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Dedicato agli psicologi che vogliono lavorare di più: come valorizzare lo psicologo

La psicologia è una delle materie più affascinanti in assoluto. I Corsi di Laurea in Psicologia sono tra i più scelti in assoluto in Italia, nonostante siano quelli che producono più disoccupazione e occorre dirlo un reddito medio non poi così alto. Peraltro, i laureati in psicologia hanno a volte mansioni diverse o completamente diverse da quelle per cui hanno studiato.

E su questo occorre aprire una riflessione

Si è calcolato infatti che gli psicologi in Italia sono più di tutti gli psicologi europei sommati tra loro. E’ inevitabile dunque che ci sia uno sbilanciamento tra psicologi ed esigenze percepite di psicologia.

Va peraltro aggiunto che l’inserimento di psicologi in contesti ufficiali in Italia è ancora da migliorare.

Ne è testimone la storia recente. Una pandemia globale che ha portato ad una quarantena collettiva con ripercussioni rilevabili su salute fisica e psicologica.

Una risposta modesta sul piano psicologico.

Sembra timida la risposta in termini di numero di consulenze psicologiche via skype durante la quarantena.

E’ stato adottato un numero di emergenza psicologica.

Non abbiamo osservato assunzioni in massa di psicologi a livello pubblico.

Un sondaggio non probabilistico portato avanti dal nostro gruppo (con più di 4400 questionari) ha rilevato le percezioni rispetto allo psicologo. Una serie longidutinale di dati (Febbraio, Marzo, Aprile, Maggio) sebbene si osservi un lieve peggioramento nella soddisfazione della vita, ed un aumento di sentimenti come tristezza, paura e rabbia, la necessità percepita di interventi psicologici è relativa. Sulla scala likert da 1 a 5, chi dichiara di avere necessità di uno psicologo a livello elevato è una percentuale bassa (7% ad aprile, 5% a maggio).

Una psicologa è stata inclusa nella Task Force per la fase 2 da parte di Conte.  Non ho poi avuto notizie di misure psicologiche a livello governativo. Ma se avete notizie aggiornatemi.

Aspettiamo di capire cosa accadrà nella fase 2 per capire quale sarà il contributo degli psicologi.

Freniamo un attimo nel dire che “è colpa della politica italiana”. Gli stati europei hanno reagito un po’ tutti allo stesso modo (ne abbiamo preso traccia qui). Abbiamo confrontato la risposta psicologica di nazioni come Albania, Turchia, Romania, Ucraina. Bene o male ci siamo mossi in modi simili: numero di emergenza, task force, qualche linea guida.

La domanda centrale del mio articolo è allora la seguente. Se il Coronavirus ha prodotto una notevole emergenza psicologica, se è vero che diverse volte i colleghi hanno offerte consulenze e supporti gratuiti, perché non osserviamo una saturazione dei servizi di supporto psicologico?

Le risposte sono diverse e affondano sul concetto di percezione dello psicologo. Concetti su cui si focalizza spesso il dibattito sulla professione.

Sono moltissimi i fattori che incidono in questo senso, primo fra tutti probabilmente il numero di psicologi.

Saturare i servizi di psicologia in Italia significa avere un numero di clienti elevatissimo, proprio perché sono tantissimi gli psicologi.

Ma pare che l’esigenza di psicologi sia fortemente sostenuta. Una recente indagine dell’Istituto Piepoli rivela che

“Ad oggi, 8 italiani su 10 ritengono che il ricorso allo psicologo possa aiutare a gestire questa fase e vogliono che il sistema pubblico assicuri assistenza psicologica” […]

“Il 62% degli italiani vuole supporto per ritornare alla normalità” (citato da qui)

Esiste dunque un gap tra l’esigenza di psicologi e il numero di richieste di consulenza. Se avessimo dunque una pressione così forte della richiesta di psicologi (8 italiani su 10 che ritengono che il ricorso allo psicologo possa aiutare nella fase 2, 62% degli italiani vuole supporto per tornare alla normalità), probabilmente avremmo un numero di richieste di consulenza psicologica spropositata.

Deve esserci una spiegazione a questo fatto perché capiamo bene che:

8/10 sostiene il ruolo dello psicologo

e

in fase 1 da Coronavirus poca richiesta di consulenza psicologica

non sono concetti che possono coesistere

Cosa blocca gli psicologi da liberare il proprio potenziale e perché dovremmo investire nel valorizzare la professione

Il punto è che esistono milioni di sfumature nella professione psicologica. Diversamente da altre professioni interveniamo in una ampia gamma di situazioni, siamo letteralmente diversi, abbiamo effettivamente approcci differenti all’interno di una scienza unica.

Siamo purtroppo ancora sottovalutati dal sistema pubblico e poco inseriti in contesti formali. Il potenziale della psicologia è ancora sconosciuto a molti.

Molto spesso si dice

“In Italia non c’è cultura della psicologia”

Ma ti assicuro, questo accade in molti altri paesi.

E dobbiamo chiederci perché allora la situazione è un po’ più critica in Italia. Cosa blocca le persone da andare dallo psicologo e su quali fattori dovremmo operare per creare la famosa “cultura della psicologia”.

Lascio questo spazio aperto alle ipotesi, sentiti libero di aggiungere o togliere elementi da questa lista, perché siamo di fronte ad un problema che non ha una sua risoluzione completa al momento attuale. Vediamo il paragrafo più tosto adesso, sarà dura, ma occorre affrontare certi temi per capire come valorizzare la psicologia

Perchè gli psicologi in Italia hanno ancora troppa poca richiesta di consulenza rispetto al potenziale

E’ proprio vero che non c’è cultura psicologica in Italia?

I Corsi di Laurea sono pieni. Sono numerosissime le pagine social dedicate alla psicologia con un seguito notevole (anche di milioni di like). Le indagini sulla percezione dello psicologo dimostrano che le persone ritengono utile ed interessante la professione. Ne abbiamo pubblicata una nel 2012 che lo testimoniava in un campione di 200 persone in Emilia Romagna. La più recente indagine dell’Istituto Piepoli lo mostra ancora.

L’interesse c’è, ma sembra non tradursi in un numero spropositato di richieste di consulenza psicologica.

Qui c’è un gap. E dobbiamo capire quale.

Dichiarare che “è utile lo psicologo in determinati contesti”, “sarebbe utile per tutelare la salute mentale” e così via, non equivale a dire che la persona effettivamente richiederebbe e seguirebbe la consulenza psicologica.

L’aumento di richieste di psicofarmaci ci da una valutazione indiretta, ma prendere psicofarmaci non significa che la stessa persona farebbe consulenza psicologica. Occorre creare il contesto necessario affinché la persona voglia spontaneamente andare dallo psicologo. Lo psicologo non può essere somministrato, chiaramente.

Le persone non sanno quando devono contattare lo psicologo

C’è un disorientamento generale direbbero in molti. Ma se proviamo a rispondere in maniera chiara alla domanda “quando serve contattare uno psicologo?” potremmo avere una certa dispersione nelle risposte.

Qual è il momento esatto? Esiste una così grande varietà di aspetti che possono essere trattati con uno psicologo che identificare un criterio esatto diventa complesso.

Questo solitamente non accade in tante altre professioni:

  • devi tutelare i tuoi diritti: Avvocato
  • devi aprire e seguire un’attività: Commercialista
  • hai un problema di salute: Medico

Entreresti nel merito dei dettagli tecnici di queste materie? No

Proveresti ad improvvisare la tutela dei tuoi diritti in una causa senza un Avvocato? No

L’oggetto di queste professioni è esterno a te, lo riconosci. Riconosci che da solo non sapresti gestirlo.

Nessun dubbio. E nella discussione con altre persone, non ci sarebbe scampo nel vedere ipotesi alternative, sono quelle le professioni di riferimento. Qual è invece il criterio esatto affinché la persona senza alcun tipo di dubbio debba contattare lo psicologo?

Resta un tema influenzato dalla sensibilità personale e dalla conoscenza specifica del contenuto della professione.

L’oggetto del problema percepito è in te stesso. Come si sviluppa la percezione normativa di dover contattare uno psicologo? 

Immagina inoltre il tipo di discussione che può essere intavolata sulla necessità di uno psicologo.

La percezione normativa di riferirsi a un professionista si costruisce anche a livello sociale.

Di fronte ad un problema legale, in una discussione sociale non ci sarebbe dubbio nella conversazione che serve un Avvocato. Il punto è solo capire quale, con quali competenze e in che modo contattarlo.

Di fronte ad un problema psicologico, c’è poco da fare: la dispersione delle opinioni sul si o no sarà più elevata. E qui certamente possono entrare in gioco anche elementi di pregiudizio sulla professione.

Ma il punto resta sempre la costruzione sociale della necessità di uno psicologo. Quando inequivocabilmente serve lo psicologo senza ulteriori discussioni?

Come possiamo aspettarci che non ci siano resistenze in questo senso? La consulenza psicologica è impegnativa, non tanto per i costi monetari, ma anche per il tempo dedicato. La posta in gioco – ovvero la salute psicologica – ha un valore inestimabile e molto più alto. Ma questo potrebbe non essere percepito a sufficienza all’inizio

Le persone non sanno quanto dura una consulenza psicologica

La frammentazione degli approcci di psicologia porta ad un secondo fattore di dispersione ovvero la durata degli interventi che è assolutamente variabile. Nel tempo, si sono sviluppati approcci sempre più rapidi di intervento, venendo incontro ai cambiamenti nella società.

Viviamo in una società che vuole vedere risultati istantanei rispetto alla risoluzione di un problema. Che ha tempi di attenzione sempre più brevi, ed è addestrata ad ottenere risultati in maniera deterministica.

E’ forse anche su questa spinta che osserviamo nel tempo modelli di psicologia che si propongono di intervenire in modo sempre più rapido (si pensi alla terapia breve strategica, alla psicoterapia dinamica breve, alla Single Session Therapy…)

Esistono anche però approcci che prediligono un rapporto continuativo con lo psicologo e di lunga durata.

Non è obiettivo di questo articolo confrontare i vari approcci di psicologia.

Ma semplicemente occorre rendersi di una cosa: esiste dispersione e frammentazione degli approcci. Questo potrebbe disorientare il cliente.

Per alcune persone lo psicologo è considerato un lusso

La ricerca in Emilia Romagna del 2012 pubblicata qui mostra una tendenza a considerare lo psicologo come un lusso. Si legge nella ricerca che infatti lo psicologo è un servizio per le classi sociali alte.

Parliamoci chiaro, non pensiamo che il costo del servizio psicologico sia proibitivo rispetto a molti altri costi sostenuti comunemente in Italia. Specialmente perché gli obiettivi che si presuppone – la salute psicologica – hanno un valore di molto superiore.

Alcune condizioni psicologiche hanno un impatto notevole sulla vita delle persone ed il costo non è poi così elevato.

Probabilmente la percezione del lusso deriva anche dal fatto che possa essere considerato da alcuni un costo accessorio, non necessario.

Una conoscenza imprecisa di quando sia necessario lo psicologo lo  può far percepire come un accessorio in più – e dunque una “cosa per ricchi”.

Per normalizzare la consulenza psicologica diventa importante inserirla in ogni contesto, far si che sia un elemento comune nella vita delle persone a cui si può ricorrere nei momenti di difficoltà. Dovrebbe essere la regola nel processo educativo e di sviluppo e non un’eccezione.

Occorre stabilire un criterio di efficacia dell’intervento

Di fronte a problemi esterni a noi stessi, abbiamo un’idea chiarissima di quando un professionista ha raggiunto o meno l’obiettivo.

Se ho un commercialista che segue la mia contabilità da 10 anni, mi aggiorna costantemente sugli sviluppi, prepara i documenti in tempo, non arrivano mai multe per inadempienze, non ci sono mai incomprensioni con i clienti nella gestione della documentazione contabile, etc. come professionista so bene che quel commercialista ha lavorato bene.

Magari del suo settore – come professionista – ci capisco poco. Ma ho una percezione salda sulla sua efficacia.

Se tutelo i miei diritti con un Avvocato durante una causa e la vinco non ho dubbi sulla sua efficacia.

Se contatto uno psicologo – alla luce anche della frammentazione e dispersione degli approcci – qual è il criterio di riuscita della consulenza?

Come le aspettative dei clienti possono entrare in conflitto col modello psicologico?

Qual è il criterio esatto per definire l’efficacia della consulenza psicologica?

Questo elemento potrebbe essere dibattuto, specificato sul singolo caso clinico, accettato o meno come criterio dal cliente. Il criterio di efficacia potrebbe inoltre variare da approccio ad approccio.

La frammentazione ancora una volta potrebbe disorientare. Ma sia chiaro, per me avere a disposizione più approcci per affrontare un problema è una ricchezza. Va considerato però questo fattore.

Da un punto di vista puramente della proposizione di servizi occorre considerare che

la frammentazione e diversità di approcci potrebbe

  • disorientare l’utente
  • offrire una durata attesa della consulenza dai contorni sfumati
  • aprire una dispersione sulla percezione normativa di dover andare dallo psicologo
  • aprire una discussione sul criterio di efficacia della consulenza psicologica

Definire il concetto di efficacia della consulenza psicologica, dunque, non è solo una curiosità scientifica, ma è un elemento fondamentale della soddisfazione del cliente.

La soddisfazione di un cliente, e dunque, lo sviluppo di un continuo flusso di clienti, dipendono dal fatto che le aspettative vengano soddisfatte o meno. Aspettative irrealistiche o non tarate possono produrre insoddisfazione del cliente anche con un servizio eccellente.

Alla luce di questo non possiamo limitarci a considerare questi aspetti negativi, ma dobbiamo andare in fase di proposizione

Le considerazioni da farsi sono le seguenti:

  • la cultura psicologica non si crea da sola. I sondaggi sulla percezione dello psicologo confermano che viene considerata una materia utile. Il punto è definire “utile” per chi. Vanno creati i presupposti per creare una percezione normativa della consulenza psicologica e una facile identificazione della necessità reale di questo tipo di supporto.
  • il fatto che la popolazione ritenga impersonalmente utile il contributo dello psicologo, non significa che sia necessariamente disposta a mettersi alla prova in un contesto di consulenza psicologica, non significa che sappia identificare quando sia necessario andare dallo psicologo. Questi passaggi intermedi sono necessari per far si che un servizio funzioni.
  • andare dallo psicologo diventa una normale se lo psicologo è inserito nei diversi contesti, se si inquadra in maniera chiara la sua posizione nei diversi settori, se si differenzia la psicologia da altri settori affini

Come si crea la cultura psicologica

Assumere psicologi a livello pubblico ed inserirli in un contesto locale non è sufficiente per creare cultura psicologica. La cultura della psicologia si crea con progetti di psicologia continui, sul territorio. Se vogliamo creare cultura psicologica, dobbiamo far si che il passaggio dallo psicologo sia un fatto normale, una procedura utile nei momenti di difficoltà.

Non possiamo neanche aspettarci che la popolazione si debba far carico di comprendere e valorizzare la professione (anche perché questo potrebbe essere vero per un numero notevole di professioni).

  • inserire psicologi a livello scolastico. Lo psicologo nelle scuole è sempre più indispensabile, non solo per la prevenzione dei comportamenti negativi in ambito di studio, ma anche per favorire un approccio critico alla motivazione allo studio, l’orientamento, il life and career design, l’identificazione di eventuali problemi di salute psicologica, il supporto psicologico.
  • assumere psicologi a livello territoriale come supporto per la salute e per la famiglia
  • includere psicologi per la salute mentale dei dipendenti delle grandi aziende – far si che lo psicologo si occupi della valutazione del rischio stress lavoro correlato in tutte le fasi (valutazione oggettiva e soggettiva – la seconda segue la prima e va applicata solo se il rischio determinato dalla valutazione oggettiva è concreto.)
  • determinare una maggiore presenza dello psicologo a livello forense, ad es., nella valutazione dell’attendibilità delle vittime di violenza (il Dlgs del 15 dicembre 2015, n. 212 introduce un esperto di ascolto delle persone con particolari vulnerabilità, ma essere psicologi pare non essere criterio necessario)

L’inserimento concreto dello psicologo a livello territoriale potrebbe non essere sufficiente per colmare alcuni gap tra numero di psicologi ed esigenze percepite dalla popolazione. Ma se ben gestito potrebbe iniziare a lavorare in maniera notevole per favorire la buona abitudine di consultare lo psicologo, potrebbe aiutare le persone ad identificare meglio quando c’è necessità dello psicologo ed inserirsi finalmente in un contesto di salute più ampio, che dia alla psicologia la posizione che merita.

 

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