Test per misurare la Mindfulness: Mindful Attention Awareness Scale (MAAS)
Come misurare la Mindfulness
Le caratteristiche psicometriche della Mindful Attention Awareness Scale
Silvia Bernardi
Di recente sono state sviluppate numerose scale di valutazione della Mindfulness, tuttavia quella che interesserà il presente studio è la MAAS (Mindful Attention Awareness Scale), creata da Brown e Ryan nel 2003. Questa scala è costituita da 15 item, selezionati da un insieme iniziale di 184 che man mano è stato ridotto fino ad ottenerne 13 che presentavano una coerenza interna soddisfacente, cui sono stati aggiunti altri 2 (item 5 e 13) al fine di ampliare la scala.
La versione originaria presenta una scala di risposta di tipo Likert a 6 punti (1 = quasi sempre; 6 = quasi mai) sulla quale i soggetti devono indicare la frequenza con cui esperiscono le situazioni descritte dai singoli item. Questo strumento è volto a rilevare differenze individuali nella frequenza di vissuti mindful, ovvero misura la tendenza degli individui ad essere consapevoli e a prestare attenzione al momento presente, più che a misurare attributi di personalità come accettazione, empatia ed altri tipicamente associati alla Mindfulness.
Attraverso diversi studi gli autori hanno trovato che la MAAS correla positivamente con numerosi indicatori di benessere, sia mentale che fisico, fra cui ottimismo, soddisfazione, vitalità e autostima, e negativamente con l’ansia, la depressione, l’impulsività e l’auto-monitoraggio. La MAAS, inoltre, ha evidenziato una correlazione positiva con tutte le sottoscale della MMS (Mindfulness/Mindlessness Scale; Bodner & Langer, 2001), in particolar modo con quella dell’impegno, ed una correlazione inversa con la sottoscala di ruminazione della RRQ (Rumination-Reflection Questionnaire; Trapnell & Campbell, 1999), mentre non risulta correlata con la riflessione.
Questi studi correlazionali, dunque, hanno mostrato una buona validità convergente e divergente della MAAS, che risulta essere un tipo particolare e distinto di consapevolezza e attenzione fortemente associato a indicatori di benessere, oltre ad essere correlato alla percezione di maggior autonomia, competenza e capacità di relazionarsi agli altri, che sono le tre componenti della SDT (Self Determination Theory; Deci e Ryan, 1985), la quale postula che la consapevolezza risulta molto utile nella scelta dei comportamenti più funzionali al raggiungimento dei propri obiettivi o bisogni. Ulteriori correlazioni positive, benché più moderate, sono emerse rispetto all’apertura alle esperienze della NEO-PI (NEO Personality Inventory; Costa & McCrae, 1992), all’intelligenza emotiva misurata dalla TMMS (Trait Meta-Mood Scale; Salovey et al., 1995) e in particolar modo nella sua sottoscala di chiarezza delle esperienze vissute. Come ipotizzato dagli autori, infine, la MAAS ha riportato correlazioni negative con la sottoscala di auto-coscienza pubblica della SCS (Self-Consciouness Scale; Fenigstein et al., 1975), che fa riferimento alla propria preoccupazione per il modo con cui si viene visti dall’esterno e per come le altre persone valutano i propri comportamenti, e, di conseguenza, con la sottoscala di ansia sociale.
Più in generale, la MAAS si è dimostrata uno strumento utile e attendibile per misurare la differenza del livello di Mindfulness fra la popolazione adulta media e gli individui che hanno scelto di sviluppare attivamente la propria consapevolezza attraverso pratiche di tipo meditativo come lo Zen o lo yoga; questo lasciava ipotizzare che la Mindfulness potesse essere incrementata attraverso la pratica, dando spunto a numerosi interventi per promuoverla sia fra la popolazione normale sia fra i soggetti malati. In riferimento alla prospettiva temporale, la MAAS si è dimostrata capace di rilevare l’aumento del livello di benessere, e la diminuzione dei livelli di stress e di disturbi dell’umore, in seguito all’applicazione del protocollo MBSR, a prescindere dai livelli di affaticamento e dolore. Pur essendo un predittore di numerosi indicatori di benessere psicologico, la MAAS non copre il costrutto di benessere perché fa riferimento a una presenza percettiva generale, quindi non va confuso con quest’ultimo.
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