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Gli effetti del trauma psicologico sono molti. Di fronte allo stesso trauma, le persone reagiscono in modi diversi. Vediamo cosa succede alla nostra mente ed il corpo quando siamo traumatizzati in questo articolo di Greta Manoni.

Cosa succede alla nostra mente durante il trauma

Un aspetto importante del trauma riguarda la sua natura di tipo biologico, in quanto le reazioni umane di fronte al pericolo rientrano in un piano d’azione istintivo comune a tutti i mammiferi, che prevede tre fasi: allerta, azione difensiva (può essere a seconda dei casi lotta, fuga o immobilità), e infine scarica dell’energia attivata.

Cosa succede al cervello durante il trauma

La caratteristica più rilevante e del tutto specifica dei neuroni è che essi sono sensibili, cambiano cioè il loro stato funzionale in risposta agli stimoli ambientali.

È proprio questa capacità che permette al cervello di essere reattivo all’ambiente, al fine di consentire la sopravvivenza dell’organismo. Quando si percepisce una minaccia, infatti, ci si orienta verso la stessa attraverso i cinque sensi, e questo è facilitato dal corpo, in particolare dai muscoli del collo (risposta di orientamento).

Queste informazioni passano molto velocemente all’amigdala.

Dopo aver determinato la presenza di una minaccia effettiva, l’amigdala mette in azione sia l’ipotalamo, che può alterare lo stato del sistema nervoso autonomo (aumentando la frequenza cardiaca e la pressione), sia la sostanza grigia periacqueduttale del tronco encefalico, capace di evocare reazioni comportamentali attraverso il sistema motorio somatico. Il sistema muscolare viene quindi diretto verso comportamenti di attacco\fuga e, quando questi risultano impraticabili, l’ipotalamo inibisce il sistema muscolare per permettere la risposta di congelamento.

Trauma psicologici: effetti. La via bassa e la via alta della paura

Quella appena descritta costituisce la cosiddetta via “bassa” della paura, che passa per l’amigdala e permette la reazione più veloce. L’evoluzione ha infatti selezionato un sistema di risposta rapida d’allarme che non necessita della corteccia, capace di indurre una risposta ancor prima della consapevolezza dello stimolo stesso.

Tuttavia, quando riconosciamo nell’ambiente qualcosa di allarmante, ma non immediatamente riconoscibile come minaccia diretta, ci affidiamo alla via “alta” della paura, che elabora le informazioni nelle regioni corticali del cervello. Qui è possibile un’analisi approfondita e consapevole dello stimolo.

Una persona non traumatizzata è in grado di utilizzare sia la via neurologica bassa, sottocorticale, non consapevole e rapida; sia la via neurologica alta, corticale, consapevole ma lenta.

Gli effetti del trauma psicologico continuano anche dopo che il pericolo è scampato

Se per qualsiasi motivo il ciclo biologico di vigilanza, azione difensiva e scarica dell’energia attivata non viene completato, il sistema psico-neuro-endo-immunitario dell’individuo rimane in allerta, come se il pericolo fosse ancora incombente. I cambiamenti neurochimici che avvengono nel cervello permettono la memorizzazione di informazioni da parte dei neuroni e dei sistemi neurali.

La sensibilizzazione del trauma psicologico

Più spesso avviene un certo tipo di attivazione neurale, più indelebile diventa la corrispondente rappresentazione interna. Un fenomeno correlato è quello della sensibilizzazione.

Una risposta neurale sensibilizzata deriva da uno specifico pattern di attivazione neurale ripetitivo. Una volta sensibilizzato, lo stesso sistema neurale potrà essere attivato da stimoli esterni di decrescente intensità.

In una persona già traumatizzata l’amigdala è infatti sproporzionatamente attivata anche da stimoli minori e, nonostante gli sforzi di autocontrollo esercitati per calmarsi, rimane attiva. Come parte della sua eredità, il trauma lascia le sue vittime con la paura incisa indelebilmente nelle reti neuronali dell’amigdala, reti che possono essere attivate da una moltitudine di stimoli che normalmente non evocano paura.

Il trauma psicologico influisce sul DNA

Questo stato di tensione interna può con il tempo produrre sintomi capaci di invadere ogni aspetto della vita. La pressione ambientale infatti non modifica solo la struttura e la funzione cerebrale mediante i fenomeni di neuroplasticità descritti in precedenza, ma anche l’espressione genica neuronale. Gli stimoli esterni generalmente innescano l’attivazione intracellulare dei recettori, che alterano dapprima i neuromodulatori e i secondi messaggeri, ma che potrebbero apportare cambiamenti fin dentro i nuclei, dove risiede il DNA stesso delle cellule nervose. Ciò ha come conseguenza modificazioni nell’espressione e nella trascrizione genica, con conseguenti effetti sull’espressione di proteine coinvolte sia nella struttura che nella funzione neuronale.

Trauma psicologico effetti sulla memoria

Il trauma provoca inoltre modificazioni a livello dei sistemi di memoria delle vittime. Le strutture deputate all’elaborazione e all’immagazzinamento della memoria sono il lobo temporale mediale e l’ippocampo, la corteccia prefrontale, l’amigdala e il diencefalo. La memoria esplicita o dichiarativa è ciò che viene chiamato ricordo, e coinvolge il lobo temporale mediale, l’ippocampo e la corteccia prefrontale.

Essa è carente nei soggetti traumatizzati, i quali trovano conseguentemente difficoltà nella verbalizzazione del trauma.

Spesso una persona traumatizzata non riesce più a generare la memoria di tipo narrativo.

I ricordi di chi ha subito un trauma psichico sono spesso frammentari, non in sequenza cronologica, pieni di lacune. Ciò che rimane attiva è invece la componente emozionale implicita (inconscia) della memoria, cioè quella non dichiarativa, mediata dall’amigdala e dal diencefalo. Questo tipo di memoria non necessita di un richiamo cosciente per esplicarsi. Spesso infatti il soggetto traumatizzato può essere completamente all’oscuro dei trigger[1]. Gli attacchi di panico sono un esempio di reazione psicosomatica ai trigger.

 

[1]Termine inglese che significa “grilletto”, indica frammenti di vita in grado di scatenare nella vittima il ricordo dell’evento traumatico.

 

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