Perché il Trauma che non Uccide Fortifica

 

L’effetto traumatico di un evento è associato ad una vulnerabilità del soggetto nella gestione delle emozioni ad esso associate9.
Ricorsive esperienze di maltrattamento e trascuratezza ostacolano i processi di desomatizzazione e simbolizzazione delle emozioni.
Il trauma emotivo «non lascia solo buchi nella personalità, ma incide sulla sua
struttura provocando angosce e disturbi nello sviluppo emotivo»10.

Le emozioni traumatiche possiedono quattro caratteristiche:

  • caratteristica pre-simbolica: per la quale le emozioni rimangono prive di una rappresentazione corporea;
  • fisiologico-motoria: provocano reazioni stereotipate, rigide o fuori controllo;
  • dolorosa: le emozioni traumatiche vengono percepite in modo molto intenso e doloroso;
  • disorganizzante: possono provocare un senso di frammentazione soggettiva.

Il Disturbo post-traumatico da stress è conosciuto anche come “nevrosi da guerra”, perché riscontrato spesso in veterani coinvolti in combattimenti particolarmente pesanti.
Kardiner, psichiatra che studiò gli effetti dei traumi di guerra, si accorse che, coloro che avevano subìto uno shock traumatico, riportavano un’alterazione della concezione di sé e del mondo, una ricorsività dei ricordi che riguardavano l’evento traumatico, una maggiore suscettibilità agli stimoli collegati al trauma ed una condizione di iperarousal.

Inizialmente, nella prima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali del 1952 era definita la GSR (Gross Stress Reaction), un disturbo della personalità transitorio, verificabile nei casi nei quali una persona normale subiva danni fisici o forti stress emotivi.

Ad ogni revisione del DSM, la definizione del disturbo è stata poi sempre più modificata.

Il Disturbo Post Traumatico Da Stress: Definizione

Il “Disturbo post-traumatico da stress” è stato introdotto nella terminologia psichiatrica nel 1980, con la terza edizione del Manuale Diagnostico Statistico dei disturbi mentali, dell’American Psychiatric Association.

Per l’ICD-1012 il disturbo post-traumatico da stress si presenta in seguito ad uno stressor traumatico, ossia un evento che provoca un senso di impotenza e paura e che mette in pericolo l’integrità fisica del soggetto.

Se dall’anamnesi emerge più di un evento traumatico, è necessario individuare il cosiddetto “trauma principale”, ossia quel trauma che ha creato nel soggetto la risposta emotiva maggiore, più dolorosa.

Il Disturbo post-traumatico da stress è solo una delle possibili patologie che possono incorrere in seguito ad un’esperienza stressor traumatica, altre possono essere il DBP (Disturbo borderline di personalità), i disturbi dissociativi, i DCA (Disturbi del comportamento alimentare) e le dipendenze patologiche.
La forma più comune di psicopatologia post-traumatica è il disturbo depressivo maggiore. Può anche sorgere in una condizione di comorbilità, spesso infatti si presenta in contemporanea ad altre psicopatologie.
Il 44% delle donne ed il 59% degli uomini che in una ricerca del 1995 presentavano un Disturbo post-traumatico da stress, presentavano anche altri disordini, come il disturbo depressivo maggiore, il disturbo distimico, la fobia specifica e sociale, l’agorafobia e l’uso di sostanze13.
In casi di comorbilità, trattare uno dei disturbi può alleviare i sintomi di un altro dei disturbi presenti.

Perché alcune persone sviluppano il trauma e altre no

L’esposizione diretta o indiretta (come testimone) ad una minaccia di morte a violenza sessuale o a gravi lesioni è considerata fattore traumatico. Ma anche l’esposizione a disastri naturali o incidenti particolarmente gravi.
È considerata esposizione al trauma anche il venire a conoscenza che una persona per noi importante abbia subìto uno dei fattori riportati sopra. Aver subìto un trauma, però, è condizione necessaria ma non sufficiente allo sviluppo di un disturbo post-traumatico da stress.
Infatti non tutti di fronte ad un fattore di questo genere rispondono allo stesso modo.

Rispetto all’esposizione ad incidenti o a disastri naturali, per esempio, subire una violenza (sessuale o fisica) aumenta la probabilità di sviluppare un disturbo post-traumatico da stress.
Caretti e Craparo considerano le esperienze traumatiche da due punti di vista complementari14:
Se consideriamo l’aspetto oggettivo […] esistono eventi come l’abuso o la tortura che sono esperienze dolorose ed insostenibili per chiunque le subisca, con effetti potenzialmente distruttivi. Considerando la dimensione soggettiva […] centrale è il modo individuale di elaborare l’evento traumatico […].
Ci sono soggetti che, sperimentando traumi minori rispetto ad altri, ne subiscono conseguenze psicologiche di portata superiore.

La traumaticità di un evento è data dalla combinazione dei seguenti fattori:

  • le caratteristiche oggettive dell’evento stressante;
  • l’età del soggetto;
  • le capacità soggettive di gestione delle emozioni associate allo stress;
  • il grado di sostegno sociale;
  • la storia evolutiva del soggetto;
  • la presenza o meno nel soggetto di un disturbo psichiatrico precedente all’evento stressante.

Se dopo aver subìto un trauma se ne subisce un altro, la risposta emotiva e patologica sarà superiore a quella che si avrebbe se il nuovo trauma non fosse stratificato su di un precedente trauma.
Anche l’aver assistito o subìto una violenza durante la prima infanzia influenza la risposta ad un trauma successivo, aumentando la sensibilità ad episodi di violenza.

I fattori che possono favorire lo sviluppo di un disturbo post-traumatico da stress sono:

  • una vulnerabilità genetico-costituzionale;
  • traumi infantili;
  • presenza di disturbi della personalità;
  • recenti situazioni di stress o cambiamenti;
  • mancanza di un adeguato sostegno sociale;
  • abuso di alcool.

Un altro fattore che può aumentare il rischio di esposizione al trauma è la discriminazione sulla base di etnia, razza, sesso ed orientamento sessuale.
Infatti il genere femminile, per esempio, è più esposto a violenze ed alla possibilità di sviluppare un disturbo post-traumatico da stress, disturbi dell’alimentazionedisturbi ansiosi o dell’affettività (Seedat, 2005).

di Marika Pepe

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