oggettivamente sconvolgenti e disorganizzati può rappresentare un trauma (traumi di tipo 2).

Secondo Khan, traumi di questo tipo hanno le loro origini nel periodo di sviluppo in cui il bambino necessita della madre e la usa come proprio schermo protettivo. Qualsiasi disturbo nella delicata interazione dei fattori individuali e ambientali durante questo periodo può diventare traumatico.

Il trauma di tipo 2 è spesso interpersonale e causato da una persona nota alla vittima, ragion per cui solitamente implica un tradimento sostanziale della fiducia nelle relazioni primarie.

La maggior parte delle persone, tuttavia, affronta tali eventi senza manifestare sintomi psicopatologici.

Il sistema motivazionale dell’attaccamento viene sempre attivato durante e dopo le esperienze traumatiche, e potrebbe spiegare perché non tutte le persone sviluppano sintomi post-traumatici di fronte ad uno stesso evento. Le possibilità di sviluppo di trauma psicologico dipendono infatti dalla sinergia di più fattori:

– dalle caratteristiche dell’individuo: età, tratti di personalità, pattern di attaccamento, strategie difensive, capacità di mentalizzazione (vedi paragrafo 1.3), condizioni di salute, …

– dalla disponibilità di figure di attaccamento e di contesti sociali protettivi;

– dalla gravità e imprevedibilità dell’evento traumatico.

In questo articolo hai studiato la definizione di trauma psicologico comprendendone le varie sfaccettature

  • trauma vicariante
  • i tipi di trauma (tipo 1 e 2)
  • trauma dello sviluppo

[1] In psicologia il termine coping indica l’insieme dei meccanismi adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare problemi emotivi e/o interpersonali, con lo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress.

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